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Unità: «Alunno disabile, la tua integrazione finisce qua...»

*Coordinamento Italiano Insegnanti di Sostegno

14/09/2009
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l'Unità

di Evelina Chiocca*

Mentre la Rai si appresta a trasmettere la finale di “Miss Italia” e nell’etere risuonano parole come “… per te Miss Italia finisce qui” oppure “ … per te Miss Italia continua”, oggi in molte scuole si apre il nuovo anno scolastico e, per la scuola italiana, inizia una stagione nuova. Una nuova era, almeno per quanto riguarda l’inclusione degli alunni con disabilità nelle classi comuni: iniziato negli anni settanta, il processo di integrazione sembra essere giunto oggi se non al capolinea ad una pericolosa svolta. I provvedimenti emanati recentemente, infatti, risentono di una forte miopia pedagogica e minando la scuola pubblica italiana nella sua organizzazione, mettono contestualmente a repentaglio la prosecuzione di un’esperienza che ha visto l’Italia in pole position in quella che è una scelta di civiltà. Eppure l’esperienza “tutta italiana” dell’inclusione scolastica è un processo per sua natura irreversibile: in quanto processo “necessita di andare oltre, di procedere”, in quanto scelta di civiltà non prevede alcuna inversione di marcia e ancor meno pericolosi cambiamenti di rotta.
Eppure sembra che qualcosa si sia inceppato: alle dichiarazioni infatti non corrispondono le azioni. Una forte dicotomia sembra pervadere gli stessi provvedimenti: la discrepanza fra i valori assunti e le prassi attuate induce a vedere l’attuale situazione come rischioso ritorno ad un passato appartenente alla “memoria storica” e non più replicabile. Sulla scena si riaffacciano, insidiose, le classi “separate” frequentate dai soli alunni con disabilità. L’incremento del numero degli alunni per classe, introdotto dal DPR 81/09, se da un lato produce una diminuzione del numero dei docenti (oltre 50mila sono i posti tagliati tra docenti e personale Ata; oltre 20mila gli insegnanti precari senza incarico), dall’altro crea paradossali situazioni di sovraffollamento degli alunni nelle aule scolastiche, anche in quelle che accolgono alunni con disabilità. Le norme precedenti, abrogate da DPR, fissavano a 25 il numero degli alunni nelle classi con un alunno disabile e a 20 quelle in cui erano iscritti, al massimo, due alunni disabili. Il DPR 81/09 dimentica (ma non pare affatto una svista ...) di stabilire il numero degli alunni disabili per classe e, abrogando le norme fino ad oggi in vigore, crea un vuoto legislativo rispetto al quale sono state attivate richieste di chiarimenti, a più riprese, da parte del mondo dell'Associazionismo impegnato a sostegno dell’inclusione. Nel corso degli incontri svoltisi presso il Ministero, anche i rappresentanti della Consulta delle Associazioni delle Persone con Disabilità hanno avanzato decisa istanza affinché fosse inequivocabilmente fissato “il numero massimo di alunni con disabilità per classe”, per assicurare agli stessi l’esercizio del diritto all’educazione e all’istruzione in contesti adeguati. Ma la risposta non è mai pervenuta. Le stesse «Linee Guida per l'integrazione scolastica degli alunni con disabilità», attese per l’autunno e pubblicate, a sorpresa, in piena estate, non sfiorano neppure la questione.
Sulla possibilità che si determinassero “situazioni al limite” se non si fosse provveduto a modificare la norma, allora presentata come “bozza”, nel marzo scorso era apparso anche un lungimirante articolo pubblicato da l'Unità: la giornalista prospettava per il prossimo anno scolastico l'ipotesi di classi accoglienti più alunni con disabilità, anche 5 (ma avrebbero potuto essere di più!). Il Ministero prontamente intervenne con una "secca" nota datata 30 marzo, in cui dichiarava perentoriamente «Scuola: confermato il limite di venti alunni nelle classi con disabili» e ribadiva come fossero «prive di qualsiasi fondamento, quindi, le notizie riportate da alcuni organi di stampa secondo cui le scuole avrebbero la possibilità di inserire più di venti alunni nelle classi che ospitano studenti con disabilità» (https://www.pubblica.istruzione.it/ministro/comunicati/2009_miur/300309.shtml). Poche righe con le quali il Ministero liquidava allora la questione, glissando, anche nel comunicato stampa, il tema centrale: quanti alunni con disabilità potessero essere iscritti in una classe composta da “20 alunni”. Le notizie della stampa additate dal Ministero come “prive di fondamento” lo sono, in