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Unità-Dall'università la rivolta degli storici contro la Moratti

"Nei programmi voluti dal ministro la storia riflette una cultura cattolica reazionaria: la sua". Paolo Prodi: "Insegnamento a rischio" Dall'università la rivolta degli storici contro la Morat...

26/06/2004
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l'Unità

"Nei programmi voluti dal ministro la storia riflette una cultura cattolica reazionaria: la sua". Paolo Prodi: "Insegnamento a rischio"

Dall'università la rivolta degli storici contro la Moratti

Adriana Comaschi

BOLOGNA Una sonorissima bocciatura per il ministro Moratti: "L'idea di storia della Moratti riflette la sua cultura, che è quella di un cattolicesimo reazionario. Ed è una storia ideologica, pacificata, dove manca ogni riferimento scomodo come quello al fascismo, eurocentrica. Per la scuola italiana serve un cambio di registro, perché così siamo completamente fuori strada". Parola di storico, il professor Alberto De Bernardi, direttore del Dipartimento di Discipline storiche dell'Alma Mater. Anzi, parola di storici.
In principio fu lo sfogo personale del professor Adriano Prosperi, celebre studioso di storia della Chiesa, che alla rubrica delle lettere di un quotidiano confidò le sue angosce per una scuola "dove non si insegna più la memoria". Che non fosse il solo a pensarla così si è capito ieri in piazza S. Giovanni in Monte, nel corso di un seminario che ha visto la presenza di tutte le principali associazioni di storici italiane e di decine di docenti delle superiori. Insieme, per esprimere tutta la loro preoccupazione per i programmi che il ministero ha elaborato per le medie, e per quelli delle superiori ancora allo studio.
Un seminario organizzato dal Dipartimento "proprio a partire da quello sfogo di Prosperi", racconta il professor Paolo Prodi, docente di storia moderna ma presidente della Giunta centrale degli istituti storici, sorta di "autogoverno" accademico degli storici. A muovere studiosi di tutte le epoche è il fondato timore di "un emarginazione dai programmi della storia, ridotta a semplice raccontino edificante" spiega Prodi. I programmi delle elementari già preparati stanno lì a dimostrarlo: questo insegnamento viene confinato agli ultimi anni. Per medie e superiori la situazione non migliora: cancellata la storia più antica, del '900 non si parla se non in modo minimo. E con evidenti storture: "Rimangono solo comunismo e nazismo, del fascismo nessuna traccia così come dell'imperialismo" nota De Bernardi. Eppure, aggiunge Prodi, "oggi avvenimenti come quelli della guerra in Afghanistan o nei Balcani non possono essere capiti senza una conoscenza della storia di lungo periodo. Il rischio di una deriva è enorme". Ed è il rischio che la scuola non centri l'obiettivo di "formare delle persone" e ottenga invece l'effetto di creare "giovani psicopatici, a causa della mancanza di radici e di appartenenza" a cui li condanna la scomparsa dell'insegnamento della storia. Da qui l'appello a tutta la comunità scientifica e all'opinione pubblica: "Si deva cambiare rotta".