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Unità/firenze: Vuole andare a scuola, 12 presidi dicono no

Per oggi il Provveditorato ha indetto una riunione con i dirigenti di quattro istituti: «Caso senza precedenti»

12/03/2008
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l'Unità

di Maria Vittoria Giannotti / Firenze

DODICI scuole hanno risposto no. Per Comitet, il ragazzino rumeno di tredici anni, che vive nella baraccopoli dell’Osmannoro e vuole studiare come tutti i suoi coetanei, nessuno dei presidi delle scuole medie fiorentine si è detto disponibile a trovare un posto. Le
motivazioni sono le più varie e, a prima vista, ineccepibili. Ma resta il fatto che il diritto allo studio non può essere negato. Del caso, adesso, si è fatto carico il Provveditorato agli Studi che, per questa mattina, ha indetto una riunione straordinaria convocando i presidi delle quattro scuole medie che hanno sede all’interno della cerchia dei viali. Un incontro necessario per fare il punto della situazione e confrontarsi su un caso che non ha precedenti. Un incontro da cui uscire solo e soltanto con una soluzione in mano. Comitet è arrivato dalla Romania insieme ai suoi genitori qualche mese fa. Con il padre e la madre vive in una delle tante casupole, senz’acqua nè luce, della baraccopoli nata all’Osmannoro. Per tutta una serie di operazioni logistiche, dalla colazione alle pulizie personali passando dalle lavatrici, la famiglia è costretta ad appoggiarsi all’associazione Aurora, che ha sede in centro. Una ventina di giorni fa, alle volontarie che hanno preso a cuore il suo caso, il ragazzino e i suoi genitori hanno chiesto aiuto per trovare posto in una classe. Ma l’inserimento, che a prima vista poteva sembrare automatico, si è rivelato molto più difficile del previsto. Tanto per cominciare, sia le volontarie che i genitori, si sono sentiti rispondere picche dai presidi delle quattro scuole medie all’interno della cerchia dei viali, quelle più vicine alla sede dell’associazione. «In qualche caso - spiega Stefania, presidente di Aurora - ci è stato detto che la cubatura delle classi aveva raggiunto il limite previsto dalle normative che regolano la sicurezza. In altri, invece, c’è stato detto che c’erano già troppi ragazzini stranieri e che alcuni genitori, se fosse continuato questo massiccio afflusso di stranieri, avevano minacciato di togliere i figli da scuola». A quel punto le volontarie hanno contattato l’ufficio integrazione del Provveditorato, che ha effettuato un sondaggio telefonico in alcune scuole - una dozzina - raccogliendo sempre parere negativo. «Un caso come questo - osserva Alessandro Babbucci, funzionario del Provveditorato - non mi era mai capitato in trent’anni che faccio questo lavoro». Di qui, la decisione di promuovere un incontro chiarificatore di questa mattina che si terrà negli uffici di via Mannelli. Certo è che non esiste alcun potere coercitivo nei confronti dei presidi, che godono dell’autonomia scolastica. «Ma il nostro compito - spiega Babbucci - è anche quello di vigilare: la nostra intenzione è quella di mettere i presidi davanti alla necessità inderogabile che a ogni alunno sia assicurata la possibilità di andare a scuola». Per quanto riguarda il limite di alunni stranieri, questo non è affatto previsto dalla legge. Anche se le linee guida ministeriali raccomandano una «concentrazione equilibrata» per garantire la qualità della didattica. Ma il range della presenza di alunni stranieri nelle scuole medie fiorentine, secondo i dati del Provveditorato, varia dal 13% - in una scuola della periferia - al 34,5%. In centro, invece, si parte dal 16,5%. «Il bambino deve assolutamente trovare accoglienza in una scuola - spiega l’assessore all’istruzione di Palazzo Vecchio, Daniela Lastri - ovviamente in un istituto dove esiste questa possibilità. Comunque ci occuperemo del caso».