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Unità:Allons enfants de l’Italie!

La Francia ha qualcosa di definitivo da insegnare ad ogni società democratica e alla nostra traballante democrazia in particolare.

08/04/2006
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l'Unità

Moni Ovadia

La Francia ha qualcosa di definitivo da insegnare ad ogni società democratica e alla nostra traballante democrazia in particolare. Oggi, la lezione francese ha la forma della lotta degli studenti contro l'iniqua legge Villepin sul lavoro flessibile che prevede il principio del licenziamento senza motivo e cancella, ancorché in un periodo limitato, l'idea stessa di diritti del lavoratore con l'aggravante che, in quanto giovane, questo perde il suo statuto di cittadino per regredire a quello di servo che deve subire l'arbitrio del padrone. È difficile non pensare che l'intento sia quello di testare la soglia di tollerabilità nel tempo di simili provvedimenti per poi proseguire sulla strada della spoliazione tout court dei diritti del lavoratore. Fortunatamente la lotta degli studenti francesi è sostenuta dai sindacati, dai partiti della sinistra e, fatto assai importante, da un'inequivocabile maggioranza del popolo francese. Si tratta di una lotta impetuosa, ferma e civile che rinnova un senso promanante dalle parole d'ordine uscite dalla Rivoluzione del 1789: liberté, egalité, fraternité. L'insegnamento francese si dispiega su due piani: quello dei principi e quello della prassi. La prassi si incarna nella piena legittimità dello strumento della lotta per contrastare le ingiustizie e i soprusi del potere. I principi sono quelli che hanno fondato la democrazia liberale borghese tanto decantata a casa nostra, proprio da coloro che oggi la vogliono disgregare nell'acido solforico del populismo mediatico. Lo scopo è di provocare la dissoluzione di quel tessuto connettivo civile rappresentato dalla Costituzione Repubblicana. I nostri peronisti, goffamente camuffati da liberal-liberisti con le chiappe protette da un'idea di stato facente le funzioni del maggiordomo del padrone, ripetono ossessivamente la parola libertà, la cantano, la sbattono in faccia agli avversari, la frullano nell'etere, ci condiscono persino l'insalata ma si guardano bene anche solo dal bisbigliare la parola uguaglianza che, in una democrazia piena, è consustanziale al concetto di libertà. Quanto all'idea di fraternità, per i democratici nostrani da repubblica delle banane la fraternità è, al massimo, un'idea caritativa elargita dall'alto con ipocrita pelosità.
La devastazione della cultura dei diritti, nel nostro paese ha potuto avere luogo perché, mentre i francesi considerano irrinunciabile l'eredità ideale e morale della Rivoluzione, noi abbiamo svenduto l'eredità della Resistenza e dell'Antifascismo per miopia e superficialità. La svendita ha potuto aver luogo anche a causa di gravi connivenze nel centro sinistra. Il cedimento ha tolto linfa e capacità di persistenza alla pur viva capacità di lotta civile della migliore Italia. È urgente contrastare con fermezza la stupidità che ritiene la memoria dell'Antifascismo come qualcosa di nostalgico, obsoleto e superato. E' quella memoria che costruisce un futuro solidamente democratico per le giovani generazioni. La Resistenza è stata la nutrice dei valori di libertà uguaglianza e solidarietà che l'attuale governo del duce telecratico e delle sue falangi azzurre, nere e verdi irridono, aggrediscono e demoliscono ogni volta che respirano.
Quando questa banda di populisti, di moderati con la bava alla bocca, di xenofobi, di finti ex-fasciti e di autentici nazifascisti, sarà posta in congedo politico - si spera definitivo -, le forze democratiche dovranno considerare una priorità nell'agenda politica, il rilancio della cultura dell'Antifascismo. Il lavoro dovrà cominciare dalle nostre file affinché non si ripeta il devastante errore di farsi sedurre dalle sirene del revisionismo o dai pifferai dell'infastidita supponenza. Per non cadere nuovamente nella tentazione di sottovalutare questa destra avventurista, approfittiamo di queste ultime ore prima delle elezioni per imprimerci nella mente le smorfie di disgusto e di odio di Berlusconi, le espressioni piene di «cristiana» mansuetudine di Giovanardi e di Casini, ricordiamoci bene gli sguardi dell'innominabile leghista anti-islamico, e non dimentichiamoci più il trascorrere delle espressioni del Dr. Jekill e Mr. Hyde Gianfranco Fini che ha fatto fessi anche non pochi dei nostri.
Questa volta ascoltiamo con attenzione la sapienza antica: «Errare è umano. Perseverare diabolico!».