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Unità: Epifani denuncia: nel mirino l’unità sindacale

Il segretario della Cgil individua nelle mosse del governo una strategia d’attacco al sindacato

24/06/2008
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l'Unità

di Felicia Masocco

Riprende oggi il negoziato sul modello contrattuale, in un clima più teso rispetto a una settimana fa. Il governo fa il guastafeste, la decisione di fissare all’1,7% il tasso di inflazione programmata non è neutra, rischia di condizionare il confronto tra sindacati e imprese. Si è fatto poi evidente il tentativo di dividere il fronte sindacale accreditando Cisl e Uil come pronte a tutto e una Cgil, al contrario, «conservatrice» a prescindere. Si sa che, diviso, il sindacato è più debole. È un brutto dejà-vu.
Un tasso d’inflazione programmata che è meno della metà di quella reale piace a Confindustria. Ma dispiace, e non poco, ai sindacati. Chiusa la festa di Levico, che ha visto il ministro del Lavoro e quello dell’Economia confermare la scelta dell’esecutivo, la Cisl lancia l’allarme. «Con un’inflazione programmata così bassa, di fatto si indebolisce le possibilità di rafforzare il secondo livello», afferma il leader Raffaele Bonanni. «O modificano quel dato o ci propongono una strada diversa di tutela dei redditi dall’inflazione. Che al momento non vedo». Ma non ci sono solo l’inflazione e i contratti.
L’architettura della manovra economica contraddice in più punti quanto rivendicato unitariamente dalle confederazioni con la piattaforma dell’autunno scorso, quando al governo c’era Prodi. Prodi non c’è più, ma carta manent, la piattaforma resta ed è valida anche per questo governo. Ed evidenti manomissioni vengono fatte al protocollo sul Welfare che i sindacati hanno fatto votare ai lavoratori. Inoltre c’è tutto il pacchetto-Brunetta sulla pubblica amministrazione. Onde evitare equivoci, la Cgil mette in chiaro, in proposito, che «non esiste la possibilità di uno scambio del tipo: risorse per il rinnovo dei contratti in cambio dell’accettazione dei provvedimenti delineati dal ministro Brunetta. Sono materie non scambiabili».
Ce n’è abbastanza. Eppure Cisl e Uil per settimane si sono trincerate dietro un detto-non detto e si è fatta evidente la distinzione con la Cgil che invece boccia quel che della manovra - in attesa di testi ufficiali - è dato di sapere. Così ieri Guglielmo Epifani ha rotto gli indugi: ha chiesto al suo Direttivo un mandato per aprire un confronto con le altre due confederazioni «sulle valutazioni di questi provvedimenti», per «chiedere correzioni significative a governo e Parlamento», per promuovere una «capillare» campagna di informazione sugli effetti che la manovra avrà sui redditi delle persone. E per «assumere le scelte conseguenti al quadro che sarà delineato». Frase in sindacalese stretto che tradotta sta per mobilitazione.
Occorre trasparenza. Preoccupa Epifani il tentativo «esplicito» del governo «di dividere il sindacato e di intervenire nella sfera dell’autonomia negoziale tra le parti. Di rappresentare una Cgil pregiudizialmente indisponibile, contro Cisl e Uil disponibili a priori su tutto». Se è così meglio dirselo. «Se ci sono valutazioni differenti su questioni importanti come quelle su cui abbiamo chiamato al voto i lavoratori non possiamo far finta di nulla», dichiara il segretario della Cgil.
In attesa di una risposta, Epifani vedrà i colleghi questo pomeriggio al tavolo con Confindustria su cui pesa quell’1,7% che rischia di far saltare tutto. Si dovrebbe entrare nel vivo e discutere del rapporto tra contratto nazionale e contratto di secondo livello e da parte sindacale si tasterà la disponibilità delle imprese a discutere su un tasso di inflazione più realistico. Il terreno è minato. E le tute blu fanno sapere che non ci stanno. «L’inflazione all’1,7 è addirittura peggiore rispetto a quanto previsto dagli accordi del ‘93» è il commento del leader dei metalmeccanici Uil, Tonino Regazzi. Se così è «definiremo le giuste contromisure nella discussione del contratto nazionale». Pessimista anche il leader della Fiom, «se queste sono le condizioni - afferma Gianni Rinaldini - non riesco a capire come si possa pensare a un accordo tra sindacato, governo e Confindustria. Penso che la trattativa cominci in modo segnato negativamente».