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Unità: «Faccio una nota agli studenti e loro avvisano i genitori con un Sms. E la madre ti viene a cercare...»

VIAGGIO NELLA SCUOLA /1

07/04/2007
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l'Unità

Al liceo Bassi di Bologna, Magda insegna Italiano, Latino e Storia. E - se capita - spiega anche De André. «Nei ragazzi noto uno sfrenato narcisismo»

di Elisabetta Pagani/ Bologna

Ricorda ancora la sua prima supplenza. Era il marzo del 1979 e fresca di laurea venne catapultata in un aula del Liceo Righi, lo scientifico più antico di Bologna. Tesa, terribilmente emozionata. «Mi presentai con il registro tremante: davanti a me una ventina di ragazzi quasi coetanei. Ci divideva una manciata di anni, tanto che, a lezione conclusa, mi invitarono al cinema come si fa con un’amica». Magda Indiveri ha 51 anni e 23 li ha trascorsi come insegnante di ruolo a scuola. Prima alle elementari, poi una breve parentesi in un istituto in provincia di Ravenna, infine l’approdo al liceo statale delle Scienze sociali Laura Bassi di Bologna. Ora divide le sue 18 ore lavorative fra il liceo e la Ssis (Scuola di specializzazione per l'insegnamento secondario).
Una voce briosa, da ragazzina, per spiegare che, adesso che questo mestiere pieno di vizi e virtù lo conosce, lo sceglierebbe senza tentennare. Anni fa, invece, l’ha conquistata solo come strumento di affrancamento dalla famiglia. «Mi sono laureata in Lettere - racconta - e sognavo di fare la scrittrice, la giornalista o la ricercatrice. Ma avevo anche voglia di indipendenza». Ora è diverso: «Insegnare è camminare, è andare avanti, e a volte tornare indietro certo, ma significa essere sempre in movimento. È uno dei pochi lavori che ti permette di coniugare serietà e fantasia».
In vent’anni studenti e genitori delle scuole bolognesi sono cambiati. «Io le chiamo onde generazionali, e questa è caratterizzata da una grande sfiducia negli adulti e dall’incapacità di accettare la fatica». «Prima c’era più attenzione, più obbedienza forse, ma anche meno interazione. Adesso c'è molta vivacità, i ragazzi intervengono spesso. Il problema però, è imparare a stare fermi: questo è l'unico momento della vita in cui si possono permettere di godersi per mezz’ora una poesia o una formula. È una grande occasione».
Magda Indiveri insegna latino, italiano e storia in una 5ª e quella che descrive è una scuola "buffa", che deve essere allo stesso tempo veloce e lenta. «I ragazzi si appassionano del mondo che corre, e anche tu devi correre. Però - precisa - devi anche avere il coraggio di essere lenta per farli riflettere». Due anni fa con la classe ha introdotto il Dolce Stil Novo. «Erano distratti perché un compagno aveva portato un cd di De Andrè. Ho pensato che, in fondo, anche le sue canzoni erano delle ballate, sullo stile dei poeti del XIII secolo. Proprio quel giorno, l'Unità pubblicò un articolo di Tabucchi dal titolo “De Andrè trovatore dei nostri giorni” e mi sembrò azzeccatissimo».
Al Laura Bassi sono iscritti oltre mille alunni, «fra loro molto diversi. In tanti però noto un individualismo e un narcisismo sfrenati. E poi un'enorme sfiducia nei confronti degli adulti. Un giorno - racconta - di fronte ad un banco rotto gli spiegai che era un danno collettivo che tutti dovevano pagare e usai la formula del “bene pubblico”. Ma mi risposero che tanto le tasse non le paga più nessuno, e sicuramente “nemmeno io”. Questo è il messaggio che passa fa male, a me e a loro».
Anche i genitori sono una conferma del mondo che cambia. «Anni fa se davo una nota ad un ragazzo mi preoccupavo che la strigliata di mamma e papà non fosse troppo dura. Ora sono gli stessi studenti che avvertono i genitori via sms. E allora la madre ti viene a cercare a scuola o ti manda una e-mail. Niente insulti né minacce a me personalmente, ma sicuramente fiammate di indignazione dei genitori, quegli stessi genitori che torneranno a scomparire dalla vita dei loro figli fino alla prossima nota».
L'aria che si respira fra aule e corridoi è più "infiammabile". «Devi stare attenta a quello che dici, perché c'è il permaloso, il violento, quello che sbatte la porta e se ne va». Ma soprattutto quello che manca, per Magda, è la partecipazione e l'interesse profondo. L'attualità è uno dei temi più sentiti, soprattutto la politica estera. «Se nomino la parola Iraq, saltano in piedi e condannano la guerra, ma se poi spendo un paio di muniti per spiegare loro anche solo dove si trova geograficamente si annoiano».
Da anni nelle scuola superiori, gli studenti hanno la possibilità di gestire autonomamente due ore al mese per assemblee, incontri o film. «Le abbiamo dovute sopprimere perché quel giorno i ragazzi non si presentavano e l’indomani eccoli riapparire con la giustificazione firmata dai genitori. Forse sentire di avere la scuola in mano, anche se solo per due ore, non è più così entusiasmante come lo era ai miei tempi».
1-continua