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Unità: Cgil, Cisl e Uil preparano il tavolo col governo

Oggi gli esecutivi sul documento unitario. La priorità della consultazione dei lavoratori

12/02/2007
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l'Unità

Oggi gli esecutivi sul documento unitario. La priorità della consultazione dei lavoratori In attesa del confronto con il governo che non inizierà prima del rientro del premier dall’India, oggi i sindacati riuniscono unitariamente i loro esecutivi (i segretari delle categorie, delle regioni e delle maggiori città). È il secondo voto in meno di una settimana che Cgil, Cisl e Uil chiedono ai loro parlamentini. Lo hanno già fatto ognuna per proprio conto e oggi replicheranno. Concentrandosi però sulle modalità di consultazione dei lavoratori in caso che la trattativa con il governo dovesse sfociare in uno o più accordi sugli argomenti sul tavolo: welfare, pensioni e lavoro, riforma del pubblico impiego, crescita e sviluppo.

L’orientamento che va per la maggiore è quello di ripetere l’esperienza della riforma Dini, quando l’ipotesi di intesa sulle pensioni venne discussa e votata nei luoghi di lavoro non solo dagli iscritti ma da tutti. L’indicazione è stata approvata dal direttivo della Cgil, trova d’accordo la Cisl e anche per la Uil non dovrebbero esserci problemi. Chiede di più la Fiom (i metalmeccanici della Cgil) che dopo un paio di accordi firmati separati ha fatto della democrazia interna un elemento imprescindibile. Intervenendo giovedì scorso al direttivo di Corso d’Italia, il segretario Gianni Rinaldini ha quindi chiesto un referendum tra i lavoratori non soltanto a negoziato concluso, ma prima, per avere un mandato a trattare soprattutto sulle pensioni. Nel ‘95, nel caso della riforma Dini, tra tutte le categorie di lavoratori i metalmeccanici furono i soli a bocciare l’accordo.

Il documento di Cgil, Cisl e Uil mette al centro la crescita e lo sviluppo. Ma è sulla previdenza che si concentra la maggior parte dei timori. Innanzitutto perché c’è urgenza di intervenire: se non lo si fa il primo gennaio 2008 entra in vigore l’innalzamento dell’età da 57 a 60 anni, voluta dal governo Berlusconi. Nella sua iniquità, questa misura porta un risparmio di 9 miliardi di euro. Una cifra che l’attuale governo deve «rimpiazzare». Così come deve decidere che cosa fare dei coefficienti di calcolo sulle pensioni. A differenza dello scalone che secondo calcoli della Ragioneria dello Stato esaurisce l’effetto risparmio in 6 anni, la revisione dei coefficienti garantisce effetti a lungo termine. Se non verranno aggiornati, nel 2040 si avrà un rapporto tra spesa previdenziale e Pil più elevato dell’1,5% e fino al 2% nel periodo successivo. Nel documento unitario, Cgil Cisl e Uil si dicono contrarie alla revisione. Quanto all’età della pensione, il discorso si fa più generico: al governo si chiede di «ripristinare condizioni di flessibilità dell’età pensionabile nel sistema contributivo» e di «superare l’iniquo scalone».

fe.m.