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Unità/Firenze: Riforma scuola: in ginocchio 4 famiglie toscane su 10

La denuncia della Cgil: «La nostra è una delle regioni col maggiore ricorso al tempo pieno» Secondo le prime stime posto a rischio per il 40% degli insegnanti, molti dei quali già precari

04/09/2008
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l'Unità

di Francesco Sangermano

I numeri precisi, ancora, non ci sono. Ma dentro le stanze sindacali si legge e si rilegge (increduli) il «decreto legge per motivi di urgenza» emanato dal ministro Gelmini sul riordino della scuola. «Siamo di fronte al totale smantellamento del sistema scolastico» taglia corto Mario Batistini, membro della segreteria della camera del lavoro fiorentina oltre che del coordinamento nazionale scuola.

Il nodo principale è quello che riguarda le elementari, con la fine del tempo pieno e il ritorno al maestro unico che rischiano di avere effetti devastanti soprattutto in Toscana. «Nelle province di Firenze e Prato e in generale nelle aree metropolitane - spiega - si toccano punte del 30-40% di ricorsi al tempo pieno. Vuol dire che 4 famiglie su 10 andranno in grande difficoltà non avendo più a disposizione il servizio scolastico prolungato». Negli anni, infatti, il ricorso al tempo pieno si è sempre più consolidato sul territorio regionale e nella percezione delle famiglie. E in un periodo di crisi economica, nel quale sempre più spesso entrambi i genitori sono costretti a lavorare, la permanenza prolungata a scuola era anche un importante aiuto a quelle famiglie (non certo poche) che faticherebbero alquanto a doversi sobbarcare anche il costo di una eventuale baby sitter.

Non solo. Perché il ritorno al maestro unico colpirà con forza anche il corpo insegnante, soprattutto quello precario. «Attualmente - illustra ancora Batistini - nelle sezioni a tempo pieno sono previsti due maestri mentre per quelle a tempo normale tre insegnanti per due classi. Significherà, quindi, una diminuzione netta del 50% degli insegnanti che operavano nel tempo pieno e del 33% di quelli che lavoravano nelle classi a tempo normale». Tradotto in base alle proporzioni, anche in questo caso il 40% degli insegnanti in meno rispetto all’ultimo anno scolastico. «E molti di questi - sottolinea Batistini - saranno insegnati che già erano precari e potrebbero ritrovarsi a dover definitivamente dire basta con la scuola».

Una situazione che la Cgil giudica paradossale, «a maggior ragione perché si è deciso di procedere con urgenza a un qualcosa che rappresenta di fatto uno smantellamento senza che venga ricostruito alcunché». Sì che, a questo punto, «immaginiamo che dovranno trovare arrangiamenti come il doposcuola o cose del genere ma che appaiono completamente privi di senso». Anche perché, conclude Batistini, «il ministro è venuta al consiglio nazionale della pubblica istruzione dicendo con atteggiamento molto pacato che la scuola aveva ultimamente subìto tanti cambiamenti e che lei sarebbe andata nel solco della continuità senza fare punto e a capo. Il risultato, con un decreto legge per motivi d’urgenza di cui nessuno capisce il motivo, è esattamente l’opposto».