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Unità-Così il governo affonda l'economia

Così il governo affonda l'economia Tagli per investimenti e occupazione. Meno soldi agli enti locali, più imposte sulla casa Bianca Di Giovanni ROMA La stangata di mezza estat...

23/07/2004
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l'Unità

Così il governo affonda l'economia

Tagli per investimenti e occupazione. Meno soldi agli enti locali, più imposte sulla casa

Bianca Di Giovanni

ROMA La stangata di mezza estate è legge: il governo ha incassato la fiducia sul maxi-emendamento con 317 sì e 194 no. In un'Aula semideserta (affollati soltanto i banchi dell'opposizione e al banco del governo soltanto il sottosegretario all'Economia Maria Teresa Armosino) si è consumato il rito delle dichiarazioni di voto. La Lega non ha nascosto i suoi malumori, facendo emergere parecchie verità scomode per il centro-destra. "Più tasse significa più Stato - ha detto chiaro e tondo Giancarlo Pagliarini - La Lega non vuole appoggiare un governo statalista". E invece lo fa, nonostante non sia d'accordo praticamente su nulla: né sulle nuove tasse sulla casa, né sul prestito-ponte all'Alitalia (fin quando c'è stato Giuseppe Bonomi, però, il Carroccio ha tenuto la bocca chiusa). Così le camicie verdi votano "con sofferenza" - continuando a declamare proclami sulla devolution - un provvedimento che colpisce cittadini e imprese, assicurazioni, banche, Comuni e Province e tutti i ministeri, che rischia di mettere definitivamente in ginocchio il Mezzogiorno, se non l'intera Penisola.Vota perché la manovra "è urgente e indifferibile", perché "non ci sono santi", se la manovra non passasse per il Paese sarebbe peggio. E qui Pagliarini apre uno squarcio sull'emergenza "censurata" da tutti gli interventi. "I problemi veri si affronteranno dopo - continua l'esponente del Carroccio - con Dpef e Finanziaria, perché i tendenziali per il 2005 sono drammatici". Eccola qui tutta la verità: il deficit è fuori controllo. Per la Lega sarebbe vicino al 4%, per altri osservatori è poco sotto il 5%, per l'Isae al 4,2%.
Per ora, comunque, la maggioranza pensa a rimettere ordine sui conti del 2004 e a voltare pagina quanto prima. An dal canto suo incassa i minori tagli alla Difesa, suo cavallo di battaglia. E tace, terrea, agli assalti anti-statalisti dei leghisti. E non solo: tace anche sul Mezzogiorno e sulla solidarietà, temi cari ai centristi. Mentre l'opposizione colpisce al cuore la maggioranza ("Siete diventati voi il problema del Paese, per favore togliete l'ingombro", dichiara Pier Luigi Castagnetti) la Camera approva il salasso. E intanto già si prepara un nuovo dossier per la Consulta, visto che l'associazione bancaria è intenzionata a sollevare il caso di costituzionalità sull'aumento dell'Irap previsto dal documento.
Il decreto convertito ieri in legge realizza una manovra correttiva da 5,6 miliardi di euro per l'anno in corso in termini di riduzione dell'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche. Sul fronte del bilancio dello Stato le riduzioni di spesa e le maggiori entrate dovrebbero comportare, per il 2004, una diminuzione del saldo netto da finanziare di 7,5 mld di euro (2 mld quindi impattano solo sulla cassa e non sulla competenza). Pesante la stretta sulla casa, con maggiorazioni sia sull'imposta sui mutui immobiliari (esclusa sempre la prima casa) che passa dallo 0,25% al 2%, sia sul moltiplicatore dell'imposta di registro, che passa al 20% dal 10% (l'anno scorso era al 5%). L'anticipo sull'imposta sui mutui da versare entro settembre passa dal 90% al 300% (quasi un'appropriazione coatta) facendo entrare nelle casse dello Stato nel giro dipoche settimane 407 milioni di euro. Quanto all'imposta di registro, porterà 208 milioni di euro in più, ma se si aggiungono i terreni e le successioni si arriva a 238 milioni. Aumentano anche una serie di bolli. Dalla marca che passa da 10,33 euro a 11 euro si otterranno 101 milioni, mentre l'aumento dell'imposta di bollo sugli atti notarili (che passa da 165,27 euro a 176) assieme ad altre modifiche produrrà 118,7 milioni di maggior gettito.
Passando ai tagli ai ministeri, si prevede una riduzione degli stanziamenti di spesa per 1,9 miliardi di euro, dopo l'"alleggerimento" della stretta per la Difesa, a cui comunque resta un "taglio" di 857,5 milioni di euro. Va aggiunto però il definanziamento della legge sulla riforma degli ammortizzatori sociali che ha sottratto al Welfare 479 milioni di euro. Tagli pesanti si prevedono per gli enti locali, già sul piede di guerra per la richiesta di diminuire del 10% le spese per beni e servizi. Nonostante qualche alleggerimento per le amministrazioni più virtuose, per i Comuni resta una stangata di 1,5 miliardi, mentre a Province e Regioni vengono "sottratti" circa 400 milioni ciascuno. Diminuiti anche i fondi della legge 488 (agevolazioni alle imprese nelle aree svantaggiate), il bonus per l'occupazione ed altri sussidi alla programmazione negoziata. Per le imprese è una vera gelata, visto che subiscono in pieno anche l'aumento delle tasse sugli immobili.
Tornando al versante delle entrate, entrate la manovra incide sul settore delle assicurazioni, delle banche e degli enti non commerciali. In particolare, per le assicurazioni, il decreto stabilisce l'aumento dell'imposta annua sulle riserve delle polizze vita e dei fondi pensione che passa dallo 0,20% allo 0,30%. Da qui dovrebbero arrivare 828 milioni di euro (inizialmente erano 690 ma con il maximendamento del governo si è stabilito che le assicurazioni dovranno pagare in una unica tranche l'incremento dello 0,30% dell'imposta sulle riserve matematiche dei rami vita, anzichè versare un acconto pari allo 0,25% entro il 30 novembre 2004, e il residuo 0,05% in seguito). Per le banche è previsto un allargamento della base imponibile Irap che garantirà incassi per 372 mln nel 2004 e 437 nel 2005.