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Un fiore per il prof che si è arreso

Stamattina davanti al Miur alle 11 un ricordo di Carmine Cerbera, docente precario che venerdì si è ammazzato

04/11/2012
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La Stampa

Flavia Amabile

Per la terza domenica di seguito i prof si vedranno alle 11 davanti al Miur. Stavolta però a portarli davanti al ministero è qualcosa di più di una protesta per difendere il loro lavoro dalle riforme annunciate dal governo. Stavolta avranno in mano un fiore per ricordare Carmine Cerbera, professore di Storia dell'Arte, precario, che venerdì si è tolto la vita nella sua casa nel napoletano, a Casandrino. Non aveva avuto riconferme, quest'anno. Nessuna cattedra, nessun lavoro. Il 22 ottobre aveva annunciato di aver ottenuto la laurea specialistica ma con estremo realismo aveva scritto sulla sua bacheca Facebook che invece di essere 'gioioso' era 'triste perché il ministro profumo ci sta distruggendo il futuro….. siamo precari a vita ammettendo di essere fortunati'.

 

Non è mai facile, a volte è anche ingiusto, raccontare storie di chi non regge il peso di un fallimento. Stavolta però è necessario. La famiglia su Facebook chiede che Carmine Cerbera non venga dimenticato, e i precari di tutt'Italia altrettanto. E il fallimento di Carmine Cerbera non è un affare che riguarda lui, la moglie, le figlie e nemmeno soltanto questo governo anche se davvero poco è stato fatto nell'ultimo anno per risolvere il problema. E' il fallimento di venti anni di esecutivi e politici che hanno lasciato che il nodo dei precari divenisse sempre più intricato fino ad arrivare ad oggi con generazioni intere di persone travolte, escluse da un percorso professionale a dispetto di studi specializzazioni, ri-specializzazioni, corsi destinati ad assegnare punteggi ma soprattutto a riempire le tasche di chi ha fiutato l'affare.

 

Nessuno faccia finta di stupirsi, quindi, se un giorno un uomo con moglie, figlie una seconda laurea appena presa alle soglie dei cinquant'anni, e un sistema che gli sta chiudendo in faccia tutte le porte, decide di entrare in bagno una mattina e di tagliarsi la gola.