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Unità: Gelmini vede terroristi

Il premier si disdice sulla polizia

24/10/2008
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l'Unità

di Natalia Lombardo / Roma

Sarà per il fuso orario, ma da Pechino Silvio Berlusconi si rimangia clamorosamente le sue parole che tutti hanno ascoltato, anche in diretta tv. La colpa è sempre del «divorzio tra i mezzi d’informazione e realtà». Mariastella Gelimini, invece, parla di «campagna terroristica».

«Io non ho mai detto, né pensato, che la polizia debba entrare nelle scuole», ha il coraggio di affermare il premier appena arrivato a Pechino per il vertice Asem (alle quattro del pomeriggio in Italia). «Ho detto invece che chi vuole è liberisssimo di manifestare e protestare, ma non può imporre a chi non è della sua idea di rinunciare al suo diritto essenziale». Una smentita incredibile, dato che tutti in tutti i tg (e ieri di nuovo al Tg3) si è ascoltato il suo durissimo «avviso ai naviganti» che occupano le scuole, pronto a convocare (suo malgrado) il ministro dell’Interno per dargli «istruzioni dettagliate su come intervenire con le forse dell’ordine».

I malumori nella maggioranza devono aver preoccupato Silvio. Il ministro della Difesa La Russa smorza: «Non ci sarà un seguito alle parole di Berlusconi, ci starei male se ci fosse». Della polizia «non ci sarà bisogno», prosegue il ministro di An, che minimizza a «piccolissimi vagiti di inotolleranza e violenza» le proteste più forti. Ma il cavaliere in Cina gioca a nascondino: si dice pronto ad «azioni di convincimento» contro chi vorrà occupare, na ha in mente «qualcuna spiritosa» ma non la rivela «sennò farei i titoli», si vanta.

Il fuso orario di Mariastella Gelmini, invece, è rimasto fermo al giorno prima. Alla mezza, nell’aula del Senato dove il decreto sulla scuola è all’esame, la ministra dell’Istruzione ha accusato l’opposizione «di aver mistificato il provvedimento con una campagna terroristica che ha diffuso notizie false tra le famiglie, avvelenano il clima con l'obiettivo di bloccare la riforma e di alimentare la piazza, creando un clima di allarmismo totalmente ingiustificato». I giornali, in tg, i filmati su «blog e YouTube». Ai voglia ad aprire una porta al dialogo convocando da oggi «le associazioni di studenti e insegnanti che manifestano» al ministero «per aprire uno spazio di confronto». Si sono già autoconvocate ieri, in 40mila, cercando di arrivare al Senato.

Nell’aula di Palazzo Madama il clima è infuocato. L’opposizione controbatte: nessuna bugia sul decreto, ma dati statistici scritti nel «Libro Bianco sulla riforma della scuola», Gelmini legge come una litania il suo discorso protetta dai ministri Bondi e Elio Vito. Poi Mariastella inciampa in una gaffe imperdonabile per un ministro dell’Istruzione: «Al Libro bianco sulla scuola, scritto sotto l'egìda dei ministri Fioroni e Padoa-Schioppa... ». Egìda, e non ègida. All’accento sbagliato i senatori sui banchi dell’opposizione scoppiano in una risata. La ministra inghiotte e va avanti, lei che ha «la tenacia della goccia che scava la pietra della demagogia». Cita la «saggezza» del Capo dello Stato, usa «un intellettuale come Luigi Berlinguer» la cui riforma fu contestata.

La capogruppo Pd Anna Finocchiaro invita la ministra ad avere «umiltà» piuttosto che dare del bugiardo a tutti, perché ««di unti dal Signore ne abbiamo già uno ed è sufficiente». Il senatore del Pd Morando contesta: il decreto è scoperto per 20 milioni di euro solo per il 2009; e perché si parla d «10mila prime classi quando in Italia sono 19.940, quasi il doppio?». Il Pd in serata ha ottenuto il rinvio a martedì il voto del dl. Che scade il 31.

Sul sito del governo, scopre il Pd, fra le «schede sulla scuola» appare il dossier «Tutte le bugie della sinistra». Da Palazzo Chigi ribattono: ci sono tutti i documenti.