Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Una legge contro l'università

Una legge contro l'università

Riforma Gelmini. Perchè il PD vota no

22/12/2010
Decrease text size Increase text size
l'Unità

di Vittoria Franco, Senatrice PD

Perché il Pd vota contro la legge Gelmini? La risposta è semplice: perché è una legge che non risponde ai bisogni reali dell’università, non è all’altezza dei cambiamenti necessari. Il risultato sarebbe stato certamente migliore se l’intento fosse stato non la punizione di docenti e rettori - che ha portato a ripristinareun anacronistico centralismo con norme minuziose e prescrittive - bensì la promozione dell’autonomia nella responsabilità, la qualità della didattica, il diritto allo studio: in una parola l’investimento e non il disinvestimento, con la conseguente riduzione delle risorse. Il risultato sarebbe stato diverso se la riforma fosse stata concepita come un’occasione per contribuire a costruire un’Italia più dinamica, più competitiva, più capace di cooperare a quel progetto ambizioso di costruire un’Europa della conoscenza e un’economia fondata sul sapere.

Indico qui solo alcune delle criticità legate a questa legge: 1) autonomia e responsabilità avrebbero dovuto costituire il principio cardine e invece, si mortifica l'autonomia e si rende difficile l'esercizio della responsabilità. Servono poche regole e molta sostanza nella pratica dell’autonomia. Lacci e lacciuoli di norme eccessivamente prescrittive rendono invece la vita difficile anche a chi voglia davvero innovare, differenziarsi, per accrescere la qualità; 2) la meritocrazia di cui tanto si vanta il Governo è finta. Noi siamo a favore della selezione in base al merito, perché solo valutando il merito si crea una società più giusta. Ma la meritocrazia deve andare insieme con la costruzione di condizioni di pari opportunità per poter valorizzare i talenti dovunque siano, a prescindere dalla provenienza sociale e familiare. Ma ciò che a oggi abbiamo visto nella legge di stabilità è la riduzione delle borse di studio, che ha giustamente allarmato gli studenti, le famiglie, le Regioni. Il Fondo per il merito non ha una copertura finanziaria, non distingue fra abbienti e non abbienti e finirà per avvantaggiare chi gode già di vantaggi familiari. Non modificherà in niente la scarsissima mobilità sociale. C’è poi una modifica, in virtù della quale si premiano gli studenti che frequentano l'università nella propria Regione. Per accontentare la Lega si introduce il principio della discriminazione territoriale e si dà un colpo alla qualità dell'apprendimento. Si parla di merito e di qualità e poi si premia il Cepu, come se fosse la Bocconi; 3) le risorse sono scarse e non serviranno a finanziare la riforma, tanto che i decreti legislativi che comportino oneri possono essere emanati solo dopo aver reperito le relative risorse: un modo per rinviare alle calende greche nuovi ingressi nelle università. Il reclutamento è bloccato e rimangono tante figure precarie. Insomma, siamo contrari anche perché vengono penalizzati i giovani nello studio e nella ricerca.