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Unità-A.A.A. unità cercasi. L'occasione è qui

A.A.A. unità cercasi. L'occasione è qui Marina Boscaino ROMA 15 novembre, sciopero generale di tutta la scuola: dopo un'attesa di un anno e mezzo tutte le sigle sindacali hanno aderito alla ...

15/11/2004
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l'Unità

A.A.A. unità cercasi. L'occasione è qui

Marina Boscaino

ROMA 15 novembre, sciopero generale di tutta la scuola: dopo un'attesa di un anno e mezzo tutte le sigle sindacali hanno aderito alla giornata di protesta, tranne lo Snals. Un appuntamento che raccoglie la pesante eredità delle mobilitazioni dell'anno passato, che hanno avuto i momenti più significativi nelle manifestazioni di gennaio e maggio, organizzate dal movimento per la difesa del tempo pieno

Ci si augura che la mobilitazione nazionale sia seguita dalla componente dei genitori con maggiore partecipazione di quanto fecero a suo tempo gli insegnanti in occasione di quelle manifestazioni. Al di là delle diverse sigle sindacali che hanno organizzato lo sciopero, occorre insistere sul significato politico della sostanziale omogeneità della protesta, volta contro le misure del governo della scuola. La valutazione di questo segnale è evidentemente di gran lunga più avvincente del constatare il consueto autolesionismo che ancora una volta, purtroppo, ha condotto il mondo sindacale a dividersi - 2 cortei differenti, neanche la piazza finale unificata - pur scioperando sostanzialmente per gli stessi motivi. Che sono quelli che gran parte del mondo della scuola condivide. Se dare la priorità all'abrogazione della "controriforma" Moratti, come fanno i Cobas, o insistere sul senso più sindacale di uno sciopero che ha come obiettivo il rinnovo del contratto e il rifiuto di punti specifici della riforma (tutor, taglio del personale, regionalizzazione), come fanno Cgil, Cisl e Uil, appare francamente un elemento di secondario (ma con possibili gravi conseguenze); soprattutto se si considera la sostanziale comunanza dei punti della piattaforma, elemento che non dovrebbe essere considerato meno importante della priorità affidata a ciascuno dei punti medesimi. Impoverire, attraverso la frammentazione, la portata di una iniziativa così significativa come una manifestazione nazionale, nell'ambito dello sciopero dell'intero comparto, è un'imprudenza che potrebbe assumere il senso amaro di un'occasione mancata. E che sottolinea, ancora una volta, la pericolosa incapacità di fare fronte unico rispetto a vere e proprie emergenze democratiche, come quella che stiamo vivendo. La legge 53, la cosiddetta riforma Moratti, i danni che ha provocato alla scuola italiana e quelli che promette di provocare sono temi sui quali il mondo della scuola più consapevole non ha mai cessato di riflettere. Ed è bene non smettere di farlo proprio adesso, a 4 mesi dal 28 marzo, data entro la quale tutti i decreti attuativi dovrebbero essere approvati. È un cammino duro, quello che si preannuncia per il ministro-manager. Ed è bene che ciascuno di noi le certifichi, il 15, indignazione e disapprovazione per il suo sconsiderato progetto di distruzione della scuola pubblica. Ci aveva spiegato, la Moratti, che per l'applicazione della legge 53 c'è bisogno di un piano finanziario di 8mld di euro in 4 anni (2004-8). Per il momento, con l'approvazione, qualche giorno fa, dell'art. 16 della Finanziaria, sono stati stanziati solo 110 milioni di euro e neanche un posto in aggiunta all'organico di diritto di quest'anno. Manca totalmente il finanziamento per il piano triennale di assunzione previsto dalla legge sui precari. E i docenti in organico dovranno occuparsi dell'insegnamento dell'inglese in prima elementare, una delle proverbiali innovazioni della riforma. La scorsa settimana il Ministro Giovanardi a "Ballarò" ha avuto l'incredibile cattivo gusto di sostenere che il Governo ha migliorato le condizioni economiche e professionali dei lavoratori della scuola: affermazione oltremodo grottesca, considerando che questo Governo non è riuscito nemmeno a trovare i fondi per finanziare la sua iniqua riforma, violando peraltro il primo articolo della delega, che ne prevedeva la copertura finanziaria. Bisognerebbe che gli spazi televisivi fossero meno contratti e che si potesse chiedere documentazione di certe affermazioni imprudenti, di certe bugie spudorate che candidamente continuano ad essere propinate senza vergogna. Lo sciopero del 15 è il segno concreto della "soddisfazione" degli insegnanti per quel miglioramento: una riforma scandalosa; un contratto scaduto; la precarizzazione del lavoro e l'incredibile situazione dei precari; un'inesistente politica di investimenti a sostegno della scuola pubblica; un contratto dei dirigenti, anch'esso scaduto, e per cui non si sono determinati nemmeno gli stanziamenti necessari; il tentativo di una ridefinizione dello stato giuridico dei docenti, con pericolose incursioni legislative su materie di competenza della contrattazione. Non sono che alcuni dei punti per cui noi lavoratori della scuola, ingrati, nonostante la benevolenza di questo Governo, riteniamo di cedere una giornata di stipendio. E andiamo a farci una bella passeggiata al centro di Roma. Tutti. Confederali e non.