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Unità: Docenti frustrati, un danno per gli studenti

Bankitalia-Istruzione: al Sud sono vecchi e poco istruiti. Lavoro precario, restano i meno capaci

14/07/2008
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l'Unità

di Giuseppe Vittori/ Roma

INSEGNANTI ANZIANI, insoddisfatti della scuola in cui lavorano e troppo spesso desiderosi di fuggire dal proprio istituto in cerca di un «upgrade» e di un trasferimento nelle scuole migliori. È un quadro ben poco promettente quello delineato da alcuni ricer-

catori di Bankitalia e del ministero della Pubblica istruzione inserito tra i temi di discussione di via Nazionale. Un quadro soprattutto che influisce negativamente sugli studenti e sul loro apprendimento, messo a rischio dal turnover dei professori e dal loro «scarso attaccamento» alla scuola in cui operano.

L’indagine degli studiosi passa ai raggi x il corpo insegnante italiano perché la loro azione quotidiana rappresenta «la principale determinante, insieme alle caratteristiche innate e al contesto socio-economico, degli apprendimenti degli studenti».

Quello che emerge è innanzitutto che gli insegnanti sono in media più vecchi del resto degli occupati e sono in prevalenza donne. Nelle regioni meridionali, in particolare, i docenti sono in genere «più vecchi, meno istruiti e con voti di laurea o di diploma inferiori a quelli dei loro colleghi che operano nel resto del paese». Gli insegnanti più anziani possono inoltre di solito contare su un voto di diploma o laurea più basso rispetto alla media. «Ciò - si legge nel tema di discussione - potrebbe discendere da meccanismi di cosiddetta “selezione avversa”, per cui rimangono nella professione soggetti meno capaci».

Per quanto riguarda l’accesso nel mondo del lavoro, «l’inizio della carriera è caratterizzato da forte precarietà, con contratti a termine di durata inferiore rispetto al resto dell’economia, una più intensa ricerca di un altro lavoro e una più elevata probabilità di svolgere un secondo lavoro».

Ma è sul turnover che i ricercatori si concentrano con particolare attenzione. «Nell’insieme delle scuole italiane, più di un quinto dei docenti cambia scuola da un anno all’altro. Il turnover - scrivono - non è dovuto esclusivamente alla presenza di molti docenti con incarico solo annuale, cioè i precari. Ad essi si aggiungono le entrate e le uscite dal sistema e soprattutto gli spostamenti da una scuola all’altra di molti insegnanti di ruolo», che rappresentano circa un terzo del turnover complessivo. Lo studio sottolinea però che proprio di questo turnover, e del «mismatch», ovvero dello scarso attaccamento degli insegnanti alla scuola in cui operano, «risente negativamente l’apprendimento degli studenti». Lo studio risente cioè della «mancanza di continuità didattica».