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Unità: Allarme dei rettori tagli indiscriminati.: Il prossimo anno dottorati a rischio

«Gli effetti saranno devastanti, soprattutto sui giovani», avvertono gli atenei dell’Aquis. Che aggiungono: «Bisogna introdurre il merito come bussola per assegnare i fondi, che vanno riequilibrati».

27/02/2009
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l'Unità

G.V.Sessantacinque milioni di euro quest’anno, ma ben settecento nel 2010. Quasi il dieci per cento del totale. Una mazzata, insomma. Che rischia di abbattersi, si accettano scommesse, soprattutto sui giovani. I tagli al Fondo di finanziamento ordinario delle università previsti dal governo, avvertono i rettori, «saranno devastanti se resteranno quelli previsti oggi».

Dottorati a rischio

Dopo l'allarme del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scatta anche quello di Aquis, l'Associazione per la qualità delle università italiane statali. I cui rettori invitano il governo a «rivedere» le decurtazioni e, soprattutto a non «calare la mannaia» in modo «indifferenziato» su tutti gli atenei. Altrimenti, avvisano, si metteranno a rischio anche «le borse di dottorato». In questo modo, per cambiare, «le conseguenze della crisi le pagheranno i giovani». E la ricerca stessa, «perchè sono proprio i dottorati a permettere di ottenere le migliori performance».

Piuttosto che togliere fondi a tutti, spiegano i rettori - in una lettera aperta al ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini - si «passi dalle parole ai fatti» e si lavori per suddividere le risorse a disposizione, tante o poche che siano, sulla base di «criteri di merito». Mettendo a punto «al più presto» un efficace sistema di valutazione dei risultati raggiunti nella didattica e nella ricerca. Più soldi a chi fa meglio, insomma.

il merito come bussola

Nel chiedere un riequilibrio nell’assegnazione dei fondi, i rettori virtuosi (i loro atenei sono in regola con i bilanci) puntano il dito contro «una anomalia tutta italiana». Il punto è, dicono, che «non esiste un meccanismo serio e adeguato di valutazione delle università». Da quindici anni, infatti le università sono autonome nella gestione del proprio bilancio: ricevono finanziamenti ministeriali, scelgono come collocare queste risorse, «ma le scelte che fanno non hanno alcuna conseguenza su come verranno ripartiti l'anno successivo i fondi pubblici. Che la gestione sia oculata o meno, che i conti siano sotto controllo o siano in deficit, che la qualità delle performance sia più o meno buona tutto ciò non incide sui meccanismi di ripartizione delle risorse», denunciano i rettori di Aquis.

atenei sottofinanziati

Nel chiedere al ministro Gelmini di tenere conto, anche bilanci alla mano, di chi ha «i conti in regola», i rettori presentano anche una mappa dalla quale risulta che, per via del «non più accettabile» sistema di ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario - effettuato per il 93 per cento su base storica - «il sottofinanziamento accumulato da alcune regioni è diventato ormai tale da creare una situazione iniqua e insostenibile». Sottofinanziate sono per esempio la Lombardia, che riceve 1.050 milioni di euro, il Piemonte, che può contare su 614, il Veneto (541), l’Emilia (485), ma anche ma anche le Marche (75) o il Molise (4). Tra le Regioni sovrafinanziate, c’è la Sicilia con 1.090 milioni di euro, il Lazio (871), la Campania (554), ma anche la Toscana (91) e la Liguria (317). E nel frattempo, peraltro, l’università attrae sempre meno: e immatricolazioni del 2009 hanno toccato quota 312.104, record negativo da sette anni a questa parte.