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Unità: «Colpiranno le fasce più deboli, noi non ci stiamo»

DARIO IANES Pedagogista, si è dimesso per protesta insieme a un collega dall’Osservatorio del ministero

07/10/2008
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l'Unità

Roma

La Gelmini non l’ha mai cercati o consultati. Da quando ha preso casa al ministero dell’Istruzione ha coscientemente ignorato l’esistenza dell’Osservatorio sull’integrazione scolastica. E persino del progetto triennale «I care» in corso nelle scuole d’Italia. Del resto, di inclusione non c’è traccia nella controriforma scolastica del duetto Gelmini-Tremonti. A Dario Ianes e Andrea Canevaro, due noti pedagogisti dell’Osservatorio, non è stato quindi permesso di continuare a svolgere il loro compito: migliorare la qualità dell’inclusione degli alunni con bisogni educativi speciali. Così i due docenti, per coerenza, si sono dimessi.

Professor Ianes, con il maestro unico la qualità dell’inclusione è in pericolo?

«Il rischio è quello di una sempre maggiore delega all’insegnante di sostegno. Delega che può anche portare all’uscita sistematica dalla classe dei bambini con bisogno educativo speciale.

Il che vuol dire che si torna alle classi differenziali?

«Non è un rischio immediato, perché la scuola italiana ha un suo dna inclusivo. Però le cose che vediamo di questa politica scolastica non vanno certo negli interessi delle fasce più deboli».

Non le piace proprio la controriforma Gelmini?

«La politica scolastica della Gelmini è fatta solo di tagli, di economie presunte, rigore, disciplina, ordine, voto in condotta e bocciatura. Nessuna politica è prevista per le fascie deboli».

Il ministro ha dichiarato che non toccherà il sostegno. Non basta?

«Con il ritorno del maestro unico e il previsto aumento degli alunni per classi si va in direzione contraria all’inclusione. C’è il rischio che il sostegno divenga un contenitore di disagi, quindi l’integrazione è in forte pericolo. Mentre la vera inclusione è quando il bambino sta insieme e si confronta con gli altri compagni».

Quali sono i reali compiti dell’Osservatorio?

«Consulenza e appoggio tecnico alle politiche di integrazione. In tutto eravamo in 14».

E gli altri?

«Non escludo un effetto domino. Come pedagogisti non ci stiamo ad essere addidati nel clima di rinnovato rigore scolastico come responsabili dello sfascio della scuola».

E ora arriva il voto di fiducia...

«La nuova politica scolastica è gestita da finalità economiche. E tutto questo avverrà sulle spalle delle famiglie, sulla pelle degli alunni e sulla credibilità della scuola pubblica. Come invece la vuole la nostra Costituzione».