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Unione Sarda-In piazza la rabbia dei professori

Sindacati uniti contro i tagli delle classi e delle cattedre. Allarme dispersione nell'Isola In piazza la rabbia dei professori Cinquemila sfilano a Cagliari contro la riforma Moratti S...

16/11/2004
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L'Unione Sarda

Sindacati uniti contro i tagli delle classi e delle cattedre. Allarme dispersione nell'Isola
In piazza la rabbia dei professori
Cinquemila sfilano a Cagliari contro la riforma Moratti
Sono tanti, quattromila, forse cinquemila. Ci sono anche studenti, ma per la prima volta negli ultimi trent'anni sono soprattutto gli insegnanti a scendere in piazza. Hanno bandiere di diversi colori, dal rosso della Cgil al giallo dei Gilda, passando per Cisl, Uil, Confederazione sindacale sarda e Cobas. Hanno una grande rabbia, intanto perché non si vede all'orizzonte un contratto che garantisca stipendi più dignitosi, più europei per usare un'espressione alla moda ma poco praticata. Per oltre settemila dei novemila precari sardi non c'è neppure l'elementare diritto al lavoro. Docenti come Tonina Caradonna, tredici anni di laurea, abilitazione, insegnamento, quest'anno non hanno ancora lavorato un solo giorno. Sconvolgente, ma è così. E sono tanti i precari che per le vie di Cagliari urlano contro un governo che nega loro la possibilità di insegnare. "Ma non siamo qui soltanto per difendere la nostra pur drammatica posizione- spiega la professoressa Caradonna- bensì per difendere la scuola pubblica da un attacco senza precedenti". Aleggia fra i tanti professori scesi in piazza la paura di un'aggressione letale alla scuola uguale per tutti i cittadini, con la scelta di privilegiare gli istituti privati e i ceti privilegiati. "C'è la sgradevoe sensazione di una controrifoma che mira a formare soldati, e non ufficiali, che verranno allevati altrove", dice Giacomo Meloni, segretario della Confederazione sindacale sarda. Nell'Isola, poi, la cura Moratti viene vissuta come un attacco senza precedenti, perché questa è la terra nella quale gran parte degli istituti versa in pessime condizioni e i tagli di classi e docenti, in particolare quelli di sostegno, sta creando una dipersione scolastica che nega a oltre diecimila giovani il diritto all'istruzione. "I tagli di un Governo che con la finanziaria provocherà un ulteriore buco di 14 mila insegnanti sono ormai insopportabili", dice Ester Mantega (Cisl scuola). "Meno insegnanti, tagli, minor qualità significano nel complesso una scuola che funziona male. E dunque una società più arretrata -denunciano gli insegnanti del Cidi- nella quale tanti giovani vengono indirizzati verso la formazione professionale, negando loro il diritto costituzionale all'accesso alla cultura". È un tema lanciato con forza da Andrea De Giorgi, esponente di quei Cobas che a Cagliari e in Sardegna, a differenza che a Roma, hanno manifestato insieme agli altri sindacati. "Miracoli della Moratti e del dirigente regionale Armando Pietrella", scherza ma non troppo Peppino Loddo, segretario della Federazione lavoratori della conoscenza di una Cgil che ha cambiato nome ma non voglia di combattere fino all'abrogazione della legge Moratti. Una scelta che la Gilda, coordinata da Olga Atzori, vuole raggiungere con un referendum. Ed ecco i suoi rappresentanti, come Roberto Farci, intenti a indirizzare cartoline al presidente della Regione Renato Soru perché assuma l'iniziativa. Piccolo di statura ma dotato di una straordinaria grinta, Peppino Loddo sembra un generale che dirama il bollettino della vittoria . "Siamo in cinquemila a Cagliari, ducentomila a Roma, compresi cento sardi- grida al megafono- e oltre ottanta scuola su cento sono chiuse. Perché in tanti, se non tutti, abbiamo compreso che occorre abrogare la legge Mortati per salvare la scuola pubblica. In Sardegna, poi, la situazione è ancora più drammatica, con seimila posti fra docenti e personale tecnico e amministrativo persi negli ultimi sei ani e il rischio che l'inerzia della direzione regionale scolastica ci faccia perdere ancora tanti posti di lavoro, tante classi, addirittura ancora piccole scuole. Tutto ciò, insieme alla riduzione del numero degli insegnanti di sostegno rischia di far crescere il numero di giovani che abbandonano la scuola". Loddo attacca, ma non è il solo. Maristella Curreli, del Comitato insegnanti precari, rilancia la critica alle intimidazioni e pressioni per far passare la controriforma della Moratti. Non piace agli insegnanti la figura del tutor, l'idea di gerarchizzare i rapporti nelle scuole (a partire dalle elementari) creando una figura di docente in qualche modo superiore ai colleghi."Così-tuonano in tanti- si distruggono quarant'anni di collegialità". Giancarlo Ghirra

16/11/2004