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Unità-Il Disprezzo del Diverso

Il Disprezzo del Diverso Luigi Cancrini L'idea in sé, quella di riunire in un unico ministero competenze distribuite oggi tra otto diversi ministeri non è sbagliata. La stessa cosa pens?...

08/08/2004
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l'Unità

Il Disprezzo del Diverso

Luigi Cancrini

L'idea in sé, quella di riunire in un unico ministero competenze distribuite oggi tra otto diversi ministeri non è sbagliata. La stessa cosa pensò Occhetto ai tempi del governo ombra e io stesso ricevetti l'incarico di occuparmi in modo trasversale del problema droga. Quello che dà fastidio oggi però è il modo in cui l'idea viene presentata: con un'enfasi forte sul problema proposto da Fini alcuni mesi fa quando si cominciò a parlare di penalizzare un'altra volta, come prima del 1975, il comportamento di chi usa o abusa di farmaci proibiti
Ai tempi del governo ombra, l'idea era quella di unificare gli aspetti diversi di quello che era a tutti gli effetti un fronte ampio e unitario di lotta contro la diffusione delle droghe. Corrispondeva, sul piano internazionale, a uno sforzo importante dell'Onu per interventi praticati nei luoghi della produzione: interventi centrati sulla conversione delle colture (con aiuti economici ai contadini poveri sfruttati dai narcotrafficanti, in Asia e in America Latina) e sulla multilateralità dell'intervento (evitando che la lotta contro la droga venisse usata come pretesto per delle ingerenze militari sui paesi produttori). Corrispondeva, sempre in Italia, alle iniziative di Falcone sul riciclaggio del denaro sporco e sulla procura nazionale antimafia. Corrispondeva, soprattutto, alla consapevolezza chiara della necessità di mettere in campo interventi di recupero basati sull'idea per cui chi fa abuso di droghe deve avere fiducia nei servizi invece che nello spacciatore. Accettando l'aiuto di cui ha bisogno e separandosi progressivamente dal mondo di chi trae profitto dalla sua sofferenza.
Drammaticamente diverso è, purtroppo, il contesto in cui ci si muove oggi. In politica estera, dove la subordinazione a Bush e alla peggiore politica americana vuol dire fine del multilateralismo e appoggio alle politiche fallimentari di aiuto di quella amministrazione in paesi come la Colombia dove la droga è ormai solo un pretesto per una occupazione militare. In politica interna, dove le leggi sul rientro dei capitali e la finanza allegra di Tremonti hanno ridato fiato alle operazioni di riciclaggio favorendo soprattutto il movimento illecito dei capitali. Sul piano sanitario e sociale, infine, dove quello che ci si propone è di ristabilire una situazione in cui, perseguitando penalmente chi abusa di sostanza, si arriverà a evitare l'accesso ai servizi di chi più ne avrebbe bisogno. Trasformando in galere alla San Patrignano comunità terapeutiche che meritavano e meritano tutt'altro tipo di credito e di considerazione.
Così va il mondo. Così va il mondo quando un gruppo di persone magari anche in buona fede decidono di occuparsi di un problema che non conoscono consultandosi solo con una minoranza chiassosa e povera di cultura. Come quella che abita dalle parti di San Patrignano. Dimenticando il fatto per cui chi amministra dovrebbe avvicinarsi a un problema come questo ascoltando il parere di tutti quelli che, giudici e psicologi, medici e operatori del carcere, educatori e sociologi, con questo problema si confrontano ogni giorno da più di trent'anni. Ascoltando il parere, soprattutto, di quelli che lavorano senza clamori e senza appoggi politici e che hanno costruito in Italia una rete importante ed efficace di servizi pubblici e del privato sociale. Rete di cui un governo serio avrebbe dovuto occuparsi da subito per potenziarla e farla crescere. Rete di cui Berlusconi, Fini e gli altri della Casa delle Libertà hanno colto invece, da subito, soprattutto il fatto che non la pensava come loro: che aveva costruito una cultura basata sulla solidarietà invece che sul rifiuto, sul rispetto del diverso invece che sul disprezzo e sulla paura di quello che non si riesce a capire.
L'idea di un ministero destinato a occuparsi solo di droga è, in questo contesto, del tutto paradossale. È un modo, in fondo, di usare le parole e la demagogia per nascondere il vuoto del pensiero e il fallimento dell'azione politica. Un modo sgradevole e tutto sommato assai vigliacco di fare propaganda per le elezioni che verranno. Cercando di attirare l'odio di chi non ha una conoscenza sufficiente del problema contro le vittime dei traffici di droga.
Luigi Cancrini