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Unità-Aziz, dieci in matematica e sudore in officina

Aziz, dieci in matematica e sudore in officina ROMA I calcoli sono la sua passione e in matematica prendeva sempre dieci. Era talmente bravo che i suoi compagni italiani lo coccolavano per questo: ...

25/05/2004
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l'Unità

Aziz, dieci in matematica e sudore in officina

ROMA I calcoli sono la sua passione e in matematica prendeva sempre dieci. Era talmente bravo che i suoi compagni italiani lo coccolavano per questo: Aziz, studente marocchino, si faceva in quattro per loro quando c'era il compito in classe: gli suggeriva le soluzioni dei problemi, le formule algebriche... Ma tutto questo, un bel giorno, non è più accuduto. Aziz è stato costretto, suo malgrado, ad abbandonare la scuola. Per poter lavorare da "grande" con le carte in regola e non rischiare il rimpatrio in Marocco al compimento dei 18 anni. Come era già capitato a tanti altri suoi amici coetanei.
Aziz, studente modello dell'Istituto professionale "Odero" di Genova per l'industria e l'artigianato, era diventato taciturno più del solito. Restava seduto al banco anche nell'intervallo tra una lezione e l'altra, non si univa al "gruppo" chiassoso del corridoio. Era diventato sempre più triste e solitario. Era disperato e cercava una soluzione al suo "caso": il prossimo dicembre sarebbe diventato maggiorenne.
"Che ne sarebbe stato di me marocchino-italiano? Non voglio ingrossare il numero degli immigrati imbarcati con la forza sul primo aereo per via delle leggi sull'immigrazione - continuava a ripetersi -. Voglio fare il meccanico, mi devo fare un'esperienza... ma prima di tutto devo prendere il diploma". Finita la scuola, però, il suo permesso di soggiorno (per studio) gli avrebbe impedito di accedere al mondo del lavoro, per via della Turco-Napolitano prima e della Bossi-Fini oggi. Che fare? Giorno e notte Aziz non pensava ad altro. Smontava e rimontava il puzzle del "chi sono, chi sarò", alla ricerca di una plausibile prospettiva non punitiva. Ma non trovava via d'uscita.
Così, una mattina del 2003, al limite della disperazione, confidò il suo dramma all'insegnante di tecnologia meccanica, implorando aiuto. Disse tutto d'un soffio, nell'ora di ricreazione lontano dalle orecchie indiscrete dei compagni di classe: "Professore, la scuola mi piace tantissimo. Ho la media dell'otto in tutte le materie, ma ora... non posso aspettare fino al diploma di perito meccanico. Se resto ancora con voi poi divento immigrato clandestino". Il professore cercò di rincuorare il ragazzo, assicurandogli che la scuola avrebbe fatto di tutto per non perderlo. E infatti fu così. All'"Odero" c'è un ufficio chiamato "servizio agli studenti" che cerca di risolvere tutti i quesiti e le domande dei ragazzi, con l'aiuto del volontario.
L'anno scolastico era in pieno svolgimento e Aziz avrebbe dovuto sostenere a giugno l'esame di qualifica per perito meccanico. Cosa fare per non fargli perdere l'anno? Il ragazzo - spiega un professore - doveva anche automantenersi. Scartata quindi l'ipotesi dello stage, si cercò di inserire lo studente in una azienda meccanica part-time utilizzando la borsa-lavoro messa a disposizione dall'Uisp (Unione italiana sport per tutti).
E nel giro di qualche settimana ad Aziz tornò il sorriso. La mattina sedava tra i banchi di scuola, poi di corsa a Voltri dove vestiva i panni di apprendista meccanico. E così, fino all'esame di qualifica del terzo anno. "Ma era massacrante - racconta Aziz - , alla sera ero distrutto. Tanto che ero deciso a ritirarmi". Ma per sua fortuna l'azienda lo prese con sè a tempo pieno. E lui oggi frequenta la scuola serale dell'"Odero", fino al suo agognato diploma.
ma.ier.