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Unità: Da Firenze a Napoli:«Sum», iper-università delle scienze umane

Parla Aldo Schiavone

23/05/2006
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l'Unità

di Roberto Roscani

Una università di 130 studenti in un mondo di atenei che ne contano decine di migliaia (e in qualche caso si avvicinano o superano i centomila) potrebbe far sorridere. Eppure questa università c’è ed è orgogliosa della sua specificità. Si chiama Istituto italiano di scienze umane (in sigla Sum) e benché piccolo si trova in due città diverse e anzi spera di ingrandirsi. La sede centrale è a Firenze, nell’ultimo strepitoso piano di Palazzo Strozzi, quella «secondaria» è a Napoli. «È vero, siamo un’università molto speciale, anzi unica, per due motivi. Perché ci occupiamo esclusivamente di scienze umane e perché siamo una struttura a rete. Siamo nati per iniziativa di grandi università italiane come Firenze, Napoli (la Federico II ma anche l’Orientale e Suor Orsola Benincasa), Bologna, Siena. Guardiamo con interesse a nuovi accordi con Torino e con la Sapienza e abbiamo stretti legami internazionali con Parigi e Londra». Chi parla è Aldo Schiavone, studioso di diritto e direttore del consorzio universitario che ha dato vita all’Istituto.

Schiavone racconta la nascita del Sum partendo dall’origine, quando una decina di anni fa il governo di centrosinistra diede impulso all’idea di strutture consorziate tra università destinate all’alta formazione, in sostanza ai master di massimo livello. «Il progetto non è stato osteggiato durante i governi di centrodestra e anzi l’ex ministro Moratti ha deciso di trasformarci in una vera e propria università. Ora il nostro desiderio è quello di lavorare bene col nuovo governo». Il direttore dribbla le polemiche che nei mesi scorsi avevano accostato in un unico provvedimento la nascita di questa università a quelle dell’Istituto protetto da Pera a Lucca e di quello voluto da Tremonti a Genova.

Schiavone, che ha appena inaugurato le attività di quest’anno con una iniziativa a cui hanno partecipato Umberto Eco (docente da sempre dell’Istituto) Timothy Garton Ash e Paolo Rossi, guarda soprattutto agli elementi di novità che il Sum può dare: «Mentre per le scienze esatte, la matematica o la fisica - dice - l’internazionalizzazione è un dato che esiste da sempre per le scienze umane spesso queste sono rimaste all’interno di recinti nazionali. Noi vogliamo guardare oltre riprendendo quella tradizione di cosmopolitismo culturale che è nel passato lontano dell’Italia. Abbiamo già studenti inglesi francesi, americani, altri vengono dall’Europa orientale. E poi credo che discipline come la storia, la filosofia, la filologia, la storia dell’arte siano strumenti capaci di valorizzare proprio il grande patrimonio dell’Italia che è la sua cultura».

Accanto ai finanziamenti pubblici il Sum ha cercato partner privati in grandi aziende, non per una rivisitata forma di mecenatismo ma perchè, spiega Schiavone «crediamo che le imprese possano e debbano investire sulle scienze umane proprio perché queste sono un motore potente di valorizzazione del nostro paese».