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Unità: Cgil, concerto a più voci

È stato il giorno del dibattito e del dissenso alla conferenza d’organizzazione della Cgil

31/05/2008
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l'Unità

Rinaldini: troppi giochi di potere
di Felicia Masocco/ Roma

È stato il giorno del dibattito e del dissenso alla conferenza d’organizzazione della Cgil. A fare dialettica ci ha pensato Gianni Rinaldini, leader della Fiom, e dopo di lui è toccato a Giorgio Cremaschi di Rete 28 aprile. Ma si è registrata anche una forte contrapposizione tra i segretari dei lavoratori pubblici e della scuola, Carlo Podda ed Enrico Panini, che hanno replicato duramente al segretario dei chimici Alberto Morselli critico con la decisione dell’abbandono del tavolo sugli statali.
Si sapeva che il segretario dei metalmeccanici non fosse in linea con Guglielmo Epifani, a cominciare dal modello contrattuale. Inatteso è stato invece l’attacco a manovre o presunte tali che sarebbero in corso per coprire i posti vacanti della segreteria confederale. Rinaldini sceglie di non girarci intorno e dice così: «Anch’io sono un pezzo di archeologia industriale. Ho iniziato a 20 anni ma dico sempre quello che penso e se non sono d’accordo dico che non sono d’accordo. Evitiamo che la discussione politica vada in un modo e poi ci si scanni per chi deve entrare in segreteria senza che ci sia un confronto su dove va la Cgil». Meglio la trasparenza dei falsi unanimismi. «Bada Guglielmo - afferma - sento troppe cose in giro che guardano al riassetto dei gruppi dirigenti perché è cambiata la situazione e lo scenario politico. Io preferisco dissentire politicamente e aprire una fase di trasparenza perché è l’unico modo per rafforzare la Cgil».
Rinaldini ha poi ribadito le sue preoccupazioni sulla strategia della Cgil affermando in premessa che «se è vero che il sindacato sta abbastanza bene non è così per le condizioni di chi rappresenta che invece peggiorano». A suo avviso il congresso del 2006 non ha sciolto i nodi strategici, «piegato come era sulle possibilità offerte dal governo Prodi». Sui contratti, il segretario della Fiom resta convinto che la piattaforma unitaria indebolisca il contratto nazionale «per noi è invece necessario che accresca il valore reale delle retribuzioni». Critica la presidente di Confindustria e annuncia che proprio ieri Federmeccanica ha respinto le piattaforme integrative presentate dai metalmeccanici perché «fuori dalla regole contrattuali». Come dire, è la Confindustria di sempre.
Duro con viale dell’Astronomia e con Epifani per non esserlo stato abbastanza è stato anche Cremaschi per il quale «la linea della Cgil è perdente». «Se si ridimensiona il contratto nazionale avremo un nuovo danno per la Cgil e, per non averlo questo danno, dovremo avviare il conflitto, la lotta e confrontarci con una Confindustria che appare dialogante, ma dialogante non è». La sua è una posizione di minoranza. Gli intervenuti, praticamente tutti i segretari di categorie e molti delle regioni e delle Camere del Lavoro, concordano con l’impostazione di Epifani. A cominciare con il valore o la necessità dell’unità con Cisl e Uil. Il segretario della Filcem (chimici), Alberto Morselli, la definisce un «bene prezioso». «Alla notizia della rottura al tavolo degli statali, fortunatamente ricomposta, confesso di avere provato rabbia e sconcerto», ha detto «perché si rischia di fornire alibi per una frattura definitiva». Scatta la polemica con le categorie «pubbliche», tanto più che in un’intervista, Morselli aveva affermato che mentre i chimici se vogliono un euro in più in busta paga devono dare in cambio flessibilità e produttività, nel pubblico non è così. La replica di Carlo Podda, segretario di Fp: «Tranquillizzo tutti sull’unità, sono 15 anni che siamo uniti e anche questa volta non ci saranno rotture. Avevamo ragione a farlo e non prendiamo lezioni da nessuno». Poi la stilettata con un riferimento alla Pirelli «fabbrica dei chimici», in cui l’Ugl ha preso la maggioranza delle Rsu: bisogna evitare, dice, «che un fatto strano diventi la normalità». Anche Enrico Panini non è stato tenero con il collega della Filcem il quale si chiedeva come mai nonostante diminuiscano gli studenti il numero degli insegnati debba rimanere lo stesso: occhio alla disinformazione, «mancano 70mila insegnanti», ha risposto Panini. Oggi le conclusioni di Epifani.