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Unità: I contratti e l’assedio

L’ultima sortita la trovo sulla rivista Uomini Business, sotto il titolo: «Sindacati sotto accusa, privilegi e misfatti, la casta dei sindacati non ha niente da invidiare a quella dei politici».

26/05/2008
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l'Unità

Bruno ugolini

L’ultima sortita la trovo sulla rivista Uomini Business, sotto il titolo: «Sindacati sotto accusa, privilegi e misfatti, la casta dei sindacati non ha niente da invidiare a quella dei politici». È un assedio, una campagna forsennata, che prende magari spunto da problemi reali per dilagare nelle calunnie. Con quale obiettivo? Non certo quello di spingere Cgil, Cisl e Uil al rinnovamento, a ricercare le strade per adeguare organizzazione e strategie alle trasformazioni della società. No, l’obiettivo appare quello di un ridimensionamento del ruolo del sindacato in Italia, reputato eccessivo. Mettendolo sul banco degli accusati per sostenere che se le buste paga italiane sono malridotte la colpa è dei dirigenti di Cgil, Cisl e Uil. A far da controcanto a tale campagna c’è un altro tipo di pressione. Quella sfoderata dalla Confindustria (e Federmeccanica) tesa a colpire in modo particolare la Cgil. Qui l’imputazione è quella di essere prigioniera di schemi conflittuali, addirittura “antagonisti”. È il reato di scarsa volontà partecipativa. Tesi sostenute da chi spesso si rifiuta di rinnovare normali contratti di lavoro, tirandola in lunga per mesi. Chiedetelo ai lavoratori del commercio. Che cosa dovrebbero fare? Rinunciare agli scioperi e accettare i diktat della controparte per essere ammessi al club della partecipazione? Anche qui l’obiettivo rimane quello di riuscire ad addomesticare un sindacato che unico in Europa ha conservato forza e autonomia. E il governo dà una mano in questa operazione. Prendete la scelta unilaterale di detassare il lavoro straordinario, un tipo di lavoro che alle imprese costa meno del lavoro ordinario perché non influisce su istituti come la tredicesima. E che è stato strombazzato come un enorme vantaggio salariale per i lavoratori. Quasi che fossero tutti occupati in aziende floride, incapaci di far fronte alla marea di commesse. È anche questo, in realtà, un provvedimento che nasconde un veleno antisindacale. Perché così si aiuta la contrattazione individuale, il rapporto tra imprenditore e dipendente, lasciando fuori il sindacato. Lo ha ben spiegato la Fim-Cisl che in una nota ha scritto come quella scelta “non incentiva la contrattazione di secondo livello” ma, al contrario, “rischia di rafforzare la pratica degli aumenti erogati unilateralmente dalle aziende, scavalcando la contrattazione”. È possibile uscire dall’assedio? Una mossa importante è stata fatta con la proposta di riforma contrattuale. Con indicazioni che potrebbero far decollare le buste paga. Anche qui però i fiancheggiatori della Confindustria hanno fatto sapere che non ne vogliono sapere, ad esempio, di contrattazione territoriale e di nuovi diritti d’informazione (a proposito di partecipazione!). Vogliono ridimensionare il contratto nazionale. La voglia è di ridurre la contrattazione tout court: nazionale, territoriale e aziendale. Sapendo che la contrattazione è la linfa per il sindacato. È probabile che anche di questo si discuta alla conferenza di organizzazione della Cgil promossa per questo fine settimana. Sarà una specie di congresso anche se i promotori non lo ammettono. Sono però in discussione scelte di rinnovamento che possono incidere sulla vita del sindacato. Esse nascono come ha spiegato Carla Cantone, segreteria confederale, dalle trasformazioni avvenute, a cominciare dalla frammentazione produttiva e dalla necessità di far corrispondere il sindacato a quelle esigenze di nuova contrattazione proposte nel nuovo modello contrattuale. E che comportano un ridimensionamento degli apparati centrali, con meno funzionari negli uffici metropolitani e spedizioni nei territori spesso inesplorati del lavoro. È aperta così una fase nuova, in una situazione politica complicata che ha bisogno di aggiornamenti. Temi affrontati nel recente seminario organizzato dalla Funzione Pubblica di Carlo Podda. E dedicato ad un esame dei risultati elettorali con relativi riflessi sul sindacato. Anche da lì viene una spinta al rinnovamento. E alla necessità di superare un certo spirito depressivo che sembra agitarsi tra dirigenti e militanti.
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