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Unità-Ho lasciato a 15 anni, ma non è questa la vita che voglio

Dennis lavora nelle discoteche di tutto il mondo, ora frequenta i corsi serali "Ho lasciato a 15 anni, ma non è questa la vita che voglio" ch.m. ROMA "Chi a quindici anni non las...

12/07/2004
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l'Unità

Dennis lavora nelle discoteche di tutto il mondo, ora frequenta i corsi serali

"Ho lasciato a 15 anni, ma non è questa la vita che voglio"

ch.m.

ROMA "Chi a quindici anni non lascerebbe la scuola per due spiccioli in tasca? Quattro, cinque, seicento euro al mese a quell'età sono il passaporto per la libertà. Ti fanno sentire grande. Indipendente. Soprattutto a chi, come me, la scuola l'ha sempre vissuta come un obbligo. Sono stato il prototipo dello scansafatiche. Mi annoiavo alle lezioni di matematica. Sonnecchiavo a quelle di filosofia e mi arrampicavo sugli specchi a ogni interrogazione. A dire il vero in inglese ero l'invidia della classe. Non perché studiassi, bensì perché passavo pomeriggi interi a ballare sotto i portici con ragazzi londinesi. A fine anno, strappai un bell'otto. Ma fu l'unico. Che non mi salvo dalla bocciatura". L'avventura di Dennis si è infatti conclusa su quella strisciata rossa che in coda riportava la parola respinto. Così scalzati i libri dalla sua vita il "purosangue" della riviera romagnola da quel momento in poi pensò solo alla sua passione: la danza. "Sono cresciuto in fretta. A diciassette anni già lavoravo in discoteca. Qualche serata a Rimini e a Riccione. Poi Milano, Firenze e Roma. Una stagione in un villaggio turistico in Kenya. E una in Sardegna. In quel periodo il telefono aveva cominciato a squillare in continuazione e la mia autostima cresceva di pari passo. Tanto che le equazioni incomprensibili e versioni di latino erano già finite nel dimenticatoio. Tutto stava andando a gonfie vele. Avevo belle donne e soldi quanto basta. Ingaggi a più zeri per girare qualche "video" negli States bilanciato da qualche partitella con gli amici per ammazzare i tempi morti".
Da allora trascorse del tempo e quei giorni, passati ad elemosinare qualche ora di sonno tra un impegno e un altro, iniziarono a farsi pesanti. "Sono diciotto anni che faccio questa vita. Una vita dall'apparenza d'oro. Una vita che mi piaceva, ma che ora cambierei se sapessi fare altro. Stupidamente ho lasciato gli studi e in mano non ho che la terza media. Ma se tutto va bene presto mi presenterò come privatista all'agognato esame di maturità. Esattamente! - esclama accennando un sorriso - Ho ripreso in mano i libri. Anche quelli di aritmetica. Perché sto frequentando un corso serale per ragionieri. È accaduto per caso. Quando conobbi una ragazza che, per distrarsi dalla scuola, il fine settimana lavorava con me in un locale. Lei al bar e io in consolle. Dopo poco diventammo amici. Un giorno mi confesso che aveva deciso di mollare gli studi abbagliata da uno stile di vita completamente diverso dal suo quotidiano. Ho cercato di farle capire che stava sbagliando. Che se lo avesse fatto sarebbe stato un peccato. Perché era in gamba. Troppo per quel mondo. Troppo per 100 euro a settimana. E attraverso quegli occhini scuri ho scoperto l'importanza della cultura".