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Unità: I sogni muoiono a quindici anni

Questa fotografia dell'incertezza, che inchioda gli adolescenti in un eterno presente e li espone alle seduzioni della mediocrità, è stata scattata dai ricercatori impegnati da venerdì fino ad oggi al castello Pasquini di Castiglioncello in occasione del convegno il “Bambino Irreale” organizzato dal Coordinamento genitori democratici (Cgd).

07/05/2006
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l'Unità

Delia Vaccarello

I sogni svaniscono come le immagini al cinema quando si accendono le luci. Il futuro fa paura, e il «terrore maxi», uguale per maschi e femmine, è quello di deludere i grandi. Questa fotografia dell'incertezza, che inchioda gli adolescenti in un eterno presente e li espone alle seduzioni della mediocrità, è stata scattata dai ricercatori impegnati da venerdì fino ad oggi al castello Pasquini di Castiglioncello in occasione del convegno il “Bambino Irreale” organizzato dal Coordinamento genitori democratici (Cgd). Si parte dall'irrealtà e si finisce col parlare di ragazzi troppo realisti, fotocopie di genitori smarriti e protagonisti apparenti di una società che non si trasforma.LA TRISTE REALTÀ L'adolescente che aspira a cambiare il mondo sembra archiviarsi da sé lasciando spazio al folto gruppo di quelli che hanno abbandonato il sogno dell'infanzia come un giocattolo non più trendy. A voltar le spalle al mondo onirico a oc-

chi aperti è il 61% di un campione di oltre 400 intervistati dai 14 ai 20 anni, maschi e femmine presenti in parti uguali. I ragazzi sono stati coinvolti dallo “Studio Integrato Ricerche Psicologico Educative” (Sirpe) dal titolo I giovani e il futuro condotto dalla psicologa dello sviluppo Caterina Cottone. Si tratta di giovani “veri” come dice Angela Nava, presidente del Cgd, iscritti negli istituti professionali e nei licei delle zone periferiche della Capitale e del vicino comune di Ostia. “Veri” anche perché ideatori di alcune delle domande poste nel questionario distribuito nelle classi e parti attive nelle fasi conclusive della ricerca. E veri, ancor di più, perché in grado di fornire un quadro non monocorde: ai “cinici precoci”, infatti, si affiancano i ribelli. Se due ragazzi su tre hanno detto «al diavolo i sogni», il terzo ce la mette tutta, invece, per ribadire la sua fedeltà ad uno sguardo speranzoso. È però circondato da una maggioranza che teme lo scoccare dell'“ora x” in cui il compito evolutivo vuole il giovane alle prese con un'identità separata tutta da costruire, con un nuovo concetto di sé da mettere a punto. Appuntamento che dovrebbe spingerlo a lasciarsi affascinare dall'ignoto, piuttosto che a farsi trattenere da un mondo familiare sempre più protettivo. L'adolescente “coraggioso”, ancora, registra tra i compagni di strada la comparsa di nuove forme di disagio: assiste al “dimorfismo”, vale a dire alla concentrazione e all'ossessiva manipolazione di una parte del corpo vissuta come ripugnante e deformata; convive con la noia, la frustrazione, il “muso” potremmo dire, di tanti suoi coetanei. E cerca di reagire. Di vedere il futuro come un'occasione di trasformazione, laddove, riportano i ricercatori, la risposta più frequente alla domanda sul post-maturità è: «Mi troverò un lavoretto». Per l'esattezza il 38% dei giovani maturandi crede che da grande non farà un lavoro vicino ai suoi desideri, sfiducia condivisa dal 32% dei quindicenni. La prospettiva sulla propria strada anziché allargarsi si restringe. Con alcune differenze però: gli alunni degli istituti professionali credono più degli altri che il loro futuro dipenda dal “conoscenze” e raccomandazioni (uno su cinque); i liceali hanno fiducia nel tipo di studi e nell'impegno profuso (81% degli intervistati); i giovani dell'istituto tecnico commerciale credono più nella propria tenacia che non nel titolo di studi. Ma non è diffuso neanche fare programmi a breve scadenza, il 40% dei ragazzi dice infatti di «vivere alla giornata». «Prevale la paura degli adulti e non l'ambizione. Chi prova timore si confina in un eterno presente, da dove farà fatica a uscire», commenta Angela Nava. Il messaggio è chiaro: parliamo di ragazzi smarriti, ma i veri disorientati sono gli adulti. Come si fa a dare coraggio quando si è persa la bussola? Il decalogo delle paure è fitto ed eloquente: il 36,5% ha paura di deludere gli altri, il futuro è visto come un'incognita temibile dal 43,4% delle ragazze e dal 24% dei ragazzi. Il terrore delle malattie, che fotografa sensi di fragilità non solo fisici, per cui ogni virus diventa in un batter d'occhio una pandemia, colpisce un ragazzo su tre.

È basso il senso di autostima di molti dei ragazzi di oggi, e sono frequenti il ricorso al narcisismo, al “guardarsi l'ombelico”, al frenarsi e al frenare, piuttosto che lo slancio e la sfida nei confronti del domani. Che fare per far prevalere sui ragazzi tremuli gli adolescenti coraggiosi? «Bisogna insegnare loro ad appropriarsi del destino - conclude Angela Nava -, e amarli aiutandoli a staccarsi dalle eccessive protezioni. Occorre, come diceva Rodari, imparare insieme a loro a “fare le cose difficili”».