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Unità/Firenze: Adolescenti e stranieri, storie di integrazione difficile

Parlano due esperte di immigrazione: «Questi ragazzi sono senza radici e vivono la loro diversità come un peso insostenibile»

12/04/2008
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l'Unità

Sarà operata oggi la quindicenne cinese che mercoledì ha tentato di uccidersi lanciandosi da una finestra della sua scuola a Scandicci

/ Firenze

Sta meglio, ma dovrà essere operata a una gamba la quindicenne cinese che mercoledì mattina ha tentato il suicidio lanciandosi dalla finestra al primo piano della sua scuola, a Scandicci. Ieri la ragazzina ha lasciato il reparto di neurochirurgia del Meyer per il Cto dove, questa mattina, è in programma un intervento chirurgico per ridurre la frattura alla gamba. «Attenderò lunedì per farle visita - spiega il sindaco di Scandicci Simone Gheri - i medici mi hanno spiegato che è meglio lasciarla tranquilla ancora per qualche giorno. Comunque seguiremo la vicenda passo passo». Intanto la madre della studentessa e il fratellino hanno già trovato posto in una struttura di accoglienza del Comune. «Abbiamo parlato - continua il sindaco - con i genitori cercando di individuare possibili soluzione a un disagio che, a quanto sembra, è nato nell’ambito familiare. E credo che a scatenare la sofferenza dell’adolescente sia stato, paradossalmente, proprio il fatto che lei fosse così ben inserita nella scuola e nella comunità». Di un disagio «innegabile» degli adolescenti cinesi, nati o comunque cresciuti in Italia, parla anche Maria Omodeo, responsabile del Cospe dell’attività interculturale nelle scuole. «Non abbiamo ancora imparato a non leggere questi ragazzi come stranieri» spiega. Un’impreparazione che si traduce nella difficoltà a chiamarli con il loro nome, o ad accettarne la diversità dei tratti somatici. «Un’altra fonte di disagio - continua Maria Omodeo - è determinata dalla consapevolezza di questi ragazzi, di non avere pari opportunità nè la possibilità di un vero riscatto sociale ed economico. Spesso sono portati a scegliere percorsi formativi a breve termine perchè sanno di essere destinati a lavori di serie b, se non, addirittura, di serie zeta». A questo si aggiunge la voglia disperata di rinunciare alla propria diversità, di riuscire a integrarsi totalmente, «a partire banalmente, dall’aspetto fisico». I segnali di questo disagio, in questo senso, sono lampanti. «Ci sono ragazzi che si vestono firmatissimi anche le se le famiglie versano in condizioni economiche precarie - continua Omodeo - e spesso gli insegnanti ci segnalano, con stupore, che i ragazzi cinesi non vogliono mai fare educazione fisica. Questo perchè vogliono evitare il confronto fisico con i coetanei. Le stesse prese di giro da parte dei compagni per come parlano o per come si vestono sono molto frequenti. Questo, ovviamente, non era il caso della ragazzina, che invece era bene integrata». «I ragazzini cinesi di seconda generazione - spiega una sinologa che preferisce restare anonima - vivono il dramma di aver perso il legame con la loro tradizione e al tempo stesso non riescono a fare i propri i valori di riferimento della cultura occidentale. Questo comporta problemi sul fronte dell’identità». A questo si aggiungono le problematiche logistiche. «I loro genitori - continua - sono molto impegnati con il lavoro e questi adolescenti si trovano spesso costretti a trascorrere molte ore da soli».
mvg