Unità: Dante e il filo spezzato della memoria
Tullio De Mauro
4dicembre, ore 19 e 30. La domanda è considerata difficile. Il bravo conduttore la propone, salvo errore, dopo altre dodici, quasi al termine della scalata di domande di difficoltà crescente. La risposta giusta garantirebbe alla concorrente, una giovane avvocato già in carriera, 150.000 euro. La domanda è: «Dante, oltre oscura, usa altri tre aggettivi per definire la selva. Di questi quattro quale non usa?». Seguono i quattro aggettivi: “A) selvaggia; B) forte; C) irta; D) aspra”. La candidata deve scegliere e indicare la non usata. Si arrovella, tace, passa il tempo. Nonè chiaro se nel pubblico in sala presente al gioco qualcuno conosca la risposta, parrebbe di no. Infine la candidata, come è suo diritto per le regole del gioco, rinunzia a rispondere, si porta a casa 70.000 euro soltanto. Dal seguito parrebbe che anche il bravo conduttore ignori la risposta. Questa infine viene fornita: il conduttore legge dalle carte che ha davanti i versi 4e 5 del primo canto della Divina Commedia. Li legge con quel sovrappiù di enfasi fastidiosa che la tradizione scolastica (in parte anche teatrale, del teatro in lingua) carica su ciò che si ritiene poesia. E finalmente l’avvocato e alcuni milioni di persone apprendono che Dante diceva la selva selvaggia, aspra e forte, ma non irta. La risposta corretta sarebbe stata quella marcata con la C. Dunque è possibile uscire da un liceo, attraversare la facoltà di giurisprudenza, diventare ed essere avvocato e non avere alcuna memoria dei versi iniziali della Commedia. Ricordarli, ovviamente insieme a parecchi anni, è stato per secoli un filo tenue,ma tenace che ha legato le generazioni colte del paese, ne ha garantito l’identità attraverso il tempo e ne ha favorito l’unità oltre le differenze regionali. Parlavano i dialetti e magari francese più che italiano, ma ricordavano diffusamente i versi di Dante e si ritrovavano in una comune memoria. Negli ultimi trent’anni abbiamo imparato l’italiano, più o meno, bene o male. Ma possiamo appartenere al segmento più istruito della popolazione, al7%della popolazione, e fare gli avvocati, eppure ignorare i versi iniziali della Commedia fino a non riconoscerne le parole anche quando ci sono messe sotto gli occhi, anche quando, stando a internet, sono parte di uno dei versi più diffusamente noti. Parliamo la lingua di Dante, usiamo di preferenza le parole da lui preferite, ma molti di noi non lo sanno e non se ne rendono conto. L’antico filo per molti si è spezzato. Di qui «comincia una novella istoria»?