Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità-Gli islamici di Milano: "Una scuola per non subire la clandestinità"

Unità-Gli islamici di Milano: "Una scuola per non subire la clandestinità"

Dopo le parole di Tettamanzi, sull'ipotesi di un istituto parificato musulmano interviene il presidente del centro di viale Jenner Gli islamici di Milano: "Una scuola per non subire la clandest...

22/07/2004
Decrease text size Increase text size
l'Unità

Dopo le parole di Tettamanzi, sull'ipotesi di un istituto parificato musulmano interviene il presidente del centro di viale Jenner

Gli islamici di Milano: "Una scuola per non subire la clandestinità"

Luigina Venturelli

MILANO Il frettoloso divieto del ministro Moratti non chiude la questione dell'Islam sui banchi di scuola. A riaprire il dibattito è nientemeno che l'arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi: "La sfida da affrontare è quella dell'integrazione e il laboratorio migliore è costituito proprio dalla scuola". Per quella che il cardinale definisce "un'occasione da non perdere", dopo il tramonto dell'ipotesi di classi separate, è la stessa comunità musulmana a proporre un'alternativa: l'istituzione di scuole parificate.
Abdel Hamid Shaari, presidente dell'Istituto culturale islamico di viale Jenner, come nasce la proposta di istituti privati legalmente riconosciuti?
"Dalla semplice constatazione di un dato di fatto. Ci sono un milione di musulmani che vivono e lavorano in Italia ma non possono ottenere un'istruzione adeguata che sia anche sensibile alle esigenze di formazione culturale proprie della loro religione. Solo a Milano la comunità islamica conta 90mila persone, la soluzione non può certo essere costituita da piccole scuole gestite dalle varie moschee, che nel loro spazio contenuto possono ospitare poche decine di persone. La scuola in lingua araba di via Quaranta, dove si segue il programma delle scuole egiziane, ha dato il suo contributo ma adesso dobbiamo guardare oltre, ad una soluzione che risolva il problema a Milano e che posso servire da progetto pilota anche per le altre città".
Qual è l'obiettivo?
"Una scuola vera e propria, che garantisca ai nostri figli un futuro di partecipazione alla vita sociale ed economica italiana, ma nella conoscenza e nel rispetto della loro religione e cultura d'origine".
Sono molte le perplessità che questa proposta suscita dal punto di vista dell'integrazione.
"Non vogliamo isolare, ma dare un futuro ai nostri figli. Da questa generazione di giovani spero nasceranno professionisti, medici, ingegneri, docenti: cittadini italiani utili al loro Paese ed orgogliosi di essere di religione musulmana. Questa è vera integrazione".
Pensa che potranno essere superate le resistenze di gran parte del mondo politico?
"Noi vogliamo risolvere il problema alla luce del sole, ci interessa agire nel rispetto delle regole senza adottare soluzioni clandestine che offrano poi il pretesto a certi politici di usarci come bersaglio nella loro propaganda. La parificazione di scuole private è una possibilità prevista dalla legge, che noi vorremmo perseguire sull'esempio delle scuole cattoliche, che insegnano i programmi previsti dal ministero dell'Istruzione ma senza trascurare l'elemento religioso. In caso di rifiuto, penseremo ad altre soluzioni".
Come saranno strutturate le scuole islamiche?
"I piani di studio prevederanno le normali materie che si studiano in tutte le scuole, ma in aggiunta ci saranno anche lezioni di lingua e cultura araba e di religione musulmana. Nell'insegnamento si affiancheranno insegnanti italiani ed arabi, adeguatamente qualificati. In caso di approvazione del progetto da parte del Provveditorato, serviranno poi sedi e finanziamenti. La città è piena di scuole inutilizzate, spero che le istituzioni ce ne vorranno concedere l'uso. Ovviamente dietro pagamento di un affitto, non chiediamo nulla gratis. Vogliamo invece avviare un dialogo positivo per trovare una soluzione al problema e giungere ad accordi con le autorità. In tale direzione abbiamo già chiesto degli incontri con l'opposizione e con il presidente della provincia Filippo Penati".