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Unità - Appuntamento a Locri

di Guglielmo Epifani

01/05/2006
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l'Unità

Anche questo primo maggio ha al suo centro il Mezzogiorno, i suoi problemi, la sua condizione. Cgil, Cisl e Uil l´anno scorso erano state a Scampia per segnalare l´urgenza di mettere mano al risanamento delle tante periferie degradate delle città del Sud. Fu una scelta coraggiosa, in una zona di Napoli segnata da un controllo molto forte della malavita organizzata e da condizioni di vita per anziani e giovani molto dure e precarie.
Non è rimasto solo un simbolo, Scampia.
La decisione della Regione Campania, del Comune di Napoli e dell´Università di portare in quella periferia una parte dell´Ateneo partenopeo dice anche di come un simbolo possa diventare una politica concreta, un modo di cominciare ad affrontare quei problemi che, lasciati a se stessi, determinano quelle condizioni di vita e di disagio. Quest´anno abbiamo scelto Locri e la Locride, per tante ragioni. Perché anche Locri è un simbolo, un simbolo delle tante difficoltà del nostro Mezzogiorno, un simbolo del tentativo violento e sanguinario di colpire persone perbene, impegnate nell´attività politica, sociale, civile. Ma Locri è soprattutto il simbolo dei giovani che non si rassegnano, e quindi di un Mezzogiorno che può voltare pagina e che prova a farlo. Di quei giovani che il giorno dopo l´assassinio di Fortugno esposero quel lenzuolo "Ora ammazzateci tutti". Di quei giovani che abbiamo visto sfilare con noi, nello sciopero generale dei meccanici, o in quello dei settori pubblici e che abbiamo visto al congresso della Cgil. Di quei giovani da cui viene una grande lezione: essere più forti delle mafie, essere uniti, impegnarsi, credere in un futuro migliore e mobilitarsi perché questo possa avvenire. Questo primo maggio è dedicato a loro. Portare tante persone e l´attenzione di tutto il paese nel giorno della Festa del lavoro a Locri significa dire a questi giovani che accanto a loro possono incontrare il sindacato, tante persone, giovani e meno giovani che condividono il loro anelito, la loro passione, la loro forza e che non intendono lasciarli soli. Non solo il primo maggio, ma anche negli altri giorni dell´anno. E nel futuro.
Insieme il primo maggio di quest´anno ha anche il tema della difesa della nostra Costituzione. È un tema importante, perché fra qualche settimana si terrà un referendum ed i cittadini italiani saranno chiamati a esprimersi per il SI o il NO alla revisione costituzionale, fatta dalla maggioranza di centrodestra del vecchio Parlamento. E su questo Cgil, Cisl e Uil sono unite ed è importante che lo siano. Hanno espresso, tutte e tre, un giudizio negativo su quella riforma, e, tutte e tre, condividono l´impegno a mobilitarsi perché non passi quella riforma. C´è un rapporto stretto fra questo atteggiamento ed i temi di cui parla Locri: il collante sono i giovani. Quei giovani, le loro speranze, le loro condizioni di vita, di sicurezza, di assenza di lavoro, di precarietà, sono i giovani per i quali la Costituzione rappresenta non solo il passato, ma anche il futuro. E quindi impegnarsi perché quel testo costituzionale non venga approvato, perché possa cambiare, dà una risposta anche a queste speranze.
Questo primo maggio è proprio a cavallo fra l´arrivo delle salme dei nostri militari uccisi a Nassiriya ed i funerali, che si terranno il giorno dopo. E quindi non potrà che essere anche l´occasione per esprimere nuovamente il cordoglio della comunità del lavoro, dei pensionati, del mondo del sindacato confederale nei confronti di queste vittime, di questa ennesima scia di sangue, in una scia di sangue, che sembra non avere fine. Per i nostri soldati, per tanti altri soldati, per tante popolazioni civili e inermi. Quindi una occasione per riconfermare il nostro dolore, il cordoglio, la partecipazione di questo dolore nei confronti dei familiari delle vittime, per riaffermare quel sentimento di pace e quella voglia di impegnarsi perché finisca la guerra. Quella voglia per dire NO a tutti i terrorismi, perché la politica e le istituzioni a livello globale riprendano il filo di una razionalità, che troppe volte non sono state in condizione di tessere.
L´Italia anche approfittando del nuovo governo, del nuovo Parlamento, deve ritornare ad essere un ponte di pace, un ponte di dialogo, una grande tessitrice di raccordi e di rapporti. Deve poter riavere un proprio punto di vista sulle grandi questioni del Mediterraneo, del Medio Oriente e soprattutto deve impegnarsi perché prevalga la logica di pace. Sono troppi i focolai aperti, troppi i punti di tensione che sembrano tutti sul punto di esplodere: il rapporto fra Israele e palestinesi, la situazione dell´Iraq, il riarmo nucleare dell´Iran, il terrorismo che continua a colpire, e penso all´ultimo efferato atto terroristico sul Mar Rosso, sono tutti segni di un mondo in cui l´instabilità sta crescendo. Se non fermiamo questa instabilità, se non proviamo a dare qualche soluzione politica ai problemi che sono aperti, il mondo è incamminato verso un rovinoso futuro.
L´Italia deve ritornare ad essere quello che è stata nel passato, quello che non è riuscita ad essere negli anni del governo di centrodestra, quello per cui è sempre stata rispettata e riconosciuta dagli altri paesi. Un primo maggio che accanto a questi motivi di preoccupazione, di denuncia e di tristezza, ha dentro di sé anche una grande speranza, quella che ci fa dire, anche nei momenti più duri, che insieme possiamo farcela.