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Unità-I nostri bimbi non andranno alla scuola statale"

I nostri bimbi non andranno alla scuola statale" Milano, prosegue la protesta dei genitori dopo la chiusura dell'istituto islamico / Milano ANCORA PROTESTE Dicono no alla scuola stat...

19/09/2005
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l'Unità

I nostri bimbi non andranno alla scuola statale"

Milano, prosegue la protesta dei genitori
dopo la chiusura dell'istituto islamico

/ Milano

ANCORA PROTESTE Dicono no alla scuola statale e ne chiedono una paritaria i genitori degli alunni egiziani del centro di via Quaranta di Milano chiuso lo scorso
6 settembre per inagibilità. E poichè per istituire una scuola paritaria ci vorrà almeno una anno, chiedono nel frattempo la riapertura della scuola chiusa o, al suo posto, una nuova sede adeguata. È questa la linea prevalsa ieri al termine dell'incontro che si è tenuto al Liceo Einstein tra i vertici del Provveditorato e i genitori della comunità islamica milanese che fa riferimento a via Quaranta (circa 200 persone), quasi tutti "preoccupati" perché i loro figli, sebbene siano già iniziate le lezioni, non hanno una scuola dove andare: per questo motivo hanno organizzato un presidio per questa mattina alle 8:30 davanti al centro di via Quaranta nel tentativo di ottenere una soluzione rapida al loro problema.
Alla riunione di ieri, tra gli altri, ha partecipato anche Abu Imad, l'imam della moschea di viale Jenner, la più grande e frequentata nel capoluogo lombardo. L'imam rispetto alle madri e ai padri egiziani ha mostrato una posizione più moderata, di mediazione, sia durante il suo intervento sia dopo, quando ha spiegato di accettare la soluzione di una scuola statale purchè il programma sia rivisitato. "Chiediamo - ha detto l'imam - che all'interno della scuola italiana durante le ore di lezione previste, ci sia un programma arabo-egiziano completo". Secondo Abu Imad, infatti, il 15% delle ore dedicate alla cultura e alla lingua araba "è insufficiente".
Sembra ancora lontana da un conclusione, quindi, la vicenda della "Scuola araba Fajr" di via Quaranta chiusa su decisione del Comune di Milano, per motivi di agibilità, lo scorso 6 settembre. Una decisione che ha suscitato aspere polemiche, anche politiche, tanto da richiedere persino l'intervento del ministro dell'Interno Pisanu.
Senza una sede ad una settimana dall'inizio delle attività, il responsabile della struttura Aly Sharif ha dovuto così comunicare ai circa 400 bambini il rinvio a data da destinarsi dell'inizio delle lezioni. Lo scorso 12 settembre il primo incontro con il prefetto di Milano Bruno Ferrante alla ricerca di una soluzione: " 'Le ipotesi sono diverse - ha spiegato Ferrante al termine della riunione - ci dovremo lavorare. Le strade sono due: o dentro la legge o fuori dalla legge. Anche loro hanno detto di voler stare nella legge".