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Unità-Bolkestein, le ragioni del nostro no

Bolkestein, le ragioni del nostro no Lettera aperta ai Parlamentari europei È la prima volta che così tanti Enti Locali discutono e si pronunciano nei rispettivi Consigli Comunali, Provincia...

09/02/2006
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l'Unità

Bolkestein, le ragioni del nostro no

Lettera aperta
ai Parlamentari europei

È la prima volta che così tanti Enti Locali discutono e si pronunciano nei rispettivi Consigli Comunali, Provinciali, Regionali su una direttiva europea.
Ciò è avvenuto non per un pregiudizio, ma al contrario sulla base di precise valutazioni e giudizi di merito. Infatti: non si potrebbe più riservare l'appalto per le mense scolastiche ai produttori di cibi biologici, come avviene in tanti comuni per meglio tutelare e garantire la salute dei più piccoli; non si potrebbe più affidare la manutenzione del verde alle cooperative sociali, quelle che hanno al loro interno persone svantaggiate che altrimenti non troverebbero un'occupazione; non si potrebbe più determinare le licenze per un certo servizio, così da evitare l'eccesso di tipologie e l'assenza di altre; si interromperebbe il rapporto con il mondo no-profit con cui tanti enti locali collaborano per la prestazione di importanti servizi.
Tutto questo, e sono solo alcuni esempi concreti, verrebbe considerato "discriminatorio" per le altre imprese e un ostacolo alla costituzione del mercato interno dei servizi.
Il risultato è che tutto verrebbe affidato al mercato, alla libera concorrenza tra le imprese, mettendo in secondo piano diritti e bisogni delle persone. Agli Enti Locali, liberamente eletti, non rimarrebbe altro che un ruolo di passacarte di decisioni prese in altre sedi, che sono fuori dalla responsabilità e dal controllo che esercitano i cittadini con il voto. I poteri locali verrebbero così espropriati e svuotati delle funzioni di indirizzo e controllo che la Costituzione italiana assegna loro.
Per questo non è casuale che nei nostri Consigli gli ordini del giorno sulla Bolkestein siano stati approvati quasi ovunque all'unanimità o con qualche astensione. Con questa direttiva si va nella direzione opposta al grande tema che abbiamo qui da noi in Europa e non solo: come democratizzare la democrazia, come dare voce e peso alle persone, ai soggetti sociali, alle comunità locali di fronte ai processi di globalizzazione economico-finanziaria, al potere del denaro.
Il testo che arriva in aula, nonostante i tentativi fatti per emendarlo, è il frutto di questa impostazione neoliberista e tecnocratica. Emblematico è il principio del paese d'origine per cui un lavoratore non è più sottoposto alla regole e tutele del paese in cui lavora, ma può essere sottoposto a quelle del paese dove l'impresa ha sede legale. Non è difficile immaginare cosa accadrà: lo spostamento delle sedi legali delle imprese lì dove sono più basse o inesistenti le garanzie, le tutele delle persone che lavorano. In una parola la giungla.
E sarebbe un colpo micidiale a quel modello sociale europeo fatto di sviluppo economico, diritti sociali, libertà individuali che va rinnovato e non smantellato per farne una copia sbiadita del modello americano.
Sappiamo che il voto in aula di metà febbraio non chiuderà la vicenda, che poi spetterà ai Governi Nazionali pronunciarsi nell'ambito del Consiglio Europeo. Riteniamo comunque necessario attraverso questa lettera aperta, rivolgerci ai Parlamentari Europei eletti nel nostro Paese, e come noi espressione dei territori e delle comunità, perché si facciano interpreti di questa contrarietà respingendo in aula la direttiva.
In nome dei diritti fondamentali delle persone, che non possono essere ridotti a merce o considerati optional a seconda degli interessi del mercato; e in nome della democrazia che non è un lusso ma un valore che va praticato a partire dalle comunità locali, lì dove vivono, studiano, lavorano le persone.
Diritti e democrazia: due parole che hanno fatto grande l'Europa e che ne rappresentano ancor oggi il futuro.
Sabato 11 febbraio 2006, alle ore 10.30, presso la Sala del Consiglio Provinciale di Roma, via IV Novembre 119/a, si terrà un incontro pubblico nazionale, in vista della votazione in prima lettura al Parlamento Europeo della Direttiva Bolkestein.

La lettera aperta è firmata dalle Regioni Abruzzo, Calabria, Marche, Umbria, Valle d'Aosta; da 25 Province tra cui quelle di Milano, Torino, Roma, Genova, Pescara, Parma, Livorno e da 32 Comuni fra i quali Roma, Firenze, Trento, Genova, Empoli, Siena, Perugia, Torino e Venezia.