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Unità-Berlusconi parla dell'Olocausto e si dimentica di nazismo e fascismo

27 Gennaio 2005 Berlusconi parla dell'Olocausto e si dimentica di nazismo e fascismo Giorno della memoria, confusione a destra. Fini corre ai ripari dopo le frasi di Gramazio: "Le leggi razz...

27/01/2005
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l'Unità

27 Gennaio 2005

Berlusconi parla dell'Olocausto e si dimentica di nazismo e fascismo

Giorno della memoria, confusione a destra. Fini corre ai ripari dopo le frasi di Gramazio: "Le leggi razziali? Si vergogni chi minimizza"

Mariagrazia Gerina

ROMA "Nazismo", "fascismo", sono parole che Berlusconi non ama pronunciare nemmeno alla vigilia della giornata della memoria. Nella dichiarazione rilasciata prima della partenza per la solenne cerimonia che oggi si terrà ad Auschwitz per celebrare la liberazione, il 27 gennaio 1945, del più grande campo di concentramento nazista, dove furono deportati anche una parte dei 6.806 ebrei italiani discriminati, perseguitati, arrestati dai fascisti, Berlusconi "orgoglioso di rappresentare l'Italia ad Auschwitz", consegna alle agenzie la sua memoria "depurata". Lo sterminio nazista, compiuto - per quanto riguarda l'Italia - con la collaborazione attiva del fascismo, lo definisce "piano di sterminio elaborato scientificamente dall'uomo contro altri uomini", la liberazione ad opera dell'Armata Rossa diventa "l'apertura dei cancelli", per il resto abbonda il ricorso alle forme impersonali. "È per me motivo di grande orgoglio rappresentare domani l'Italia ad Auschwitz e rendere onore a tutti coloro che vi hanno perso la vita e a tutti coloro che hanno conosciuto l'orrore e hanno avuto la fortuna e la forza per raccontarlo", recita il suo memoriale: "Quest'anno il 27 gennaio, giorno della memoria, viene celebrato con particolare solennità a livello internazionale. Il governo polacco vuole infatti ricordare a tutto il mondo libero il 60° anniversario della apertura dei cancelli di Auschwitz commemorando, proprio ad Auschwitz, la fine del più efferato piano di sterminio elaborato scientificamente dall'uomo contro altri uomini". Segue vanto ingiustificato per quanto fatto dal governo Berlusconi per ricordare la Shoah e contrastare l'antisemitismo.
E mentre il premier, che proprio in queste ore in vista delle elezioni sta cercando di stringere i rapporti con Alessandra Mussolini e i nostalgici del fascismo, si prepara così alla sua prima visita ad Auschwitz, il vicepresidente Gianfranco Fini cerca di salvare il risultato raggiunto nel suo primo viaggio in Israele, nel 2003, dalla bufera sollevata dai nostalgici interni ad An. Diversamente da Berlusconi, Fini ha definito, proprio durante alla visita al memoriale della Shoah di Gerusalemme, il "fascismo, male assoluto". Quello su cui preferisce tacere sono i mugugni dei suoi, le dichiarazioni che ricuciono lo "strappo". L'ultima quella dell'ex deputato di An, Domenico Gramazio, ora presidente dell'Agenzia sanitaria regionale, nominato da Storace e sempre iscritto al partito di Fini: "Il fascismo non ha avuto responsabilità nello sterminio di massa degli ebrei", ha detto Gramazio, lunedì scorso, recandosi in visita, come Fini nel 2003, allo Yad Vashem, durante la missione in Israele di una delegazione della Regione Lazio. Indignazione della comunità ebraica, condanne da ogni parte, seguite da numerose richieste di dimissioni di Gramazio dal ruolo assegnatogli da Storace (oggi il centrosinistra le ha chieste in una mozione a prima firma Alessio D'Amato - Pdci - che dovrà essere votata dal consiglio regionale). No comment di Fini, nonostante la telefonata ricevuta a tarda notte dalla comunità ebraica di Roma. "Non spetta a lui occuparsi di Gramazio", spiega il suo addetto stampa. (E se non a lui a chi?) Il presidente di An ha rimbalzato la palla a Storace, che, dopo una "obbligata" presa di distanza ("non sarà Gramazio a farmi cambiare idea sulle leggi razziali"), adesso vorrebbe archiviare il caso senza più fastidi. Alla richiesta di dimissioni obbligate per Gramazio, ieri, ha risposto, anche lui, con un no comment.
Una battuta per rilanciare il messaggio dello "strappo", però, Fini, dopo due giorni di imbarazzato silenzio, la concede in prima serata al Tg2. È il direttore Mauro Mazza (quota An) a intervistarlo. Gli chiede, al termine di un'intervista per celebrare la svolta di Fiuggi, cosa rappresenti l'Olocausto per la destra. "Lo dico con dolore sia pure in ristrettissima schiera, c'è ancora qualcuno in Italia che, per ignoranza o malafede, tende a minimizzare, dicendo che le leggi del '39 non ebbero, come al contrario è stato, un ruolo importante, tragico per la persecuzione e poi lo sterminio degli ebrei", risponde Fini. Intende Gramazio? E cosa intende fare a riguardo? Purtroppo, l'intervistatore non glielo domanda. "Non ho motivo di pensare che Fini non abbia cambiato idea", commenta il presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche d'Italia, Amos Luzzatto, che nel novembre del 2003 accompagnò Fini a Gerusalemme, "diverso è parlare dei membri del suo partito, giudicare se Fini sia in grado di garantire per loro": "Il caso Gramazio dimostra che esistono ancora persone che credono di poter conciliare atteggiamenti di avvocati difensori del fascismo con la militanza in un partito che per bocca del suo massimo dirigente ha condannato il fascismo come male assoluto e la persecuzione degli ebrei. La compatibilità di queste persone con tale partito non la devo giudicare io, ma è molto opinabile". "La vicenda Gramazio", sintetizza il rabbino Riccardo Di Segni, "non è ancora chiusa".


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