Un concorso per portare in Italia 500 professori
Un concorso nazionale dedicato esclusivamente ai professori universitari che insegnano all'estero
Un concorso nazionale dedicato esclusivamente ai professori universitari che insegnano all'estero. Una manovra, quella annunciata ieri sera da Matteo Renzi a Che tempo che fa, che mira ad attrarre in Italia i cervelli. Anche quelli fuggiti dal Belpaese proprio per mancanza di opportunità. «Nella legge di stabilità – ha assicurato il premier - ci sarà una misura ad hoc per portare in Italia 500 professori universitari anche italiani. Un modo per attrarre i cervelli con un concorso nazionale basato sul merito e gli diamo un gruzzolo per progetti di ricerca». Immediate le reazioni e nel mondo universitario già si scaldano gli animi. Non è la prima volta infatti che un governo promuove una procedura per i docenti all'estero. Spesso con scarsi risultati. Il fenomeno infatti è inarrestabile: secondo dati Istat 2015, i dottori di ricerca che nel 2004-2006 hanno abbandonato l'Italia erano il 7%, nel 2008-2010 il dato è schizzato al 12,9%. Negli ultimi 10 anni sono partiti ben 10mila ricercatori. Una fuga costante, anche se dal 2001 è in piedi il progetto “Rientro dei Cervelli”, varato dall'allora ministro dell'università Ortensio Zecchino, che incentivava gli atenei a sottoscrivere contratti dai 6 mesi ai 3 anni a docenti italiani o stranieri impegnati in università all'estero. Cinque anni dopo, nel 2006, erano 466 gli studiosi rientrati in Italia, tra cui 300 italiani, impegnati nelle varie discipline. Nel 2009 il programma cambia volto, prende il nome di “Giovani ricercatori Rita Levi Montalcini” ma parte con un iter lento ed estremamente farraginoso: solo 3 anni dopo, nel 2012, arriva la nomina del comitato di valutazione e un anno dopo, nel 2013, i nomi dei 24 vincitori. Diminuiscono i fondi e, parallelamente, le candidature per un progetto che non decolla. In quattro anni, il progetto riporta in Italia solo 55 ricercatori. Un flop. E allora, oggi, l'annuncio di Renzi fa insorgere il mondo accademico: «Il rischio è che si tratti della solita propaganda – commenta Francesco Sinopoli, segretario nazionale università della Flc Cgil – se ci sono i soldi per 500 gruzzoletti, sarebbe meglio fare 500 assunzioni con un concorso aperto ovviamente anche a chi sta all'estero. In Italia le assunzioni sono bloccate dal 2007, il sistema è al collasso con una riduzione dal 2009 del 22% dei professori universitari, negli ultimi dieci anni è stato tagliato il 97% dei precari e le immatricolazioni sono diminuite dalle 340mila del 2003-2004 alle 260mila del 2013-2014».
Lorena Loiacono