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Unità: I protagonisti dell’odio per il diverso adesso si sentono protetti

Intervista a Tullio De Mauro

28/05/2008
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l'Unità

di Maristella Iervasi / Roma

«Non piace la diversità, da sempre. Ma i protagonisti dell’odio per il “diverso” ora si sentono protetti. A torto, però». Tullio De Mauro, professore emerito all’Università «La Sapienza», commenta con amarezza gli ultimi episodi di violenza e intolleranza accaduti a Roma. Ultimo in ordine cronologico: il raid in via De Lollis, a due passi dal suo Ateneo romano.
Professor De Mauro, da un mese a questa parte si respira un clima esasperato ad alta tensione. Lo avverte anche lei?
«Non piacciono tutte le manifestazioni che in qualche modo sembrano fuori standard: immigrati, minoranze linguistiche, zingari... Da molto tempo c’è in Italia questo clima. Mi sono andato a rivedere vecchi articoli. Nel 1975 io stesso feci un elenco delle aggressioni ai campi nomadi, una lunga e vecchia storia. Spesso piena di leggende metropolitane ripetute a volte da qualche politico: non è vero che gli zingari non vogliono casa o stabilizzarsi».
A Roma in poche settimane è accaduto di tutto: un raid di persone incapucciate contro i negozi gestiti da immigrati al quartiere Pigneto; l’aggressione al conduttore di «Dee.Gay.it» perché omosessuale, e addirittura un raid a «La Sapienza». Solo un’escalation inquietante?
«C’è un filo conduttore che lega tutte questi episodi: sono atti compiuti verso persone che sono considerate “diverse”. Mentre il caso Sapienza va invece analizzato per conto suo».
Andiamo per punti allora. Con Veltroni sindaco la xenofobia e la violenza verso il “diverso” erano casi isolati. Con il cambio di poltrona al Campidoglio i raid e gli episodi di intolleranza sembrano invece cresciuti in maniera esponenziale. È così?
«I protagonisti dell’odio per il diverso ora si sentono protetti. A torto, perché non credo che la protezione politica arrivi dall’alto».
Il pacchetto sicurezza varato dal Consiglio dei ministri, i continui proclami sulle ronde e la caccia all’immigrato irregolare. Tutto questo può favorire una caccia alle streghe?
«La mancanza di cautela nel polarizzare l’attenzione sugli immigrati e i nomadi ha conseguenze negative. Si finisce ad autorizzare cose che invece credo non sono per niente nei disegni del sindaco Alemanno e del premier Berlusconi».
Se fosse di nuovo ministro o parlamentare, cosa suggerirebbe?
«Se fossi al governo, al Parlamento o un sindacalista mi occuperei piuttosto dei morti sul lavoro: la piaga italiana. Due morti al giorno sono tanti, mai dimenticare che siamo noi ad organizzare così il lavoro. Anzi, perché non facciamo un seminario su questo tema alla Sapienza con il professor Pescosolido?»
Invece il preside di Lettere aveva autorizzato il convegno di Forza Nuova sulle Foibe. Da qui il raid, dopo la revoca. Come commenta?
«Se era un seminario con gli storici andava consentito. Si dice che ci sarebbe dovuto essere Roberto Fiore, persona nota per la sua xenofobia e il suo razzismo. Ebbene, l’Università ha ospitato fior di terroristi, noti per aver fatto fuori persone dabbene. Bene ha fatto Pescosolido a ritenerlo un seminario con gli storici. Discutere nell’aula di Storia di Foibe o di qualsiasi altro argomento è sacrosanto, un principio da difendere».
Ma la versione degli studenti è ben diversa: Forza Nuova, con il leader Roberto Fiore organizzatore del convegno...
«In questo caso, allora, il preside Pescosolido avrebbe peccato di sottovalutazione».