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Unità-I bambini islamici restano senza scuola

I bambini islamici restano senza scuola Milano, l'istituto di via Quaranta stava per essere parificato: invece l'hanno chiuso Pisanu: "I ragazzi devono stare in quelle statali e imparare l'itali...

09/09/2005
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l'Unità

I bambini islamici restano senza scuola

Milano, l'istituto di via Quaranta stava per essere parificato: invece l'hanno chiuso
Pisanu: "I ragazzi devono stare in quelle statali e imparare l'italiano"

di Giuseppe Caruso/ Milano

E I BAMBINI dove andranno? Mentre infuria la polemica per la chiusura della scuola islamica di via Quaranta, con politici ed amministratori che dichiarano a spron battuto, nessuno si occupa della sorte degli alunni. Per loro lunedì prossimo, giorno di apertura del-
le scuole in Lombardia, sarà ancora vacanza. Forzata.
Ricapitoliamo i fatti. Il Comune di Milano, dopo aver annunciato di voler parificare la scuola islamica che da più di dieci anni è attiva all'interno della moschea di via Quaranta, decide improvvisamente la sua chiusura per motivi igienici. Senza prospettare alcuna alternativa per gli scolari. Si scatena il finimondo, con favorevoli e contrari che si dividono trasversalmente tra i due poli.
Il direttore scolastico regionale della Lombardia, Mario Dutto, l'uomo che aveva iniziato un dialogo con i rappresentanti della scuola islamica per dare il via alla parificazione, spiega: "Una scuola senza alcun tipo di riconoscimento non può esistere. La richiesta per la scuola paritaria non è mai arrivata. Noi abbiamo ricevuto lo scorso marzo solo la richiesta di autorizzazione per un istituto straniero".
Da via Quaranta rispondono: "Siamo feriti e delusi da tutte le menzogne che sentiamo su di noi. La nostra non è una scuola coranica. I bambini studiano sui programmi egiziani, quelli che vengono seguiti in qualsiasi altro istituto del nostro Paese. E' una decisione politica. Fino a quattro o cinque giorni fa eravamo d'accordo con il Comune per risolvere questi problemi".
Nel dibattito intervengono anche Don Colmegna ed il cardinale Tettamanzi. Il primo ricorda che "è inadeguato pensare di risolvere il problema del diritto di gruppi e famiglie a mantenere la propria identità e cultura d'origine con l'invocare provvedimenti di pura esclusione e repressione".
Tettamanzi dice di "avere l'impressione che su problemi come quello della scuola islamica si arrivi sempre troppo tardi, anche se la questione non nasce oggi. Decidere sull'emergenza non è la cosa migliore. Si tratta del diritto di ogni essere umano ad una educazione rispettosa delle identità, come del luogo, dell'ambiente, della legalità del paese. Arrivare a una giusta integrazione è un processo che va portato avanti coinvolgendo tutti i protagonisti. Mi domando se siano state sufficientemente interpellate le famiglie dei ragazzi. Ho l'impressione che i giudizi e le decisioni, riguardo la scuola islamica, siano solo di alcune persone".
Dello stesso avviso non è il ministro degli Interni Giuseppe Pisanu: "I bambini islamici devono andare nelle scuole statali ed imparare l'italiano: non voglio ghetti, ma l'Islam italiano. Ci sarà un incontro tra il prefetto di Milano e l' assessore comunale all'Istruzione per parlare di questo problema. Vediamo quale sarà l'esito. Alcune scuole islamiche in Italia sono state messe in piedi con una certa approssimazione, non si sa con quali programmi".
Gli rispondeva il responsabile per i diritti civili dei Ds, Luigi Manconi, definendo "un provvedimento ipocrita e irresponsabile la chiusura della scuola araba a Milano. Se una scuola è sporca la si fa pulire, punto e basta. Se invece altre sono le motivazioni del provvedimento, si tratta di una scelta irresponsabile"
Quella che era una semplice questione burocratica è diventata così uno scontro ideologico in cui le istanze dei cittadini immigrati, in questo caso degli scolari di via Quaranta, sono, al momento , l'ultimo dei problemi.