Unità: I media creano le contrapposizioni religiose
Nella giornata del dialogo Islamico-cristiano raccontato un episodio:una troupe non trovando una donna velata l’uscita della Moschea di Roma ha pensato di portare una donna col burqa per riprenderla. Ancora discussione sull’introduzione dell’ora di religione islamica nelle scuole
Roberto Monteforte
Come è garantito il diritto individuale e collettivo alla libertà religiosa per quel milione e mezzo di cittadini di religione islamica presenti nel nostro paese che pure la Costituzione riconosce e tutela? Se lo chiedono nella VIII Giornata del Dialogo islamico-cristiano celebrata ieri in tutta Italia, esponenti delle religioni, intellettuali e politici. Partendo da un dato: in attesa che arrivi un riconoscimento ufficiale per quella che è oramai la seconda religione di un paese sempre più multietnico e multireligioso, il dialogo interreligioso vive momenti difficili. Sulla ragionevolezza e sul confronto con l’altro prevale la paura, e la paura porta con sé il germe dell’intolleranza, del razzismo e della xenofobia. Che è addirittura alimentato da certa cattiva informazione. Si enfatizzano i casi di fanatismo e violenza che vedono come protagonisti una sparuta minoranza di islamici. Si arriva a inventarsi i «casi», pur di alimentare questo clima «di demonizzazione preventiva del vicino». Se ne avuto un riscontro preciso ieri, durante la conferenza stampa organizzata alla Camera dei Deputati dai promotori la Giornata del Dialogo islamico-cristiano. La denuncia. Una troupe televisiva, non trovando una donna velata all’uscita della Grande moschea di Roma ha pensato bene di portare una donna col burqa per riprenderla sullo sfondo dei fedeli che partecipavano alla preghiera del venerdì. Con molta amarezza è stato il segretario generale del Centro islamico culturale d’Italia, Abdellah Redouane, che gestisce la grande Moschea di Roma, a denunciare l’episodio. «Quando i fatti vengono inventati ad arte è il segno di un imbarbarimento» ha commentato, aggiungendo: «È nella quotidianità dei rapporti che si è fatto lontano lo spirito di Assisi ( la prima giornata di preghiera interreligiosa per la pace e il dialogo voluta da Giovanni Paolo II nel 1986)». «Le parti sane dell’islam, che sono la stragrande maggioranza vengono coperte a vantaggio di pochi fanatici “utili idioti”. È così che si distorce la realtà» ha concluso Redouane che si è detto preoccupato anche per la piega della discussione sull’introduzione dell’ora di religione islamica nelle scuole. «Porre l’intesa come condizione per l’ora di religione islamica nelle scuole -ha affermato in polemica con le recenti dichiarazioni del ministro Frattini - mi pare negare la realtà della scuola perché se questa ora deve essere insegnata deve tenere conto della realtà cioè che c’è una richiesta in tal senso». Non nasconde la sua contrarietà all’introduzione di questo insegnamento la moderatora della Tavola valdese, pastora Maria Bonafede. «È compito delle famiglie e delle comunità religiose impartire questa formazione». Quello che le scuole non devono ignorare - ha aggiunto - «è l’attenzione alla dimensione religiosa in una società plurietnica. È essenziale per formare un cittadino consapevole». Ma giustapporre all’attuale ora di religione cattolica quella islamica - spiega - «sarebbe come sovrapporre due ghetti non comunicanti e questo favorirebbe la formazione di pregiudizi». Il portavoce dell’Associazione art. 21, Beppe Giulietti ha chiesto di riattivare, piuttosto, l’«ora di educazione civica»: «Potrebbe assolvere al compito di educare i giovani all’inclusione e al rispetto delle altre culture e religioni». Un’idea apprezzata dallo storico Franco Cardini. All’incontro sono intervenuti anche i parlamentari Stefano Ceccanti (Pd), Lucio Malan (Pdl), don Giovanni Cereti e Paolo Naso. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini in un messaggio ha sottolineato come il dialogo tra cristianesimo e islam sia importante anche per le istituzioni laiche.