Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità-Contro-effetto Letizia: arriva il boom dei licei classici

Unità-Contro-effetto Letizia: arriva il boom dei licei classici

Maggio 2004 La riforma della ministra produce un eccesso di domande di iscrizione verso le scuole umanistiche. "Fuga" dagli istituti tecnici e professionali Contro-effetto Letizia: arriva il b...

27/05/2004
Decrease text size Increase text size
l'Unità

Maggio 2004

La riforma della ministra produce un eccesso di domande di iscrizione verso le scuole umanistiche. "Fuga" dagli istituti tecnici e professionali

Contro-effetto Letizia: arriva il boom dei licei classici

Chiara Martelli

ROMA "Buongiorno signora, ci dispiace ma non abbiamo più posto". È un ritornello che si ripete, come un nastro rotto, da nord a sud della penisola a centinaia di famiglie che in questi ultimi mesi hanno tentano di iscrivere i propri figli a un liceo. Un eccesso di domande ha sovraccaricato, inaspettatamente, le scuole ad indirizzo umanistico e scientifico lasciando molti banchi vuoti tra le fila degli istituti tecnici e professionali. Se il romano "Visconti" ha registrato 100 domande in esubero o al "Tasso" 42 ragazzi sono stati esclusi, all'Itis "Armellini" il prossimo anno otto aule rimarranno vuote. In calo anche le iscrizioni all'istituto tecnico commerciale "Bachelet" o al rinomatissimo "Steiner" di Torino che in grafica pubblicitaria è uno dei leader nazionali. A sentire alcuni dirigenti scolastici quello che sta accadendo è una vera e propria fuga di massa verso un sapere che qualcuno vuole accreditare come quello di serie A. Quello che formerà la classe dirigente di domani. Quello che attualmente è l'unico indirizzo in grado di sedare incertezze e paure di giovani e giovanissimi alle prese con il rebus riforma Moratti. Infatti, oggi come oggi, non è ancora dato sapere quale sarà il destino di questa istruzione ibrida che nel tempo si è contraddistinta per aver abilmente coniugato il sapere con il saper fare. Il doppio canale annunciato dal ministro nella legge 53 - nonostante sia ancora privo di decreti applicativi - demarca di fatto una distinzione netta dei percorsi formativi. Di stampo gentiliano. Da una parte i licei, quelli della theoria. Astratti. Dall'altra gli istituti di formazione professionale che si cimenteranno solo nella téchne, avviando i loro studenti al lavoro. "Continua ad essere chiaro - affermano le senatrici Maria Chiara Acciarini (Ds) e Albertina Soliani (Margherita) - che il disegno Moratti corrisponde ad un'idea obsoleta di società che non riesce a trovare una collocazione, e quindi una prospettiva per il futuro, agli istituti tecnici. Invitiamo ancora una volta il ministro a guardare la scuola da vicino poiché capirebbe che i suoi schematismi ideologici mal si adattano alla ricchezza delle esperienze in corso negli istituti". Teoricamente gli istituti tecnici e quelli d'arte come gli istituti professionali - attualmente facenti parte del sistema scolastico statale - dovrebbero passare, con il loro milione e mezzo di studenti, in mano alle Regioni. Non più scuole, ma enti di formazione. Sulla questione, però, i consensi sono trasversali. Anche sul fronte della maggioranza i pareri sono difformi. Il responsabile scuola di Alleanza Nazionale, Valditara, in più occasioni ha espresso un netto dissenso sul trasferimento delle competenze. A tal proposito, infatti, ha avanzato l'ipotesi di istituzione di un doppio canale di licei di cui uno a indirizzo generalista e un altro di tipo "vocazionale", mirato a percorsi professionalizzanti erede di quegli istituti messi al bando. Perfino la società civile si è mobilitata affinché venga valorizzata la strutturazione di queste scuole che hanno reso possibile la crescita della scolarizzazione nel Belpaese e aiutato lo sviluppo economico e sociale. Sono oltre 18 mila le firme quelle che seguono l'appello che ha colto i plausi anche del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. E proprio la prima carica dello Stato a sottolineare il valore della formazione permanente. "All'Italia servono più laureati, più diplomati. Non va disperso lo straordinario patrimonio degli istituti tecnici superiori. Ne ho visitato di recente alcuni davvero straordinari. Parimenti, deve essere favorita la formazione "permanente", non limitandola all'apprendimento in fabbrica".