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Unità-Epifani:Il diktat viene da Confindustria"

Il diktat viene da Confindustria" ROMA "Ma quale diktat? Semmai noi abbiamo cercato l'esatto contrario, cioè di aprire un percorso comune su basi condivisibili. Come si può pensare che un testo d...

16/07/2004
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l'Unità

Il diktat viene da Confindustria"

ROMA "Ma quale diktat? Semmai noi abbiamo cercato l'esatto contrario, cioè di aprire un percorso comune su basi condivisibili. Come si può pensare che un testo di otto pagine in cui non compaiono mai le parole "lavoratori" e "diritti" possa diventare un documento congiunto? Le nostre proposte sono chiare e ragionevoli, le abbiamo espresse prima dell'incontro, durante e dopo. Confindustria rifletta".
Conversando con Guglielmo Epifani, il giorno dopo il primo, tumultuoso incontro con Confindustria, Cisl e Uil,non si ricava l'impressione di un leader preoccupato per il proprio presunto isolamento da quel tavolo che troppe fanfare avevano annunciato con enfasi. Al contrario, il segretario generale della Cgil appare tranquillo e disponibile a ribadire punto per punto perché a quel tavolo le cose non sono andate come si auspicava, quali paradossi procedurali (e non solo) abbiano condotto all'inatteso finale della riunione di mercoledì sera in viale dell'Astronomia. È sbagliato, anzi addirittura controproducente, secondo la Cgil, forzare in questo momento i tempi sul terreno della riforma degli assetti contrattuali, dei salari e della prevenzione del conflitto. Anzi, con importanti vertenze contrattuali ancora aperte, dagli autoferrotranvieri al pubblico impiego, il pericolo è quello di creare l'effetto opposto. E anche se nessuno lo dice, il timore è che dietro una facciata nuova si possano nascondere ancora tentazioni antiche, quelle che l'ex presidente degli industriali Antonio D'Amato ha manifestato sfacciatamente durante la sua gestione.
In realtà, poi, nei giorni precedenti l'appuntamento al tavolo della concertazione voluto da Luca Cordero di Montezemolo lo stesso Epifani aveva cercato di mitigare gli entusiasmi di chi già dava per fatto un percorso che ripartiva dopo una stagione così densa di scontri da non poter essere archiviata in sole tre ore di riunione. Al di là di qualche scambio acceso, infatti, non si è trattato di una "lite" con Savino Pezzotta o di qualche sgarbo personale: "Quelle sono cose che succedono quando si è coinvolti con passione nel proprio impegno - ricorda Epifani - e allora viene fuori il carattere, ma non significa niente di particolare".
Ieri il consiglio generale della Cisl ha dato mandato a Pezzotta di proseguire il confronto. Il presidente di Confindustria, Montezemolo, ha ribadito che "il paese ha bisogno di dialogo con il sindacato", precisando che "è un metodo che non vuol dire necessariamente accordo". Da parte sua, Guglielmo Epifani ricorda a Cisl e Uil che "Sulla revisione dei contratti esistono alcune precondizioni - spiega - dobbiamo capire se tra noi c'è un punto di vista comune; per questo soltanto dieci giorni fa abbiamo avviato una apposita commissione unitaria, perché non si tratta soltanto di "fare", ma anche di ragionare su "cosa fare"".
E il confronto con Confindustria?
"È il passaggio immediatamente successivo - spiega Epifani - a un confronto tra i sindacati. Se invece si procede capovolgendo questi passaggi, anticipando la discussione sui contratti non si ottiene di sicuro una riduzione dell'area del conflitto e diventa più difficile trovare un percorso unitario. Allora sì, si rischia la rottura".
Eppure Pezzotta ha parlato di veti della Cgil.
"Ma questo non è affatto vero, il mio non è un "niet" ma semmai il contrario, è la volontà di trovare un percorso unitario. È un richiamo al fatto che non possiamo decidere in tre chiusi in una stanza i modelli contrattuali del '93, perché riguardano milioni di lavoratori. Non si può cambiare senza avere ben chiaro perché e cosa bisogna cambiare. Il nostro non è un atteggiamento di rifiuto, ma la ricerca di una posizione unitaria con Cisl e Uil. Noi non abbiamo cambiato opinione".
Intanto Montezemolo minimizza l'accaduto e dice che si aspetta dal sindacato "un segnale unitario di risposta e di proposta rispetto ad un documento importante, che ha come obiettivo condividere un progetto da discutere con il governo".
"Ci è stato presentato un documento - ripete ancora una volta Epifani - che dal punto di vista delle politiche industriali è condivisibile, sul quale si può lavorare anche perché riflette le nostre posizioni ribadite più volte. Poi, però, c'è una parte che affronta temi come le privatizzazioni delle aziende pubbliche, il conflitto e i contratti che non ci sta bene. Noi abbiamo chiesto di toglierlo per poter così iniziare a lavorare sulla parte condivisa, ma su questo Confindustria ha mostrato di avere qualche problema e poi non c'è stato accordo neanche Cisl e Uil. Ma io mi chiedo come possa un sindacato considerare "congiunto" un documento che in otto pagine non menziona mai le parole "lavoro", "lavoratori" e "diritti"? Questo mi sembra piuttosto un testo unilaterale, un documento di parte, altro che congiunto...".
E adesso hanno rialzato la testa quelli che non cercano altro che pretesti per dire che la Cgil è isolata...
"Non sono preoccupato da questi commenti - assicura il segretario del più grande sindacato italiano - perché la nostra è una proposta seria per la ripresa dell'industria e dell'economia del nostro paese. Quello che porta alla rottura è il tentativo di inserire in quest'operazione forzature e anticipazioni su questioni delicate e complesse come quella degli assetti contrattuali. Ci rifletta Confindustria, e decida. Io credo proprio che le nostre proposte siano state chiare e ragionevoli prima, durante e dopo l'incontro di mercoledì sera".
Intanto la segreteria della Cgil ha convocato per lunedì mattina una riunione di tutti i segretari generali delle federazioni di categoria, delle federazioni regionali e delle camere del lavoro delle aree metropolitane. L'incontro servirà per fare, insieme con Guglielmo Epifani e con tutta la segreteria confederale, il punto della situazione sul fronte del dialogo con Confindustria e con Cisl e Uil, dopo la decisione di lasciare il tavolo di confronto.