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Unità-Cofferati e il gioco della destra

Gli studenti sfilano, la destra provoca Cariche della polizia a palazzo Chigi Ieri, davanti a Montecitorio, alcuni esponenti della destra hanno cercato di provocare gli studenti che manifestavano ...

26/10/2005
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l'Unità

Gli studenti sfilano, la destra provoca
Cariche della polizia a palazzo Chigi

Ieri, davanti a Montecitorio, alcuni esponenti della destra hanno cercato di provocare gli studenti che manifestavano contro la legge Moratti sperando forse in una qualche reazione violenta che fortunatamente non c'è stata. La gentile onorevole Santanché di An che alza il dito medio in segno di scherno e il simpatico onorevole La Russa (An pure lui) che esorta i funzionari di polizia a far sgomberare subito la piazza sono figurine nere da tenere d'occhio per quello che gli frulla nella testa. Non è un mistero, infatti, che tra le carte della disperazione di una maggioranza di governo screditata e ormai al capolinea c'è la descrizione di un'Italia governata da una Unione litigiosa, spaccata e in balìa di frange estremiste e intolleranti. Del resto, la tesi di una sinistra riformista, e quindi buona, dominata e ricattata da una sinistra radicale e cattiva viene già gridata dai tanti megafoni a disposizione del proprietario. Giornali e tg pronti ad alzare ulteriormente il volume alla minima occasione per dire che Prodi è un re travicello circondato da manifestanti no global, finti studenti armati di bastone, sindacalisti autonomi inneggianti agli scioperi selvaggi. E che dunque a un simile pericolo pubblico gli italiani dovranno ben guardarsi di concedere la guida del paese.
Se questo è lo scenario, se questo è il problema, è un vero peccato che a una siffatta destra agli sgoccioli vengano forniti argomenti per affermare che la sinistra non può governare l'Italia. Pensiamo a quanto è successo a Bologna. È un peccato perché, mentre la destra si prende una bella boccata d'ossigeno, la sinistra è costretta a difendersi.
Era proprio necessario dare questa opportunità alla Cdl? Pensiamo di no.
Da mesi è in corso a Bologna una dura polemica tra il sindaco Sergio Cofferati e Rifondazione comunista sul tema della legalità. Problema che ha riguardato, in particolare, gli sgomberi di gruppi di immigrati da alcune zone della città. Provvedimenti che il primo cittadino ha ritenuto indispensabili ma che gli esponenti locali del Prc hanno giudicato o frettolosi o ingiustificati o effettuati con modalità troppo brusche e comunque poco consone allo spirito umanitario di una giunta di sinistra quando è alle prese con dei povericristi. Uno stato delle cose che lunedì pomeriggio ha provocato l'assedio di palazzo D'Accursio da parte di un centinaio di manifestanti che hanno tentato di irrompere nella sala del Consiglio comunale respinti però dalla polizia. Episodio che ha riscaldato vieppiù gli animi creando qualche confusione di troppo.
Già la materia in discussione crea un certo disorientamento visto che tutto questo si svolge a Bologna, città con i suoi problemi ma tra le più ricche e civili. Prodi ha spiegato che si tratta di situazioni non così semplici, con radici profonde nel passato e lasciate incancrenire troppo a lungo. Né a molto serve ricordare che problemi analoghi, se non più gravi, sono stati affrontati e risolti senza conseguenze politiche in città, per esempio, del Sud, sicuramente meno prospere e in un clima di più acuto allarme sociale. Ogni sindaco ha i suoi guai e quando si tratta di amministrare questioni così delicate qualsiasi paragone può apparire improprio. Tanto più se il sindaco in questione si chiama Cofferati, uomo di grande esperienza, già segretario autorevole del più grande sindacato italiano, protagonista al Circo Massimo di una indimenticabile manifestazione in difesa dei diritti e del lavoro. Ora, pensare che un leader riconosciuto della sinistra sia improvvisamente diventato un uomo insensibile ai problemi dei più deboli o (come ha scritto Liberazione) una sorta di stalinista assetato di potere è una caricatura non degna di un dibattito serio. Ma di cosa stiamo parlando? Il rispetto della legalità, e dunque delle leggi, è un preciso dovere di qualsiasi cittadino e a maggior ragione del primo cittadino che ha la responsabilità di amministrare la cosa pubblica. Ma un sindaco è l'espressione di una maggioranza all'interno della quale ci sono, come è giusto, interessi e sensibilità diverse; dunque deve preoccuparsi di dare un senso politico ai suoi atti lavorando sul dialogo e sulla ricerca di una convergenza. Sforzo a cui Cofferati intende dedicarsi a tempo pieno anche se, come ha spiegato, senza farsi intimidire da chicchessia.
Per il partito di Bertinotti infine, il caso Bologna può essere cruciale per sciogliere definitivamente quei dubbi che fanno tanto comodo alla destra. E cioè se e come una forza che si definisce della sinistra antagonista possa diventare forza di governo, con tutto ciò che ne consegue. La polemica in una giunta o in una maggioranza può essere anche benefica, purché l'alleato non sia definito un "fascista" solo perché non si è d'accordo con lui. Di lotta e di governo è un ottimo slogan. A patto però che la lotta non sfasci il governo.


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