effetti, ma soltanto rispetto alla sottostima: non 5 alunni con disabilità nelle classi di 20 alunni, bensì “7 alunni con disabilità in classi di 23 alunni” (Vercelli), 5 alunni con disabilità in classi di 30 alunni (Velletri), 5 alunni con disabilità in classi di oltre 20 alunni (in provincia di Cagliari)”, per elencare solo alcune situazioni fra le altre, purtroppo, presenti nelle scuole italiane. Ironia vuole, poi, che alla presenza numerosa degli alunni con disabilità, nella stessa “aula” siano iscritti più dei 20 alunni stabiliti dalla stessa normativa e, fino ad oggi, nessun intervento ha modificato la situazione. La risposta, quella ufficiale, che “fissa” i numeri è contenuta nel DPR 81/09 e le conseguenze sono ora sotto gli occhi di tutti. Quale potrebbe essere la soluzione nell’immediato? L’unica possibilità potrebbe essere un ulteriore Provvedimento, in cui vengano definiti “limiti e criteri”: ma si teme che non vedrà mai la luce, almeno non nell’immediato. La linea scelta dal Ministero, in tema di inclusione, pare infatti andare in tutt’altra direzione.
Il fatto è che una scuola di qualità, per definirsi tale, deve permettere l’agire pedagogico-didattico, attivando risorse, spazi e tempi possibili e compatibili con i bisogni degli alunni. Il sovraffollamento delle classi non giova certamente ad un’azione didattica efficace e ancor meno giova a quegli alunni che, più di altri, vivono una condizione di svantaggio. Nei convegni, nei seminari, nelle conferenze viene ribadita continuamente la centralità dell’alunno, l’esigenza di interventi “individualizzati”, mirati allo sviluppo complessivo del discente, sia sotto il profilo degli apprendimenti che della socializzazione. Poi, nella pratica, le azioni oscurano le buone intenzioni e la disabilità si trova, da sola, a guardarsi nello specchio e a interrogarsi. Per gli alunni con disabilità la riapertura delle scuole, quest’anno in particolare, potrebbe coincidere con la riapertura, implicita e informale, di “luoghi separanti”, assimilabili alle “classi speciali”. Fra i rischi derivanti dai consistenti tagli dell’organico docente e del personale ATA, dalla mancanza di docenti per il sostegno (il cui numero rispetto allo scorso anno è rimasto invariato; non quello degli alunni disabili che, invece, è aumentato), dal sovraffollamento delle classi e dal mancato tetto che stabilisce il numero degli alunni disabili per classe, infatti, si delineano: la dispersione scolastica, i genitori potrebbero essere indotti al ritiro del proprio figlio dalla scuola, la separazione scolastica, gli alunni con disabilità potranno essere portati fuori dall’aula “tutti insieme” «per agevolare l’attività didattica» della classe (potrebbe essere una delle motivazioni) e raccolti in contesti “esterni alla classe" di appartenenza, chiamati eufemisticamente "laboratori" o “nuclei di potenziamento” oppure segnalati come “progetti” o altro.
Una scuola che funziona creando “spazi separati” non può più essere chiamata scuola inclusiva, bensì “separante”. L’esito, in sintesi, è traducibile con "classi speciali non dichiarate" nella scuola di tutti. E così, l'intero processo di inclusione scolastica e sociale appare compromesso da scelte politiche attente più alle questioni economico-occupazionali che alla dimensione umana. Parafrasando la trasmissione di Rai uno, sembra echeggiare nell’aria questa frase: “alunno con disabilità, per te l’integrazione: … finisce qui”. La pioggia di Provvedimenti caduta sul sistema scolastico con la dichiarata volontà di riformare, in realtà mal cela le ragioni economiche, peraltro spesso citate. Ma la logica dei “tagli e della ristrettezza delle risorse” non è in grado di dare risposte alla complessità, ancor più se questa risposta è unica e uguale per tutte le diversità («Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali» sosteneva don Milani). Per gli alunni con disabilità, come più volte abbiamo ribadito come Associazione, sono generalizzabili esclusivamente i diritti. Per assicurare l’esercizio del diritto all’istruzione e all’educazione, invece, occorrono azioni e risorse diverse per ciascun alunno con disabilità, in quanto persona unica e irripetibile. E al tempo stesso occorre sottolineare che la garanzia del diritto all’istruzione include percorsi di apprendimento non barattabili con i processi di socializzazione che pure devono essere assicurati nel contesto scolastico.
*Coordinamento Italiano Insegnanti di Sostegno
www.sostegno.org
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