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Unità: I nostri studenti «somari» in Scienza? «Più Piero Angela e meno “Pupe e Secchioni”»

il ministro Fioroni

03/11/2006
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l'Unità

«Più Piero Angela e meno “Pupe e secchioni”», sintetizza il ministro Fioroni.

La cultura scientifica in Italia se la passa molto male: gli studenti sono abbastanza somari in materia e all’università l’appeal delle facoltà scientifiche è in grande calo. Al suo capezzale arrivano ben quattro ministeri (Università, Beni culturali, Innovazione e Pubblica istruzione) che hanno dato vita ad un gruppo di lavoro che, usando le parole del suo presidente Luigi Berlinguer, entro Natale preparerà «un manifesto al paese per spiegare come divulgare meglio la cultura scientifica». Proposte concrete su come migliorare l’insegnamento ed aumentare le strutture «arrivando ad un laboratorio in ogni scuola» e magari «inaugurando le scuole con una giornata in laboratorio e non in classe come succede in Giappone». Con Berlinguer «nella lobby intellettuale» siedono 18 professori dall’astrofisico Franco Pacini alla fisica Rita Serafini, dal biologo Edoardo Boncinelli al nostro Pietro Greco. Tempi brevi per affrontare un’emergenza che ha radici lontane e culturali, ma anche finanziarie. «L’Italia è stata una delle capitali della scienza moderna - ha ricordato il ministro Mussi - ma oggi spendiamo in ricerca solo l’1,1 per cento del Pil contro una media europea dell’1,9 per cento. Eppure una ricerca del governo inglese ci dice che la produttività dei nostri ricercatori è al terzo posto nei paesi del G8. Il problema della crisi della vocazione scientifica deriva dal fatto che la scuola non accende la curiosità e la società non dà riconoscimento sociale alla ricerca: guadagna di più un giovane che fa anticamera nei partiti per arrivare ad essere consigliere municipale rispetto ad un ricercatore che studia per anni e anni», osserva Mussi che intanto annuncia nuove norme sui concorsi che saranno «più vicini agli standard europei, per grandi aree e con una valutazione rapida di curricula e titoli e saranno svolti nelle singole università con criteri decisi a livello nazionale ma commissari esterni». Massimo Franchi