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Unità: «Finalmente si investe nel lavoro vero»

PAOLO NEROZZI Dalla segreteria nazionale della Cgil reazioni positive all’annuncio delle nuove misure

25/08/2006
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l'Unità

/ Milano

Positive le reazioni sindacali all’annuncio dei ministri sul turn-over dei dipendenti pubblici. Ne parliamo con Paolo Nerozzi, della segreteria nazionale della Cgil.
Dunque, siete soddisfattii?
«Sì, questa è una risposta importante al problema del precariato, in linea con quanto previsto dal Dpf: un segno di discontinuità rispetto al governo precedente, che aveva bloccato il turn-over».
Quali sono le categorie che avranno più beneficio dalla svolta?
«Un provvedimento così riguarda praticamente tutte le categorie, in tre aree sociali distinte: i lavoratori attualmente a tempo determinato, che diventeranno a tempo indeterminato; gli ex co.co.co, per i quali si potranno aprire prospettive interessanti di assunzione; e i giovani in attesa di primo impiego, che avranno possibilità in più di entrare nel mercato del lavoro».
Avete calcolato quanti lavoratori saranno coinvolti dal provvedimento?
«Per la prima area, cioè per i dipendenti attualmente a tempo determinato, il calcolo è preciso, anche perché si tratta di lavoratori che spesso hanno superato concorsi e sono quindi di fatto già in organico: siamo oltre le 120mila unità. Per gli ex co.co.co il calcolo è più difficile: potrebbe trattarsi di circa 350mila persone, ma la cifra è molto variabile».
Con cifre simili non c’è il rischio che lo sblocco del turn-over pesi troppo sule casse dello Stato?
«I lavoratori coinvolti hanno spesso professionalità medio-alte: tra loro ci sono insegnanti, tecnici informatici, paramedici. La pubblica amministrazione ha tutto l’interesse ad assicurarsi personale di questo tipo, anche perché in molti casi serve in settori strategici: per lo Stato avere ricercatori universitari, o ispettori fiscali e del lavoro motivati ed efficienti non è una spesa ma un investimento che rende».
I due ministri hanno annunciato anche la pensione integrativa ai dipendenti statali.
«Le concessione della pensione integrativa agli statali è un atto dovuto, che era atteso da tempo, Direi che è un provvedimento armonico con la linea che i sindacati si sono dati per rendere meno precaria la vita di chi lavora. Che non vuol dire solo rendere stabile il posto di lavoro, ma anche creare le condizioni per poter coltivare speranze e progetti per il futuro».
Per lottare contro il precariato nel settore pubblico basta una scelta del governo. Nel settore privato è più difficile: come pensa di agire la Cgil nei confronti dei call center, in questi giorni al centro dell’attenzione?
«Credo che la via giusta sia quella indicata dalla cosiddetta «circolare Damiano». E’ assolutamente necessario far rientrare nella legalità settori che fin qui hanno speculato sul precariato. Ma allo stesso tempo occorre dare un periodo di tempo alle aziende perché si adeguino. L’importante è che questo periodo sia breve».
Però le aziende, di fronte all’ipotesi di assunzioni massicce. minacciano di chiudere e di trasferirsi all’estero...
«Anzitutto, nel metodo, dico che le minacce non mi piacciono mai: più che minacciare bisognerebbe discutere. Nel merito, poi, devo aggiungere che molte aziende, negli scorsi anni, hanno delocalizzato le loro unità produttive in Paesi «flessibili», ma poi hanno fatto marcia indietro,. perché si sono accorte ben presto che quei Paesi non sono l’Eldorado».
n.g.