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Berlusconi aggredisce la Cgil Il premier a Montezemolo: concertazione? Auguri con quella fabbrica di odio... Oreste Pivetta DALL'INVIATOBRESCIA Berlusconi solo, Berlusconi stanco,...

01/06/2004
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l'Unità

Berlusconi aggredisce la Cgil

Il premier a Montezemolo: concertazione? Auguri con quella fabbrica di odio...

Oreste Pivetta

DALL'INVIATOBRESCIA Berlusconi solo, Berlusconi stanco, Berlusconi che non può decidere, incatenato da regole, leggi, dai soliti lacci e lacciuoli europei, dalle pratiche parlamentari, ahi la democrazia, quanti impedimenti. Berlusconi che non ha tempo. Lo chiamano a inaugurare scuole e a commemorare defunti e se non ci andasse lo accuserebbero di lesa maestà istituzionale. Berlusconi che non dorme: a mezzanotte gli entra in ufficio Letta ("un dono di Dio all'Italia") che gli propone il calendario del giorno dopo, a ll'una e mezza gli portano i giornali, anche l'Unità (e compratelo, intima al microfono, così capirete quanta ostilità, quanta cattiveria coltiva nei miei confronti). Berlusconi che non legge: neppure la relazione del governatore della Banca d'Italia. Pe r questo non ne parla, si scusa, neanche una virgola in un'ora di chiacchiera. Di fronte al pubblico suo, quello degli imprenditori bresciani, alla loro assemblea generale, con il presidente Bonomi di Lumezzane, si impegna nell'elencare conquiste e prome sse, ma lascia tutti freddini. Un applauso che si direbbe di circostanza, nulla al confronto dell'ovazione (standing ovation) che è toccata a Luca di Montezemolo, in un colpo presidente di Confindustria e presidente della Fiat.
Era la bella sala conferenze della Banca lombarda a ospitare il primo confronto pubblico tra il nostro presidente del consiglio e il nuovo numero uno dell'industria italiana (in tutti i sensi, generale e automobilistico), di fronte a gente che sa moltis simo di tondino, macchine, bulloni e motori. Dal vecchio Lucchini che accoglieva Montezemolo come l'uomo giusto per Confindustria, "di successo e fortunato" (annunciando che lascerà il patto di sindacato di Rcs, per limiti d'età), al Bombassei, produttor e dei freni vincenti Ferrari.
Berlusconi è arrivato tardi, con la Viviana Beccalossi al fianco (quella strabattuta alle elezioni comunali), s'è seduto e s'è annoiato. Naturalmente sapeva già tutto. Montezemolo parlava e con straordinaria cortesia il nuovo campo di Confindutria gli of friva anche qualche assist alla Platini: tipo l'elogio della riforma scolastica della Moratti o la critica alle troppe burocrazie europee, la domanda di infrastrutture decenti per l'azienda Italia e l'elogio della flessibilità (con una forte riserva però : c'è bisogno di un tasso di sviluppo alto, perché non diventi precarietà). Però ci metteva anche il perno della sua politica: la concertazione, precisando che non si trattava di tornare al passato, ma di fare "concertazione strategica" per l'innovazione , per la ricerca, per lo sviluppo, eccetera eccetera (come Montezemolo ci ha spiegato ossessivamente in tutte le sue dichiarazioni di questi ultimi sei mesi). Montezemolo chiedeva insomma coesione sociale, concordia almeno attorno ad alcuni obiettivi di interesse nazionale, reclamava il suo preferito "gioco di squadra". In quella luce rientrava anche la sua perorazione contro i "ribaltoni", perché ad ogni giro di governo, non si debba ricominciare da capo. Berlusconi ovviamente esaltava a cuore aperto l a grande riforma Moratti, sparava a raffica contro l'Europa, contro l'euro, per sparare contro Prodi, e per giustificare tutti i propri fallimenti economici (non suoi personali ovviamente, ma del paese intero). Assicurava festante che con lui "quali mai ribaltoni", a vita sarebbe volentieri rimasto. S'abbandonava al solito biblico elenco di grandi opere, dal Mose di Venezia al ponte sullo stretto, s'inventava demiurgo della nuova transiberiana (il corridoio cinque che si dovrebbe estendere da Lisbona fi no alle steppe asiatiche). Plaudiva persino la concertazione, ma beffardo: provate voi a fare la concertazione, provate con certi sindacati, provate a trovarvi davanti la Cgil, che alimenta costantemente l'odio contro di me. "La Cgil - argomenta il nostr o capo del governo - è la fabbrica dell'odio e della calunnia, la fabbrica che non chiude mai". Con la complicità dei giornali come l'Unità e come quelli del gruppo De Benedetti. Invenzione dei giornali anche la contrapposizione tra lui e Montezemolo: lu i è del tutto d'accordo con Montezemolo e l'aveva anzi indicato come il miglior numero uno per la Fiat (e gli regalava un consiglio: metta un pò di più rosso Ferrari nel marchio Fiat).
Montezemolo gli apriva anche qualche capitolo, un poco più imbarazzante, ad esempio quello delle tasse. Il nostro presidente del consiglio rispondeva che la questione era in cima ai suoi pensieri, sulla base del principio "meno tasse, contribuenti più on esti", ma era costretto ad ammettere che, ribaltoni o no, la maggioranza sul tema non era del tutto d'accordo. Appunto. Quindi lui era convinto che meno "tasse, più consumi, più produzione" (ma è difficile che qualcuno in sala ci credesse, dal momento ch e in provincia conoscono bene gli effetti buoni e cattivi della globalizzazione), ma lo costringono a rinviare: ci penserà dal prossimo primo gennaio.
Per rincuorare gli industriali alla fine ha rivelato loro le grandi prospettive che offrono grandi nuovi mercati e con puntiglio li ha numerati: Stati Uniti, Turchia, Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Moldava, Federazione Russa, tutti ricchi tutti in a ttesa del made in Italy... Come se già non ci avessero provato. Per esordire Berlusconi s'era presentanto attaccando la magistratura, siccome fuori, in strada, l'avevano contestato al grido "buffone, buffone", naturalmente su mandato della sinistra: tutt a colpa dei magistrati che preferiscono "archiviare" piuttosto che denunciare e magari imprigionare. Spiegando poi con un gustoso aneddoto cosa intendesse lui per diritti civili: in Cina gli raccontarono di quattromila esecuzioni capitali, lui ribattè ch e gli sembravano troppe, il cinese (anonimo) lo confortò spiegando che due o tre mila erano autentici criminali, risata, quei mille che avanzano non sono poi tanti rispetto ai loro miliardi. Insomma anche la Cina è un grande mercato.
Berlusconi non ha dato molto agli imprenditori bresciani, ha raccontato con dovizia di parole e di sorrisi tutta la sua enciclopedia politica, ha letto da alcuni fogli le conquiste dell'impero (dalla abolizione della tassa di successione al nuovo diritto societario), ha accusato tutti i complottatori, ha piagnucolato al solito mostrandosi come la vittima, proprio appena dopo che Montezemolo aveva raccomandato: "Noi imprenditori non possiamo prendercela con nessuno, dobbiamo solo rimboccarci le maniche".
Facile per voi, pronta replica del nostro, ma un imprenditore si alza da letto, si fa la doccia, entra in fabbrica e decide: io invece devo presentarmi in parlamento.