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Unità/Firenze: Cnr, ricercatori in lotta da Firenze a Pisa

Mobilitazione e occupazioni dei lavoratori atipici dei poli scientifici contro il blocco della stabilizzazione dei precari

04/10/2008
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l'Unità

di Valeria Giglioli

MANIFESTAZIONI, assemblee e un’occupazione: giornata di mobilitazione ieri per i lavoratori atipici del Cnr, che dicono no all’emendamento, attualmente all’esame della Commissione Lavoro, che blocca le procedure di stabilizzazione avviate con le
finanziarie 2007 e 2008. Quasi trecento persone a Pisa, davanti alcentro di via Moruzzi, altre duecento al polo scientifico di Sesto Fiorentino, che raccontano numeri impressionanti.
A Firenze, dove al Cnr gli atipici rappresentano il 42% dei lavoratori, l’assemblea del personale indetta da Cgil, Cisl e Uil ha approvato un documento che parla di «gravissimo attacco del governo al sistema della formazione e della ricerca pubblica» ed ha proclamato lo stato di agitazione dei dipendenti. Nel mirino «in particolare, i provvedimenti sul blocco delle stabilizzazioni e la limitazione dei contratti flessibili» che «porteranno al licenziamento di migliaia di lavoratori precari, sia ricercatori sia personale tecnico e amministrativo». E la mobilitazione è scattata con l’occupazione dell’area antistante la sala conferenze con un presidio permanente e l’individuazione di un comitato che organizzerà nuove forme di protesta. «Parliamo di un provvedimento - spiega Ilaria Lani della Slc Cgil - che porterebbe alla dispersione di competenze e rischia di tagliare fuori il nostro paese dal mercato europeo dei bandi di ricerca».
La protesta a Pisa invece si tinge di giallo, il colore dell’associazione RicAt, che ha organizzato la manifestazione di ieri mattina: nell’area Cnr pisana i precari rappresentano almeno il 50% della forza lavoro. E contribuiscono decisivamente alla ricerca e ai servizi offerti ai cittadini, dall’attività diagnostica fino alla registrazione dei domini internet.it, pur non gravando «sulle casse dello stato - spiega Marinella Petrocchi di RicAt -. Di fatto per lo più si autofinanziano con i proventi dei servizi erogati o dei finanziamenti conquistati per la qualità della propria ricerca».
Ieri mattina davanti alla sede di Cisanello, hanno formato una catena umana, esposto striscioni, distribuito volantini. Con la "data di scadenza" sulla schiena, davanti al cancello su cui avevano attaccato le loro foto. Tanti volti, da Fabrizio, precario dal 2004, fino a Clara, nella stessa situazione da 21 anni. «Annullare il processo di stabilizzazione - continua Petrocchi - significa assestare un colpo mortale alla ricerca italiana». E sebbene l’emendamento sia stato riformulato, «chiediamo il suo ritiro immediato e la definizione di un piano di investimento consistente e a lungo termine, con una programmazione annuale delle assunzioni». La protesta però non include «l’occupazione dei locali o il blocco dei servizi ai cittadini» per evitare che «a pagare il prezzo della mobilitazione sia la cittadinanza». A fianco dei precari, nell’assemblea-conferenza stampa di ieri mattina, insieme ai direttori degli istituti, anche il presidente dell’area pisana Claudio Montani: «Abbiamo il dovere - ha detto - di garantire un futuro a chi alimenta la ricerca italiana». Mentre uno dei membri del Consiglio scientifico generale del Cnr, Francesco Lenci, ha letto la lettera indirizzata al ministro Gelmini, e per conoscenza a Napolitano, Berlusconi, Brunetta e Tremonti.