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Unità-"Cari prof, non espellete i ragazzi del Parini"

"Cari prof, non espellete i ragazzi del Parini" Luigi Berlinguer: "Risarciscano il danno". Domani la decisione sugli studenti che hanno allagato l'istituto Susanna Ripamonti MILANO La...

08/11/2004
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l'Unità

"Cari prof, non espellete i ragazzi del Parini"

Luigi Berlinguer: "Risarciscano il danno". Domani la decisione sugli studenti che hanno allagato l'istituto

Susanna Ripamonti

MILANO La sentenza è prevista per domani. I consigli di classe del Liceo Parini decideranno quale punizione infliggere agli studenti responsabili di aver allagato la scuola. I docenti sono divisi tra chi vorrebbe pene esemplari (espulsione per un anno) e chi parla di perdono e recupero, ma esiste un "codice", lo Statuto dei diritti e dei doveri degli studenti che fu elaborato quando ministro dell'istruzione era Luigi Berlinguer, che definisce delitti e pene nell'ambito della comunità scolastica. E proprio consultandolo l'ex ministro indica una possibile soluzione: "I ragazzi si rimbocchino le maniche e risarciscano il danno, con un lavoro di riparazione che non sia un gioco. Certamente devono sentire il bruciore della sanzione, devono capire che dal loro comportamento deriva uno svantaggio, ma in un clima di recupero, che non li allontani dalla scuola, perchè un espulsione non servirebbe a nulla".
Professor Berlinguer, ci sono docenti che dicono: io sono pagato per fare l'insegnante e non l'assistente sociale. Lei cosa ne pensa?
"Posso solo pensare che questa sia una terribile fesseria, chi ragiona in questi termini non ha capito nulla della missione di un insegnante. La scuola deve solo istruire o deve anche e soprattutto educare? Si può davvero pensare che degli adolescenti non siano recuperabili e che comunque non sia compito della scuola educarli ad essere dei cittadini, oltre che persone colte e istruite? C'è chi pensa che dall'istruzione derivi automaticamente l'educazione, ma questo non è vero soprattutto nella scuola di massa, dove gli studenti sono numerosi e culturalmente eterogenei e la scuola deve spesso sostituirsi a carenze educative della famiglia. Capisco che per i docenti sia faticoso impegnarsi in un'azione educativa anche personalizzata, che tenga conto di casi particolari, ma ci possiamo rinunciare? Credo che anche le famiglie debbano cogliere questa occasione: genitori e docenti si devono tenere molto stretti tra loro per convergere nella rispettiva funzione educativa. Mi pare tuttavia che molti insegnanti e il preside del Parini, si siano mostrati all'altezza della situazione e vista l'enorme difficoltà del caso, meritino tutto il nostro rispetto".
Domani il consiglio di istituto dovrà prendere una decisione, lei cosa suggerisce?
"L'espulsione mi sembra la soluzione più dannosa, che risponde alla logica di chi non vuole sporcarsi le mani, non vuole contaminarsi coi peccatori ed escludendoli elude il problema. Io credo che i docenti debbano cogliere questa occasione drammatica, perchè se è vero che istruzione ed educazione funzionano di più nei grandi momenti emotivi, sono sicuro che quei ragazzi vivono una grande emozione, anche se frustrante. Non si può distinguere il vissuto dal pensato. L'esperienza fa parte della cultura e da questa lezione essi devono imparare. Allontanarli significa per la docenza del Parini rinunciare a una opportunità".
Alcuni docenti si sono rivolti al ministro Moratti per chiedere come interpretare lo Statuto dei diritti e dei doveri degli studenti. Che cosa prevede in casi di questa gravità?
"Quando lo abbiamo approvato vigeva il regio decreto del 1925. Per fortuna quella stagione politica e scolastica non esiste più, ed era durata fin troppo. È uno statuto severo, che tra i doveri elenca l'obbligo di utilizzare correttamente strutture e macchinari, di non arrecare danni al patrinonio della scuola e poi stabilisce una nuova cultura delle sanzioni, ispirata alla costituzione repubblicana e alla giurisprudenza dei Tribunali minorili, dove la sanzione è sempre e doverosamente ispirata al recupero di chi viene punito. Allontanare, scaricare un ingombro è contro questa civiltà a cui tutti siamo impegnati per patto costituzionale, soprattutto gli educatori. Non è uno statuto utopistico o lassista: i principi sanzionatori rispondono alla finalità di riparare il danno e soprattutto puntano a responsabilizzare i ragazzi".
E in casi come questo, quale 'pena' è prevista?
"In pratica si offre agli studenti la possibilità di convertire la sanzione in attività anche materiali in favore della comunità scolastica, ma è il consiglio di istituto che in piena autonomia deve interpretarlo e decidere, anche usando un po' di fantasia. Per esempio si può chiedere ai ragazzi di rinunciare al proprio tempo libero e di lavorare per riparare i danni provocati, come ho visto fare in molte scuole italiane".
In altri termini, condanna ai lavori forzati?
"Assolutamente no. I ragazzi devono accettare questa conversione della sanzione, la devono considerare giusta, perchè solo così si emenda un macchia. Se poi è vero che essi soffrono per la consapevolezza del grave danno inferto alla scuola e alla propria immagine, la severità della sanzione e il clima di volontario recupero, sono l'unica soluzione che può garantire un risultato".