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Unità-Dobbiamo andare tutti a Roma ?-di Francesco Pardi

Dobbiamo andare tutti a Roma il 9 ottobre contro la nuova legge elettorale? A giudicare dalle lettere inviate ai nostri siti e anche a l'Unità sembra che non pochi cittadini provino scarso entusiasmo...

08/10/2005
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l'Unità

Dobbiamo andare tutti a Roma il 9 ottobre contro la nuova legge elettorale? A giudicare dalle lettere inviate ai nostri siti e anche a l'Unità sembra che non pochi cittadini provino scarso entusiasmo per questa mobilitazione. Forse vale la pena di affrontare i loro argomenti. Due sembrano prevalere su tutti. Si dice che i partiti di centrosinistra si erano dimostrati poco propensi alla lotta quando nei mesi passati erano state avanzate proposte di un massiccio ritorno in piazza contro la sequela delle leggi vergogna; si aggiunge che si mobilitano solo ora perché la nuova legge mette in pericolo la loro dotazione di seggi. È questo un atteggiamento presente nel popolo di centrosinistra e denota scarsa fiducia nelle forze politiche: tema su cui i partiti sarebbe bene ragionassero con franchezza invece di eluderlo nel disinteresse o nell'oblio.
Un punto di vista più tipico della sinistra è una certa indifferenza verso il destino del maggioritario. La sinistra è per vocazione proporzionalista e se può aver apprezzato nel maggioritario un mezzo transitorio per liberarsi dell'anomalia italiana, continua a vedervi soprattutto una lesione sostanziale della democrazia rappresentativa.
Persuasi da questi due ragionamenti, separati o mescolati tra loro, molti sarebbero inclini a esercitare la delega: fate pure la manifestazione del 9 ma non chiedeteci di riversarvi troppe energie. C'è anche chi sarebbe disposto a uno sforzo ma solo se i partiti che lo richiedono accogliessero con maggiore interesse il contributo che la cittadinanza democratica ha dato sul piano delle indicazioni programmatiche e delle scelte irrinunciabili.
Insomma, si può andare a Roma ma i nostri partiti ci devono dare ascolto. Può darsi che una sintesi così semplice appaia volgare, ma una rapida inchiesta basata sulla verità dimostrerebbe senza fatica che corrisponde a sentimenti molto diffusi. E con essi si deve fare i conti.
C'è una prima risposta elementare. Se la nuova legge elettorale è un sistema per trasformare la possibile vittoria del centrosinistra in una probabile sconfitta non ha un gran senso per l'elettorato critico distinguere il proprio destino da quello dei partiti. Detto nel modo più piatto: se perdono loro perdiamo anche noi. E l'esperienza di una legislatura guidata dal peggior governo dell'età repubblicana dovrebbe convincere chiunque che farlo governare un'altra volta è un rischio che non possiamo permetterci. Una nuova vittoria del centrodestra produrrebbe danni istituzionali irreparabili, e l'idea di Berlusconi seduto sulla sedia di Ciampi, Scalfaro, Pertini, Einaudi è una mostruosità intollerabile. Lottare per votare con il sistema vigente è un atto di conservazione? Si, conserva la possibilità della democrazia, e con essa la possibilità di lottare per garantire a tutti la libertà dal bisogno e la libertà di scelta.
L'offensiva del centrodestra per riuscire a vincere anche se perde ha oggi il paradossale vantaggio di richiamarci alla realtà.
L'irresponsabile euforia per una vittoria già ottenuta e di vaste proporzioni, dilagata nei mesi scorsi, deve cedere il passo alla realistica convinzione che non abbiamo ancora vinto, che l'avversario, per non perdere, è pronto ad arrivare alla dissoluzione di tutti i principi del confronto democratico, e che, se sarà necessario, ci si dovrà attrezzare per prevalere anche sulla base delle nuove procedure imposte, per quanto ostili esse siano. E ciò imporrà ancora più fermezza nel garantire la tenuta unitaria dell'intera coalizione.
Il popolo di centrosinistra vuole che la coalizione non sia imbolsita dall'arrivo di coloro che fino a poco fa non si vergognavano a stare nel centrodestra o ad appoggiarlo. Con questa zavorra attaccata alle spalle non si può guardare in avanti. Ma per poter sostenere le proprie idee bisogna esistere e lottare. Non è con gli atteggiamenti agnostici e rinunciatari che si può trasformare l'opposizione in maggioranza.
Quindi andiamo tutti a Roma il 9 con le nostre parole d'ordine, facciamo una grande manifestazione contro la nuova legge elettorale. E chi non può venire a Roma si dia da fare nella sua città, anche nelle forme più spontanee. Poi parteciperemo agli scioperi generali contro la finanziaria. Fino a che non abbiamo vinto non possiamo abbassare la guardia.