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Unità-Analfabetismo-Un Mondo fuori dal mondo

Un Mondo fuori dal mondo Ferdinando Camon Analfabetismo Una notizia tristissima gira sui giornali: sei milioni di italiani non sanno leggere né far di conto. Questo rivela uno studio...

16/11/2005
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l'Unità

Un Mondo fuori dal mondo

Ferdinando Camon

Analfabetismo

Una notizia tristissima gira sui giornali: sei milioni di italiani non sanno leggere né far di conto. Questo rivela uno studio dell'Unione nazionale lotta all'analfabetismo, che arriva alla cifra conteggiando anche tutti gli italiani privi di alcun titolo di studio.
Gli analfabeti stanno al popolo come la palla di piombo al piede del prigioniero: lo paralizzano. Saper leggere e scrivere non è un diritto, è un dovere. È come vaccinarsi: se tutto un popolo si vaccina contro le malattie endemiche, tranne un 10%, quel 10% tiene in vita le malattie che altrimenti sarebbero cancellate dalla Terra, quindi danneggia l'umanità.
Secondo l'Ocse, che usa dati Istat, tra i trenta paesi più istruiti del mondo noi italiani siamo al terz'ultimo posto, dopo di noi vengono soltanto il Portogallo e il Messico: dunque, e lo scrivo con vergogna, siamo un danno per l'umanità. Ogni giorno l'umanità lavora e quel lavoro viene raccontato dai giornali, raccontandolo i giornali lo portano di casa in casa, chi lo legge e lo apprende partecipa dei risultati, è come se il mondo lavorasse per lui: il mondo progredisce e il lettore progredisce con lui. Ma l'analfabeta non legge e non impara: non spartisce il lavoro del mondo. Il mondo lavora per tutti ma non per lui. Tutti corrono, ma lui è fermo. Una delle più perfette gioie della vita è leggere il giornale alla mattina presto, è come chiedere al mondo: "Cos'hai fatto stanotte per me?". Il giornale, cioè il mondo, risponde. L'analfabeta non sente questo dialogo. Lui non ha fatto niente per il mondo, e il mondo non ha fatto niente per lui. L'analfabeta è fuori del mondo. In Italia abbiamo sei milioni di cittadini che vivono fuori del mondo. Anzi, molti di più. Perché sei milioni sono gli analfabeti totali, ma poi ci sono quelli che hanno solo la licenza elementare o media, e questa licenza è poco, niente per orientarsi e vivere nel mondo d'oggi, non basta per capire un telegiornale o una conferenza o un manifesto. Sono gli illetterati. Ammontano al 66 % della popolazione. Un disastro.
Sono morti. Mi piace ripetere il concetto che chi vive, vive la propria vita, ma chi legge vive anche le vite altrui: però la propria vita si capisce confrontandola con le vite altrui, se non sei in grado di fare il confronto non capisci nemmeno la tua vita, non la vivi ma la perdi. La maggioranza degli italiani perdono la propria vita giorno per giorno. Mi piace ripetere anche il concetto che uno non capisce la propria civiltà se non è in grado di confrontarla con le civiltà altrui: ma chi non legge libri o giornali, non è in grado di fare questo confronto, quindi non è che non capisca le civiltà altrui, non capisce niente neanche della propria. Niente di ciò che succede ha per lui un senso. Capire serve a decidere. Chi non capisce, non sa decidere. Decide male, e vota male. Le dittature hanno sempre un alto tasso di analfabeti. Gli servono. Il non sapere è introduttivo all'essere manipolati. Qualcuno comincia a sostenere che il primo comandamento che dobbiamo applicare verso il prossimo non è "amarlo" (e tanto meno convertirlo) ma "informarlo", informare è il vero atto della carità. Informare e informarsi. Chi non fa questo, non fa niente.
Gli studiosi dicono che la scrittura fu inventata per fissare il debito: prima che ci fosse la scrittura, il creditore ingannava il debitore, si faceva pagare all'infinito, e il debito non calava mai. Si trasformava in schiavitù. La scrittura lo fissò, ne permise l'estinzione, e quindi la liberazione del debitore. Ecco cosa sono gli analfabeti: debitori che non finiscono mai di pagare il debito. Ogni giorno sono più poveri e più indebitati. Loro e i loro figli. Perché analfabeti generano analfabeti. Chi non legge mai un libro o un giornale, è nato in case dove non c'era nessun libro e nessun giornale. Insegnare a leggere è una battaglia contro la schiavitù. Una battaglia da combattere in tutto il mondo, ma soprattutto in casa nostra: è la casa nostra che ne ha più bisogno. Vista l'enormità del problema, ci vorrebbe un ministero su misura.
fercamon@libero.it