Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità: Bambini invisibili, appello contro la norma

Unità: Bambini invisibili, appello contro la norma

Sindacati e associazioni onlus contro l’articolo 45 del ddl sicurezza in discussione

19/03/2009
Decrease text size Increase text size
l'Unità

firmatari dell'appello: Cgil, Save the Children, Unicef, Gruppo Abele, Arci, Cipsi e decine di associazioni di avvocati e di tutela dei diritti dell'infanzia e dei migranti. Le mamme già iniziano a diffidare degli ospedali.

Sindacati e associazioni onlus contro l’articolo 45 del ddl sicurezza in discussione

Bambini invisibili, senza identità e dunque «assai più facilmente vittime di abusi, di sfruttamento e della tratta di esseri umani». L'allarme arriva dal mondo delle associazioni e riguarda i figli degli immigrati che risiedono in Italia senza permesso di soggiorno qualora passasse una norma contenuta del Ddl sicurezza approvato in Senato e ora in discussione alla Camera. In un appello on line rivolto ai parlamentari -cui hanno già aderito circa 200 tra organizzazioni, onlus e sindacati- l'Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) chiede la cancellazione dell'articolo 45 (comma 1, lettera f) del disegno di legge: se approvato, i neonati con genitori privi del permesso di soggiorno non potrebbero essere registrati all'anagrafe. Per l'Asgi si tratta di «una palese violazione dei principi costituzionali e della dichiarazione Onu dei diritti dei bambini». Tra i firmatari dell'appello: Cgil, Save the Children, Unicef, Gruppo Abele, Arci, Cipsi e decine di associazioni di avvocati e di tutela dei diritti dell'infanzia e dei migranti. Le associazioni firmatarie hanno sottolineato «il rischio che si crei un bacino di bambini invisibili che potrebbero divenire più facilmente vittime di abusi, così come potrebbero aumentare le situazioni di apolidia in mancanza di documenti che attestino il rapporto di filiazione». È probabile inoltre, «che molte donne prive di permesso di soggiorno, temendo che il figlio venga loro tolto, decidano di non partorire in ospedale» con «elevatissimi rischi per la salute sia del bambino sia della madre e un conseguente aumento delle morti di parto e alla nascita».

Per la normativa che vorrebbe rimuovere l'obbligo che hanno i medici di non denunciare i pazienti clandestini, ora le straniere incinte si rivolgono all'ospedale più tardi di quanto dovrebbero. A segnalarlo è Basilio Tiso, direttore sanitario della Clinica Mangiagalli di Milano, secondo cui ultimamente le donne straniere «si stanno preoccupando eccessivamente».

Giuseppe Vittori