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Unià: Cari studenti, fate proposte cercate il dialogo

arrivano le parole del presidente della Repubblica sollecitate dalla lettera che l’altro giorno gli hanno consegnato, durante la sua visita alla Sapienza

23/10/2008
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l'Unità

di Marcella Ciarnelli/ Roma

Dialogo e non contrapposizione. Nel giorno in cui Silvio Berlusconi evoca la possibilità di un intervento delle forze dell’ordine per spazzar via le proteste da scuole e università, arrivano le parole del presidente della Repubblica sollecitate dalla lettera che l’altro giorno gli hanno consegnato, durante la sua visita alla Sapienza, quattro studenti in rappresentanza di tutti gli altri che in questi giorni stanno manifestando contro i tagli indiscriminati a scuola, università e ricerca. «Ci dica da che parte sta?» chiedevano i ragazzi a Napolitano che nella sua risposta ricorda che «al presidente della Repubblica non spetta pronunciarsi nel merito dell’una o dell’altra soluzione in discussione, né suggerirne una propria, ma spetta solo richiamarsi ai principi e alle regole della Costituzione». Affermazione che non sta a significare «che io mi senta estraneo, abbandonandole a se stesse per usare una vostra espressione, alle esigenze della scuola, della ricerca, dell’Università. Al contrario: a queste esigenze, e alle problematiche connesso, ho dedicato, nello svolgimento delle mie attuali funzioni, da più di due anni, la più convinta e appassionata attenzione e inziativa». E, forse, è in questa sottolineatura la risposta che i ragazzi si aspettavano di ricevere dal Presidente a cui si sono rivolti consapevoli, loro per primi, che i principi e le regole dettati dalla Costituzione non prevedono poteri esecutivi per il Capo dello Stato e non gli consentono di stare da una parte o dall’altra per non rischiare di interferire nell’autonomia di coloro a cui spetta prendere le decisioni.

«E’ necessario che su questi temi non si cristallizzi un clima di pura contrapposizione, ma ci si apra all’ascolto reciproco, a una serie di considerazioni delle rispettive ragioni» ha scritto il Capo dello Stato, invitando ad un dialogo che sembra non essere il principale obbiettivo di un esecutivo in cui il premier sembra preferire la via dello scontro frontale.

Giorgio Napolitano ritorna sulla tesi che al mondo della scuola non è piaciuta, quella di non dire solo dei no ma mostrare maggiore disponibilità davanti ad interventi che sono una necessità. Non i tagli, puramente in chiave di ottuso risparmio, proposti dal governo. Ma una redistribuzione delle risorse necessaria per tener fede agli impegni presi con l’Europa di un riequilibrio dei conti pubblici che non penalizzi, però, nessuno. Ma, al contrario, tenga conto che «se l’Italia vuole evitare un’emorragia di preziosi giovani talenti, che trovano riconoscimenti all’estero, gli investimenti nella ricerca, soprattutto, dovrebbero costituire una priorità, anche nell’allocazione delle risorse, pubbliche e private. Dico dovrebbero -sottolinea Napolitano- perché in realtà le scelte pubbliche (e anche quelle del sistema delle imprese) non sembrano riconoscere tale priorità».

Se margine ancora c’è di confronto allora si incontrino le diverse parti in causa. In Parlamento si attui un confronto per «meglio definire e distribuire nel tempo i tagli ritenuti complessivamente indispensabili» ma anche studenti e docenti siano chiamati «a formulare proposte per razionalizzare la spesa ed elevarne la qualità».

Le parole di Napolitano giungono in una situazione molto tesa. Per affrontarla, e lo dice il cardinale Angelo Bagnasco, ci vorrebbe «la moderazione» che il presidente del Consiglio non ha mostrato di avere. Eppure «moderazione ed equilibrio sono sempre una cosa opportuna per risolvere i problemi complessi per cui non ci sono soluzioni semplici» conferma il presidente dei vescovi italiani. «La dichiarazione del presidente Napolitano indica la giusta direzione, quella cioè del dialogo aperto, di un approccio serio e positivo ad un grande tema sociale che non può essere ridotto ad una questione di ordine pubblico» interviene Walter Veltroni. Ed anche Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Popolo della Libertà parla di «strada maestra» tracciata dalle parole del Capo dello Stato. Peccato che la strada del confronto per primo ha scelto di non percorrerla il suo leader. E su questo sarebbe bene una riflessione. E, magari, un salutare dietrofront.