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Unità-Gli statali sono più flessibili e anche più vecchi

Gli statali sono più flessibili e anche più vecchi In crescita la presenza delle donne. Nella scuola un terzo dei dipendenti pubblici di Marco Tedeschi / Milano PIÙ FLESSIBILI Cal...

04/06/2005
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l'Unità

Gli statali sono più flessibili e anche più vecchi

In crescita la presenza delle donne. Nella scuola un terzo dei dipendenti pubblici

di Marco Tedeschi / Milano

PIÙ FLESSIBILI Cala seppur leggermente la consistenza del personale a tempo indeterminato nel pubblico impiego, ma crescono le forme di lavoro flessibile e la
presenza delle donne. Questi i dati emergenti dal conto annuale della Ragioneria generale dello Stato, che registra i cambiamenti relativi al triennio 2001-2003.
I dipendenti a tempo indeterminato sono diminuiti dello 0,93% alla fine del periodo considerato, passando da 3.382.040 unità a 3.350.692 unità. L'incidenza del personale femminile sul totale è cresciuta dal 52,4% del 2001 al 52,8% del 2002 e al 53,1% del 2003.
Nel pubblico impiego incontrano maggiore gradimento le forme di lavoro flessibile, soprattutto il part-time, che sale dal 3,2% al 4,1% del totale. Registra una crescita anche il personale a tempo determinato e con contratti formazione e lavoro, passando dal 2,5% del 2001 al 3% del 2003, sfiorando le centomila unità (99.064. Aumentano, benchè restino ancora una quota ridotta, gli interinali (da 3.543 a 11.343) e al contempo diminuiscono i lavoratori socialmente utili (da 61.286 a 53.949). Si riduce in misura sensibile il tasso di assunzione dal 4,5% nel 2001 al 2,29% e all'1,38%. Si prolunga, invece, la permanenza in servizio, con un tasso di cessazione passato da 2,9% a 2,73% e 2,65%.
I dipendenti pubblici, in conseguenza delle riforme intervenute negli ultimi anni, sono più vecchi: sia per il profilo anagrafico sia per l'anzianità di servizio. Nel 2003, l'età media del personale era di 45,4 anni contro i 45 del 2002 e i 44,4 del 2001. L'anzianità di servizio è cresciuta a 17,2 anni contro i 16,7 del 2002 e i 16,1 del 2001.
Guardando al costo del lavoro, l'incidenza sul Pil ha segnato una lieve crescita dal 10,62% (2001) al 10,66% (2002) e al 10,78% del 2003. Le retribuzioni medie pro-capite ammontavano a 26.237 euro nel 2001, quindi sono passate a 27.364 e 28.428 euro.
La maggioranza relativa del personale pubblico è concentrata nel settore della scuola con il 33,6% del totale; poi la sanità con 20,5%; seguono Regioni ed autonomie locali (17,6%); corpi di polizia (9,6%); Ministeri (comprese agenzie fiscali e Presidenza del Consiglio) 7,7%; forze armate 3,9%; Università 3,3%; enti pubblici non economici 1,9%; aziende autonome 1%; enti di ricerca 0,5%; magistratura 0,3%; diplomatici e prefetti 1%.
La distribuzione regionale dei dipendenti vede al primo posto il Lazio con il 12,4% del personale a tempo indeterminato; seguono Lombardia (12,1%), Campania (10,3%) e Sicilia (9,1%).