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Unità: Alemanno riscrive la «memoria»

Eliminate Resistenza e Liberazione dal progetto ereditato da Veltroni

11/09/2008
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l'Unità

Marina BoscainoSi chiamava «Noi ricordiamo: memoria, Resistenza e Liberazione»: un progetto che l’Assessorato alle Politiche Educative e Scolastiche del Comune di Roma, durante gli anni di Veltroni sindaco, ha promosso e ampliato progressivamente con encomiabile tenacia, rendendolo un momento caratterizzante dell’anno scolastico per molte scuole di Roma, un evento di riflessione profondamente sentito da studenti e insegnanti; il luogo fisico, etico e sentimentale dell’incontro significativo e toccante tra il prima e il dopo, tra gli ex deportati e i ragazzi delle scuole superiori. Esperienze che hanno letteralmente cambiato gli occhi con cui guardare al mondo e alle cose di ragazzi allevati al culto pagano delle Nike shocks. Il significato della storia toccato con mano, visto con gli occhi, percepito sulla pelle e con le lacrime nelle voci dei sopravvissuti. «Noi ricordiamo: memoria, Resistenza e Liberazione»: un titolo in cui soggetto e verbo - noi, i ragazzi, protagonisti; il ricordo, il riportare al cuore, le immagini di un passato sbiadito e percepito come remoto, ma vivificato attraverso la memoria dei reduci dai campi - si concentravano sui fondamenti della nostra democrazia e della nostra Costituzione, la Resistenza e la Liberazione.

In questi giorni è arrivato il contrordine di Alemanno. Il suo assessore Laura Marsilio ha ribattezzato il progetto inviato ai docenti referenti. La prima variazione è già nel titolo: «Viaggio nella memoria - Per non dimenticare la tragedia del ’900». Cancellate in un sol colpo Resistenza e Liberazione (e sul significato che la giunta Alemanno dà alla memoria non si è più tanto certi, così come resta sospeso cosa sia per loro la tragedia del ’900). Una rimozione abbastanza indicativa e comunque in linea con le dichiarazioni che il sindaco rilasciò in primavera. Ma non solo. Il programma del progetto, che durante gli scorsi anni era già precisamente articolato di questi tempi, è ancora in alto mare; tant’è vero che si fa riferimento ad una giornata di formazione per i docenti coinvolti di cui non si indica data, sede, né - soprattutto - relatori o i «temi intorno ai quali sarà sviluppata la ricerca». Noi insegnanti democratici abbiamo il difetto, forse, di essere un po’ sospettosi; ma a scatola chiusa non amiamo comprare. In questo caso, poi, l’acquisto sarebbe oltremodo incauto. Perché l’assessore Laura Marsilio, proprio lei, mentre diffondeva le date del viaggio ad Auschwitz a cui parteciperà con il sindaco Alemanno e il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici, si affannava a ribadire il suo pieno appoggio alle dichiarazioni dello stesso Alemanno sulla distinzione tra leggi razziali e fascismo. Non vogliamo - io e le altre due docenti referenti del progetto per il liceo classico Plauto, Patrizia Iacobini e Berardina Ventresca - che i nostri alunni calchino il suolo sacro di Auschwitz accompagnati da chi ha pronunciato una simile offesa alla memoria di milioni di morti, ebrei e non. Di chi, attraverso quella frase, ha profanato la memoria stessa e ha dimostrato di essere non degno di accompagnare coloro che della memoria sono i nuovi destinatari. Non desideriamo che i nostri alunni siano coinvolti nella pietosa trappola della confusione sui morti, delle rivendicazioni egualitarie in nome di schieramenti che con quello che accadde - spesso con la complicità di "italiani brava gente" (le leggi razziali, le deportazioni), sotto lo sguardo disattento dell’Europa e del mondo - e con la comprensione delle ragioni della Storia e della necessità del ricordo non hanno nulla a che fare. Negli anni in cui siamo state referenti del progetto "Noi ricordiamo: memoria, Resistenza e Liberazione" per il nostro liceo abbiamo avuto l’onore di conoscere o ascoltare Aldo Pavia, Piero Terracina, Shlomo Venezia, le sorelle Bucci. Di raccogliere le loro testimonianze del lager e di apprezzare soprattutto la loro profondissima umanità e la loro capacità di rapportarsi con i ragazzi. Di sentire rievocare da Furio Colombo quel giorno del ’38 in cui fu allontanato dalla scuola elementare Coppino di Torino. Quei racconti, quei visi, quel calore umano, quella missione civile e politica nel rafforzamento di coscienza e memoria degli studenti sono antitetiche rispetto alle vergognose parole di Alemanno. Per questo non partecipiamo al loro progetto e ci dimetteremo. Sperando che molti altri insegnanti si associno alla nostra protesta