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Unità-Così il governo colpisce la previdenza

.07.2004 Così il governo colpisce la previdenza di Raul Wittenberg Passa dunque la controriforma delle pensioni, ancora una volta col voto di fiducia come al Senato, ma questa volta in via defi...

27/07/2004
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l'Unità

.07.2004
Così il governo colpisce la previdenza
di Raul Wittenberg

Passa dunque la controriforma delle pensioni, ancora una volta col voto di fiducia come al Senato, ma questa volta in via definitiva. Com'è noto si tratta di una legge delegata, che affida al governo il potere di definire nei dettagli con uno o più decreti legislativi le indicazioni della delega. La definizione di questi decreti offre qualche margine per limitare le contraddizioni più clamorose, le sciocchezze più madornali di questo sciagurato progetto. Ma resta la sostanza: dal 2008 alla pensione anticipata di anzianità si arriva tre anni più tardi, il sistema contributivo viene stravolto resuscitando la pensione di vecchiaia a 65 anni (60 le donne) al posto del pensionamento flessibile, si approfitta del secondo pilastro previdenziale rappresentato dai Fondi complementari per favorire il ramo vita delle compagnie di assicurazione.

Uno sciagurato progetto, che a quasi tre anni dal primo annuncio ha perso qualche pezzo di pregio lungo la strada. Un progetto studiato con l'allora presidente della Confindustria Antonio D'Amato, che in cambio del sostegno alla coalizione di centro destra aveva preteso - per ridurre il costo del lavoro - una forte riduzione dei flussi finanziari alla previdenza obbligatoria nel sistema contributivo, con un taglio da 3 a 5 punti dell'aliquota contributiva per i nuovi assunti e corrispondente taglio delle pensioni di questi ultimi. Operazione difficile a far digerire anche ai più sprovveduti elettori della maggioranza. E quindi si dispose che comunque quelle pensioni quarant'anni dopo non sarebbero state tagliate. Una vera assurdità.

Inoltre, il ridimensionamento della previdenza obbligatoria imponeva il rilancio di quella volontaria integrativa finanziandola con le liquidazioni. Ed ecco la brillante idea di trasferire il Tfr ai Fondi, ma obbligatoriamente e per tutti i lavoratori anche se non iscritti ai Fondi pensione: un vincolo forzoso al salario differito che sarebbe crollato al primo ricorso alla Corte costituzionale. Questi i due pezzi di pregio, talmente insostenibili anche a lume di logica, che il Centro Destra ha dovuto rinunciarci. Però qualcosa bisognava fare. Lo scenario si è spostato dagli accordi con la Confindustria a quelli con l'Unione europea, pronta a bollare la finanza creativa e le una tantum del ministro Tremonti. Il quale riesce a piegare le resistenze della Lega Nord e introduce nella delega l'intervento sulle pensioni di anzianità: ovvero la misura strutturale sui conti pubblici attesa da Bruxelles. Infatti la controriforma su cui il governo ha posto la fiducia che si vota oggi dovrebbe garantire 39 miliardi di euro di risparmi tra il 2008 e il 2013, con una manovra pari allo 0,7% del Pil. Del resto proprio il Cavaliere Onorevole Silvio Berlusconi durante la campagna elettorale aveva accusato il Centro Sinistra di non aver fatto nulla sulle pensioni, descrivendo l'Inps come un ente ormai alla bancarotta. Naturalmente non era e non è vero. Proprio ieri è stato consegnato al governo il bilancio 2003 dell'istituto, in cui legge che la spesa per pensioni è cresciuta (6,3%) meno delle entrate (7,26%). Ovvero il sistema è sano ed è stato risanato dal Centro Sinistra.

Se il governo rispetterà la tabella di marcia, le cose pensionistiche cominciano a cambiare dal 1° gennaio 2006, considerando che i decreti legislativi dovrebbero essere approvati entro fine luglio 2005. Probabilmente prima del 2006 si chiuderà almeno una finestra d'uscita verso la pensione di anzianità: ora sono quattro le scadenze per l'accesso al ritiro anticipato, la delega le riduce a due, la Finanziaria 2005 forse ne lascerà una sola. Comunque, assicura il ministro del Wefare Roberto Maroni, "da settembre ci sarà il confronto con le parti sociali sui decreti legislativi, pensiamo per settembre di avere materiale per l'attuazione della riforma". Ovvero: dal 2008 in pensione di anzianità a 60 anni; da subito un super bonus in busta paga per chi, raggiunti i requisiti per andare in pensione d'anzianità, decide di restare a lavoro; silenzio-assenso per la destinazione del Tfr (trattamento di fine rapporto) ai fondi pensione. In particolare ai trattamenti di anzianità con 35 anni di contributi si accede con 60 anni di età gli uomini (61 per gli autonomi, 57 per le donne ma con il calcolo contributivo), oppure con 40 anni di anzianità contributiva a prescindere dall'età anagrafica. L'età anagrafica sale a 61 anni (62 per gli autonomi) dal 2010; dopo la verifica del 2013 si deciderà se portarla a 62 anni (63 per gli autonomi).

Il superbonus (in busta paga il 32,7% che normalmente si versa all'Inps). Quanto conviene? Si perderebbe la corrispondente parte del vitalizio per avere due anni di stipendio maggiorato. Infatti se la controriforma scatta il primo gennaio 2006, del beneficio si godrebbe solo in quei 12 mesi e in quelli successivi del 2007. Meno finestre. Passando da quattro a due quelle annuali, per i lavoratori dipendenti l'attesa per la pensione, una volta raggiunti i requisiti, va da sei mesi a un anno. Per gli autonomi l'attesa può andare da un anno a un anno e mezzo. La norma non si applica ai lavoratori che hanno chiesto la "certificazione" dei diritti e hanno continuato a lavorare. Rinviata ai decreti delegati la decisione sul numero delle finestre di uscita per chi va in pensione con almeno 40 di contributi.
Silenzio assenso. Il lavoratore avrà sei mesi di tempo dall'entrata in vigore dei decreti attuativi (o sei mesi dall'assunzione per i neo assunti) per decidere se dire no all'uso del suo Tfr per la previdenza complementare, quei soldi possono andare anche a una polizza vita nonostante saranno falcidiati dagli alti costi di gestione. In caso di silenzio, il Tfr maturando andrà ai fondi pensione della categoria a cui appartiene. Se il Fondo negoziale di categoria non esiste, in sede di decreto applicativo il Tfr potrebbe essere collocato in un Fondo Inps per ridurre il disavanzo dei conti pubblici.